Più fondi e più risorse. Con questo semplice concetto, espresso dal sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, si potrebbe riassumere il tavolo dell'iniziativa 'Verso il codice dello spettacolo' dedicato al teatro e svolto oggi, 26 marzo 2024, al Mic (Ministero dei Beni Culturali). Tante le personalità presenti per segnalare proposte e criticità del settore.
Il nuovo codice dello spettacolo continua a muovere i suoi passi. L'iniziativa, chiamata a valorizzare l’arte italiana e discutere degli interventi necessari in tal senso nei vari settori, vedeva oggi in scena - è proprio il caso di dirlo - il teatro.
Il tema più scottante, come già emerso nell'incontro riservato al settore della danza, è quello dei finanziamenti. Una battaglia personale, quasi, per il sottosegretario con delega allo spettacolo dal vivo Gianmarco Mazzi che, dopo aver segnalato con parole molto dure la disparità tra i fondi per il cinema e quelli per le altre arti, garantisce maggiori investimenti proprio per il teatro.
Mazzi anticipa, inoltre, come potrebbe chiamarsi il fondo nazionale dedicato allo spettacolo dal vivo, proponendo la denominazione 'Fis - Fondo italiano per lo spettacolo'.
Parole che, senza dubbio, hanno alimentato le aspettative dei tanti professionisti presenti che, nelle loro proposte al ministero, avevano segnalato la questione dei finanziamenti tra le più urgenti da affrontare, insieme a:
Tanti, però, anche i problemi, messi in luce da un vero e proprio grido di allarme lanciato da Giorgio Panariello.
Raggiunto dall'inviato di Tag24, Thomas Cardinali, il comico e presentatore televisivo ha, in primo luogo, rimarcato la crisi del settore, acuita dalla pandemia di Covid-19, e la necessità che il codice provi a risolverla.
Poi, citando il suo caso personale, Panariello ha sottolineato le difficoltà cui vanno incontro le grandi compagnie teatrali, chiedendo una regolamentazione delle stagioni che le possa favorire.
La necessità di aiutare il teatro è ribadita anche da Nicola Piovani, direttore artistico del 'Globe Thatre' di Roma, ancora costretto alla chiusura dal 22 settembre 2022, data dell'incidente che portò al crollo della scala dell'ultimo anello, ferendo 12 persone durante una rappresentazione del Macbeth per un liceo.
Il compositore e direttore d'orchestra dice di apprezzare l'iniziativa del Ministero della Cultura ma, avverte, "bisogna vedere i risultati" perché, "soprattutto in politica, bisogna aspettare i fatti, non i proclami".
Per il direttore dello stabile intitolato a Gigi Proietti, il primo passo per sostenere il settore teatrale è quello di fargli riconquistare il prestigio che merita nella scena culturale italiana. Piovani ricorda, infatti, come, per anni il teatro sia stato considerato "un 'figlio minore' del cinema". Un atteggiamento dovuto alla grande cinematografia italiana del passato che, però, ora andrebbe rivisto.
Infine, proprio a proposito del cinema che tanto deve proprio a Piovani - quasi superfluo citare il suo Oscar per la colonna sonora de La vita è bella di Roberto Benigni - il compositore e direttore d'orchestra commenta la polemica ricordata dal sottosegretario Mazzi sul mancato finanziamento al film di Paola Cortellesi, C'è ancora domani, campione d'incassi nell'attuale stagione cinematografica.
Per Piovani non si è trattato di uno scandalo, dal momento che la commissione giudica solamente in base a una sceneggiatura e, probabilmente, non si aspettava un simile exploit da parte di "un'artista che tutti stimavamo ma anche insospettata perché ha rivelato delle doti altissime".
Tuttavia, ammette che possa aver giocato un ruolo anche il tradizionale "pregiudizio degli uomini di cultura verso i comici" che caratterizza il mondo culturale italiano, che da sempre guarda con occhio più favorevole alle storie drammatiche. "Ma - conclude Piovani - il film è stato meravigliosamente e sorprendentemente un trionfo internazionale, e di questo siamo tutti grati a Paola".
Tra i presenti, anche Michele Placido che si definisce con orgoglio "un uomo di teatro", malgrado la sua fortunatissima carriera da regista cinematografico.
Placido parla di "giornata straordinaria", riferendosi all'incontro di oggi al Mic, sottolineando in particolare l'eccezionalità di un incontro tra politica e artisti per troppo tempo reso difficile da un'eccessiva conflittualità.
