L'amore per il ciclismo arriva sin da bambino, e il sogno di diventare un giorno come Pantani è la motivazione che porta Sonny Colbrelli a intraprendere la carriera da ciclista ancora giovanissimo. Un talento, una grande promessa per lo sport italiano. Ma ci vogliono determinazione e tanto carattere per non mollare, neanche sulle salite più difficili. Ed è così, con tutto l'amore del mondo, che 'Il cobra', velocista specializzatosi nelle classiche, riesce a vincere il campionato italiano, quello europeo e la Parigi-Roubaix nel 2021. Poi lo stop forzato, quello imposto dal cuore, che gli dà una seconda chance con la vita, ma al tempo stesso lo obbliga ad abbandonare la carriera professionistica. Nasce così un nuovo Colbrelli, quello che oggi ricopre il ruolo di Direttore sportivo della Bahrein Victorious. Alla vigilia della Parigi-Roubaix, Colbrelli è intervenuto in esclusiva a Tag24.
25 squadre e 175 partecipanti sono pronti a darsi battaglia per una delle gare più iconiche del ciclismo. In programma domenica 7 aprile, la Parigi–Roubaix 2024 promette spettacolo e polemiche al tempo stesso. La decisione di inserire una chicane per rallentare l'ingresso nella celebre Foresta di Arenberg infatti non ha trovato molti pareri favorevoli e anche Van Der Poel, campione del mondo e favorito numero uno, si è espresso negativamente in merito. Gli appassionati si dividono, secondo alcuni questa è la corsa più bella di tutte, secondo altri semplicemente la più difficile. Di sicuro è quella che ha caratteristiche uniche, con lunghi tratti di pavé da affrontare su una bicicletta, per quasi 260 chilometri che separano il sobborgo di Compiègne dal celebre Vélodrome André-Pétrieux. Per commentare l'avvicinamento alla Parigi-Roubaix, Sonny Colbrelli, ultimo italiano a vincere questa gara nel 2021, è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Arriva l'appuntamento con la Parigi-Roubaix, partiamo dalla domanda più scontata, chi sono i favoriti e ti aspetti possano esserci degli outsider?
"Trovare i favoriti non è mai semplice, ma quando c'è Van Der Poel parte sempre davanti a tutti gli altri. Una gara come la Roubaix però può regalare tanti colpi di scena perchè non bisogna avere solo le gambe, ma anche tanta fortuna. E' fondamentale non inciampare in una caduta, non forare e questo fa sì che potrebbe anche esserci un otsider. Poi è ovvio che quando ci sono squadre attrezzate come la Alpecin o come la Trek con Pedersen, diventa difficile che la corsa scoppi e possa andar via un gruppo senza questi corridori davanti".
Non mancano le polemiche per la variazione di percorso introdotta all'ingresso della celebre Foresta di Arenberg, che ne pensi? La reazione di Van Der Poel da discutere e divide...
"Io dico sempre che le classiche, come ogni gara, è bello lasciarle come sono e come ci ha raccontato la storia. In questo nuovo ciclismo la velocità è molto elevata e abbiamo visto anche ieri qualche caduta, ma anche le cadute ci sono sempre state. Sicuramente, mettendo questa chicane, il rischio di renderla ancora più pericolosa c'è. Tutti i corridori vorranno entrare davanti e si allungherà tantissimo. Ci si può aspettare qualche caduta secondo me, perchè 200 corridori, o 150 o 100, vorranno entrare davanti in questa chicane e farà davvero la differenza".
Tante cadute negli ultimi giorni, Roglic, Vingegaard, Van Aert. C'è un rischio sicurezza? Questo rischia di compromettere la preparazione dei ciclisti in vista delle grandi corse a tappe?
"Quando ci sono queste brutte cadute ci vuole tempo per riprendere la condizione e ristabilirsi allo stesso livello di prima. Capita anche che non ci si riesca più. Le cadute però ci sono sempre state, lo sappiamo tutti che quando saliamo su una bicicletta c'è questo rischio. Quello che è cambiato è però il materiale che viene utilizzato e le tecnologie che sono state indtrodotte. Ora la velocità è sempre più alta e io dico sempre che il ciclismo ormai sta diventando una Formula1".
A che punto è il ciclismo italiano? Quando tornerà a vincere una Parigi Roubaix?
"Credo che siamo sulla strada giusta e sono molto fiducioso. E' complicato, ma chissà che già da domenica un italiano non possa tornare a vincere una gara così importante. Siamo messi bene perchè abbiamo tanti ragazzi giovani che possono fare bene per il futuro. Abbiamo visto Mozzato domenica scorsa al Fiandre, ma non solo. Peccato per Ganna che purtroppo non parteciperà, ma che ha grande prospettiva. Insomma penso che per le classiche noi italiani dobbiamo avere pazienza, perchè possiamo tornare competitivi come lo eravamo una volta".
Tu hai vinto questa gara, cosa ha rappresentato per te e per la tua carriera?
"Per me ha rappresentato quasi un regalo, qualcosa che mi ha ripagato di tutte le sconfitte e di tutti i sacrifici fatti, da quando ero giovane a quando sono diventato professionista. Vincere una gara del genere vale tutte le rinunce fatte negli anni".
Direttore sportivo della Bahrein Victorious, come ti trovi nel nuovo incarico e quali sono le tue aspettative?
"E' un ruolo nuovo, completamente diverso da quello precedente. Piano, piano mi sto abituando e sto entrando nell'ottica che questo sarà il mio futuro. Fino a poco tempo fa pensavo ancora ad andare in bicicletta, ma è arrivato il momento di programmare anche il dopo carriera. Gara dopo gara, mese dopo mese, sono entrato nel mood di questo nuovo ruolo da direttore sportivo".