Alfonsina Strada, prima e unica donna a correre il Giro d'Italia, simbolo della lotta contro le discriminazioni. "Pedalò forte contro il vento del pregiudizio" disse la presidente del consiglio Giorgia Meloni nell'ottobre 2022, durante l'intervento alla Camera per chiedere la fiducia. La rivista Elle scrive che "nel nome, c'era già il suo destino. Alfonsina è stata la pioniera del ciclismo femminile italiano. In pieno regime fascista, su due ruote ha percorso una lunga strada contro i pregiudizi di quei tempi. Contro le convenzioni sociali che identificavano la figura femminile solo come moglie e madre". Era nata nel 1891 a Castelfranco Emilia da una famiglia di braccianti agricoli e sentì giovanissima la passione per la bicicletta.
Cominciò a partecipare alle corse nella zona ma dovette superare il muro del maschilismo sportivo e, pur di partecipare, si spacciò per uomo e per questo venne soprannominata "diavolo in gonnella".
"Ovviamente - racconta Elle - i genitori e tutti gli altri parenti non approvavano le sue velleità. Doveva trovare marito come tutte le altre, Alfonsina. E magari diventare una brava sarta. Nel 1905, a soli 14 anni, sposò il meccanico e cesellatore Luigi Strada. La precoce fine di un sogno? No, anzi. La coppia Alfonsina Strada e Luigi Strada sorprese tutti, perché quell'uomo si rivelò di grande intelligenza e mentalità aperta. Nel giorno delle nozze, regalò ad Alfonsina una bici da corsa. L'anno successivo i due si trasferirono a Milano e lui cominciò addirittura a farle da allenatore".
Nel 1924 fu ammessa al Giro d'Italia e dopo una buona partenza, all'ottava tappa, la pioggia e il vento la fecero cadere rovinosamente. Ripartì e arrivò a Perugia fuori tempo massimo e ferita ma raccogliendo gli applausi degli spettatori. Ma non le fu più permesso di partecipare al Giro d'Italia ma non si dette per vinta. Continuò la sua vita avventurosa e bizzarra ma da libertaria e paladina dei diritti. Morì nel 1959 a Milano.
Stefano Bisi