Endocardite, ossia un'infezione delle valvole cardiache. Sarebbe stata questa patologia, che 'conviveva' con il tumore ai polmoni, a provocare la morte del giornalista Andrea Purgatori, avvenuta il 19 luglio 2023. Quindi la somministrazione di una semplice terapia antibiotica avrebbe potuto allungargli la vita.
Lo ha stabilito la perizia voluta dalla Procura, che ha indagato per omicidio colposo quattro medici dopo l'esposto della famiglia.
Secondo gli esperti nessuno di loro si accorse della malattia, diagnosticata successivamente all'Umberto I di Roma, quando era troppo tardi.
I medici attualmente indagati sono Guido Laudani, cardiologo che seguiva Purgatori; Gianfranco Gualdi, professore della Clinica Villa Margherita dove il giornalista 70enne ha trascorso l'ultimo periodo di malattia; e i suoi collaboratori Claudio Di Biasi e Maria Chiara Colaiacomo.
Stando a quanto riportato da Il Corriere della Sera, la consulenza ha evidenziato come nessuno dei medici avesse individuato la patologia, ormai arrivata in una fase conclamata. Laudani, scrivono i periti,
affermano gli esperti.
Aggiungendo poi che
Gli errori medici, che hanno poi portato al decesso Purgatori, sarebbero iniziati già un mese prima, quando i sintomi- tra cui la febbre alta- erano evidenti. Ma i medici che lo avevano in cura ipotizzarono altre cause, intervenendo con terapie non adeguate.
Il giornalista 70enne fu trasferito all'Umberto I di Roma quando le sue condizioni erano inesorabilmente compromesse.
La perizia, oltre a individuare le cause della morte di Purgatori sottolineando le responsabilità mediche, ha anche escluso la presenza di metastasi cerebrali, che erano state indicate dal professor Gualdi.
Una diagnosi che aveva portato a dei cicli di radioterapia dai pesanti effetti collaterali. L'avvocato della famiglia, Alessandro Gentiloni Silveri, ha sottolineato come il giornalista fosse stato curato urgentemente per queste metastasi, poi rivelatosi inesistenti, portando così