Quando, poi, gli si chiede quale sia l'intervento più urgente di cui necessita il teatro italiano, Placido fa un sorriso e, con la mano, il gesto più che eloquente. "Soldi", dice ridendo.
Si muove tra televisione, cinema e teatro anche Alessandro Preziosi, che vedremo il prossimo autunno impegnato per la tournée dello spettacolo Aspettando Re Lear, da lui diretto e interpretato, in scena dal 15 ottobre al 15 dicembre.
Anche lui, come Placido, sottolinea l'aspetto economico toccato dal codice, che dovrebbe mettere ordine in un sistema che, dalle parole dell'attore, per troppo tempo è stato caratterizzato da fragilità strutturali e disparità.
Durante la pandemia, con i teatri chiusi e lo streaming come risorsa ultima per la realizzazione degli spettacoli, si è discusso molto del ruolo che la tv potrebbe o dovrebbe avere per aiutare questa forma d'arte a raggiungere un pubblico più vasto.
Quando Thomas Cardinali gli chiede un commento in proposito, Preziosi chiama direttamente in causa la tv generalista e le sue scelte, le uniche a poter imprimere il cambiamento culturale necessario.
Dove, invece, Preziosi appare molto più rilassato rispetto a tanti altri suoi colleghi, è riguardo la questione tanto dibattuta negli ultimi mesi sull'impatto dell'intelligenza artificiale - ancora da definire nel dettaglio - sugli scenari culturali.
Un tema, al momento, più economico, per l'attore e regista:
Un ragionamento che Preziosi chiude definendo il teatro "il 3D per eccellenza, dal punto di vista della spettacolarizzazione dell'ingenuità dello spettatore".
Che l'incontro sia un caso eccezionale, salutato con entusiasmo dai professionisti del mondo del teatro, appare evidente anche dalle parole di Paolo Conticini, che enfatizza questo momento fondamentale di dialogo "tra chi stabilisce le regole e chi va sul palcoscenico".
Ciò su cui, però, l'attore intende essere chiaro, è la divisione dei ruoli in questo colloquio tra le parti. Conticini attribuisce, infatti, alla politica il compito di "capire quali interventi mettere in campo per difendere il teatro. Noi ci aspettiamo di essere difesi".
Chi, invece, ha in mente una proposta molto chiara e definita è Piero Maccarinelli, direttore artistico del Teatro Parioli di Roma, che auspica il ritorno a quella che definisce "una sana differenziazione tra teatro pubblico e teatro privato. Il teatro pubblico - spiega - non deve co-produrre con i privati, che devono essere liberi di circuitare mentre il teatro pubblico deve svolgere le sue funzioni".
Il motivo è presto detto e richiama quanto detto da Giorgio Panariello.
Maccarinelli conferma, infatti, la ripresa della scena teatrale italiana dopo il durissimo periodo della pandemia. Una ripresa caratterizzata da "grande vitalità" ma anche "grande frustrazione" per la difficoltà, di alcune grandi compagnie private, di "trovare vie per distribuire prodotti di qualità" a causa dell'assenza di spazi.
Inevitabile, infine, una battuta su Maurizio Costanzo, che ha legato per decenni la propria vita professionale al Teatro Parioli, ora intitolato al suo nome. Una scelta "doverosa", spiega il direttore artistico dello stabile, in virtù "della grande capacità istrionica che aveva di attraversare i settori, dal teatro alla tv fino al talk show".
La pensa diversamente, in merito alla distinzione 'pubblico-privato', il coreografo e regista Luciano Cannito, presidente del Teatro Nazionale di Napoli.
Dal suo punto di vista, i due comparti non devono essere distinti, perché "chiunque porta gente in teatro, deve essere premiato" da un nuovo codice dello spettacolo che parta da una visione del teatro "senza ipocrisie, basata su investimenti sul merito e sulla qualità".
Cannito esprime tutto il suo entusiasmo per la possibilità di questo dialogo con il governo che, secondo lui, può portare il teatro italiano a "diventare in Europa tra i principali esponenti di quella che è una nuova visione dell'importanza della cultura e dello spettacolo".
Una prima volta benemerita per il regista che, con una punta di malizia ma sempre con il sorriso sulle labbra, ricorda come il mondo dello spettacolo sia sempre stato definito il 'petrolio d'Italia' ma che solo adesso, finalmente, "qualcuno sta scavando i pozzi".