Da calciatore Sebastiano Siviglia ha vissuto a Roma, sponda Lazio, l'esperienza più importante e duratura della sua carriera. Ex difensore, oggi allenatore, si è fatto largo in Serie A con la maglia del Verona e dopo due stagioni che lo hanno aiutato a consacrarsi, si è trasferito a Bergamo, dove ha giocato tre stagioni con l'Atalanta. Nel suo percorso anche una breve parentesi con la Roma, ma è ai biancocelesti che si è legato in maniera molto forte. Sei stagioni, la chiusura della sua carriera e un paio di trofei per arricchire quegli anni. Per commentare il momento della Lazio, la posizione di Sarri e la corsa Champions, Siviglia è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Il ko arrivato contro il Bayern Monaco ha spento definitivamente i sogni Champions della Lazio. La squadra di Maurizio Sarri ora dovrà pensare solo al campionato, per provare una rincorsa disperata verso il quarto o al massimo il quinto posto, che potrebbe valere comunque l'accesso alla massima competizione europea. E poi dovrà tentare di eliminare la Juventus in semifinale di Coppa Italia perchè quello potrebbe essere il trofeo salva stagione. La sensazione, però, è che il ciclo di questo gruppo stia rapidamente volgendo al termine e alla fine dell'anno il club dovrà fare tutta una serie di valutazioni per capire se aprire un nuovo progetto, legato al tecnico toscano, o attuare una vera e propria rivoluzione. Per commentare il momento della Lazio, la posizione di Sarri e la corsa Champions, Siviglia, che conosce bene l'ambiente avendo indossato la maglia biancoceleste per sei stagioni, è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Il 3 a 0 maturato all'Allianz Arena è un passivo importante, ma cosa ti resta della sfida con il Bayern Monaco?
"Rresta un po' di amaro in bocca, per quanto riguarda soprattutto la gara d'andata che ci aveva fatto ben sperare. Nel match di ritorno la Lazio se l'è giocata nei primi minuti, ma poi non ha saputo reggere l'urto dei bavaresi. In realtà quel tipo di approccio da parte del Bayern era abbastanza prevedibile, perché sono una squadra molto importante in Europa, che aveva chiaramente l'obiettivo di passare il turno. Bisognava forse interpretare bene quei passaggi legati alle transizioni e alle ripartenze, essere più veloci nel recupero palla e ripartire, per poter poi far male. Il loro palleggio costringeva la Lazio negli ultimi 30 metri e di conseguenza è stato tutto più difficile. I biancocelesti mi sono sembrati da 'vorrei ma non posso'. Un atteggiamento a tratti disarmante. Resta il dispiacere di chi aveva una grande opportunità e dopo la partita d'andata non è riuscita a sfruttarla fino in fondo".
La Lazio ora è attardata in campionato per la corsa Champions. Quella è un'impresa quasi impossibile?
"A questo punto mi viene da pensare che dipende molto dagli avversari, da quanto corrono quelle davanti, ma dipende soprattutto dalla continuità, che abbiamo visto lo scorso anno, da parte della Lazio, e che quest'anno è tanto mancata. I biancocelesti sono una squadra che ha tutte le caratteristiche per poter tornare in Champions, ma è necessario un cambio di passo immediato. Ora è tutto difficile. A dover dare le risposte sono i protagonisti, ovvero i giocatori, il mister e lo staff. Sono loro gli artefici e sono loro a dover creare le condizioni migliori per poter raggiungere determinati risultati. Mi auguro che si possa ritrovare continuità, perché troppe volte abbiamo visto una Lazio a singhiozzo. È un po' quello che era già successo al primo anno di Sarri. Lo scorso anno il mister invece aveva trovato le giuste correttive, ma quest'anno ho visto un passo indietro".
Hai la sensazione che questa squadra sia arrivata a fine ciclo? Magari non solo per il mister, ma soprattutto per alcuni calciatori.
"Senza alcun dubbio ha ragione il mister quando dice che è una squadra che va secchiata. Ho la sensazione che saranno fatti molti cambiamenti a fine stagione. Queste valutazioni però chiaramente spettano al presidente e al direttore sportivo. Dovranno capire prima di tutto in quale direzione andare con il mister e solo dopo aver deciso si farà una valutazione a 360 gradi. Il presidente Lotito, con le due figure principali ovvero il direttore e l'allenatore, si siederanno a tavolino e faranno il quadro della situazione. Sono convinto che ci saranno cambiamenti importanti dal punto di vista tecnico. Ci sono diversi giocatori che sono alla Lazio da tanti anni e inevitabilmente, quando non garantiscono più un certo rendimento, è normale che si cominci a guardare altrove. Dovranno valutare se è il momento giusto per aprire un nuovo ciclo".
Da parte tua nei confronti di Sarri c'è ancora fiducia? Il nuovo progetto si potrebbe costruire intorno a lui?
"Perché no? Questi sono tutti aspetti che dovranno valutare tutti insieme, capendo quali sono le intenzioni dall'uno e dell'altro. Sarri non è certo l'ultimo arrivato. È un allenatore che ha determinate esperienze, sia dal punto di vista nazionale che internazionale. Ha dimostrato di saper lavorare in un certo modo e a un certo livello. È una figura importante e qualora dovessero riuscire a trovare un accordo sul progetto, perché non andare avanti insieme? La cosa fondamentale però sarà trovare la quadra che mette d'accordo tutti per ripartire con convinzione. Questo è l'aspetto prioritario".