Dopo l'approvazione della Legge antipirateria, il passo successivo ed imprescindibile è colpire chi sceglie di utilizzare siti e streaming illegali. E' quanto ha promesso l'Agcom, che annuncia multe da 150 fino a 5mila euro a tutte quelle persone che scegliendo piattaforme non ufficiali sottraggono fondi a chi li ha creati e diffusi.
Un provvedimento molto atteso dal mondo del calcio, mentre fra tante persone cresce il timore di ricevere a casa una salatissima multa. "Il modo migliore per combattere la pirateria è contrastare le associazioni criminali, ma anche quelle legali che fanno business rubando proprietà intellettuali", scrive il commissario dell'Agcom Massimiliano Capitanio.
La Legge antipirateria dello scorso agosto era stata approvata non solo per rispondere alle rimostranze delle società calcistiche italiane, ma di tutti quegli attori che vedevano (e vedono tuttora) perdere i proventi delle loro proprietà intellettuali a causa di siti ed app che le offrivano gratuitamente o a prezzi irrisori.
Il calcio italiano è particolarmente colpito da questo fenomeno, fin dagli anni '90 quando l'arrivo del satellitare in Italia (Tele+ prima e poi Stream) aveva portato alla nascita dei primi decoder illegali. Oggi si guardano partite prevalentemente su piattaforme streaming come Dazn, ma il problema "pezzotto" resta.
Massimiliano Capitanio, commissario dell'Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), può non solo festeggiare l'approvazione della Legge antipirateria, ma anche l'arrivo delle prime multe per tutti quegli utenti che hanno consapevolmente scelto di fruire illegalmente di diversi prodotti culturali (calcio, serie TV, musica, ecc.).
In un post su Linkedin ha scritto:
Nel suo post di Linkedin, Capitanio loda gli sforzi della Spagna, additandoli come gli inizi di una politica europea più unita nei confronti di chi offre illegalmente prodotti audiovisivi.
Un'ordinanza del Tribunale del Commercio di Barcellona potrà costringere gli operatori internet locali tra cui Telefónica, Vodafone, Orange, MásMovil e Digi, ad indicare alle autorità competenti i dati e le informazioni di coloro che accedono ai server che trasmettono contenuti considerati illegali.
A tal proposito Capitanio afferma: