Segnali sempre più inquietanti continuano ad arrivare da Copernicus, l'agenzia Ue per il monitoraggio dei cambiamenti climatici. Secondo i dati raccolti, aprile 2024 conferma il record dei mesi che lo hanno preceduto attestandosi come il più caldo della storia. Ma gli allarmi, purtroppo, non finiscono qui...
Nessun mese di aprile nel passato ha raggiunto la temperatura media registrata da quello di quest'anno.
Un record che riguarda l'intero pianeta e che lancia un nuovo, ennesimo grido di allarme in tema di cambiamenti climatici. Anche alla luce dei numeri portati da Copernicus, responsabile del monitoraggio, che parlano di una situazione drammatica sulla quale le decisioni dei governi mondiali appaiono già colpevolmente in ritardo.
April #temperature highlights from #C3S. Last month was:
— Copernicus ECMWF (@CopernicusECMWF) May 8, 2024
?warmer than any other April on record, at 0.67°C above the 1991-2020 average;
? the 11th month in a row that is the warmest on record for the respective month of the year.
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La temperatura superficiale dell'aria nel mese in questione è stata, infatti, di 15,03 gradi Celsius, più alta di 0,67 gradi rispetto alle rilevazioni effettuate tra il 1991 e il 2020. Ma a preoccupare è il dato relativo all'aumento rispetto alle temperature preindustriali - l'epoca precedente, cioè, all'utilizzo massiccio e su larga scala dei combustibili fossili, risalente alla Rivoluzione industriale - che fanno segnare un + 1,58 gradi, al di sopra, dunque, del grado e mezzo considerato il limite massimo sottoscritto negli accordi di Parigi.
Un segnale inequivocabile che si aggiunge alla consapevolezza che non si tratti di un caso isolato o di un'eccezione. Il record di aprile è, infatti, l'undicesimo consecutivo da giugno 2022. Undici mesi che hanno fatto registrare la temperatura in assoluto più alta rispetto al passato.
Questi sono i dati sconcertanti che portano ai ripetuti allarmi lanciati dall'Onu e dalla comunità scientifica, purtroppo rimasti inascoltati dalla politica, troppo impegnata a difendere interessi piccoli e che dovrebbero essere insignificanti rispetto alla sopravvivenza stessa del genere umano e del pianeta che lo ospita.
Che non si tratti di un'eccezione lo conferma anche Carlo Buontempo, direttore del Servizio per i cambiamenti climatici di Copernicus, che, anzi, getta benzina sul fuoco avvertendo che ciò a cui stiamo assistendo possa essere solo l'inizio.
Insomma, un altro avvertimento. Un'altra voce destinata, è facile prevederlo, a essere ignorata finché non sarà troppo tardi. Una scadenza che appare sempre più vicina.