14 May, 2024 - 22:59

Napoli, camorra e riciclaggio: pizzeria Dal Presidente sotto sequestro ma resta aperta

Napoli, camorra e riciclaggio: pizzeria Dal Presidente sotto sequestro ma resta aperta

La pizzeria "Dal Presidente", a Napoli, resta aperta: nonostante fosse stata messa sotto sequestro nel corso della giornata per l'accusa di riciclaggio e gestione da parte della camorra, l'attività non è stata chiusa e sta continuando il proprio lavoro.

A Napoli la pizzeria "Dal Presidente" resta aperta

Nel corso della giornata la Procura di Napoli, insieme all'apporto di Guardia di Finanza e Polizia dello Stato, ha sequestrato la famosissima pizzeria "Dal Presidente", l'attività però non è stata fermata ed è ancora aperta a piena funzione.

Durante la serata, infatti, il personale era presente a mantenere la pizzeria viva e ha svolto il proprio lavoro come di consueto: una concessione permessa all'azienda messa sotto sequestro affinché prosegui l'attività in modo da consentire una continuità di esercizio.

Infatti, come è ben noto, può essere nominato un custode che abbia pieni poteri di vera e propria gestione dell'attività: l'obiettivo primario è quello di tutela e di supporto verso i lavoratori che continueranno i propri turni come di consueto.

Nessuna dichiarazione è stata rilasciata: lavoratori del locale e di tutte le attività intorno alla pizzeria hanno vissuto un pomeriggio che a caldo non riescono ancora a condividere e di cui non hanno voglia di parlare preferendo lavorare con regolarità e senza disturbo.

Poche ore prima, infatti, le forze dell'ordine erano intervenute con decisione per sequestrare il locale: un blitz che ha animato le vie del centro storico di Napoli e che si è concentrato a Via dei Tribunali dove risiede la sede della pizzeria.

La stessa pizzeria dove negli anni d'oro erano passati i vari Bill Clinton, Presidente degli Stati Uniti d'America da cui ha preso il nome poi mantenuto nel tempo, e anche l'allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e che nei precedenti decenni ha vissuto un'epoca d'oro ma che ora è in pieno declino.

La notizia del sequestro e degli arresti ha sorpreso e ha sconvolto dai residenti più vicini all'attività fino a quelli occasionali legati alla storia che la pizzeria ha tramandato dagli anni '90 e che ha custodito con passione e sacralità fino ad oggi.

Pizzeria Da Michele aperta anche se sotto sequestro, Via dei Tribunali (Napoli) - Tag24.it

Forze dell'ordine sul posto, arrestato il gestore Di Caprio

È stato il il gip di Napoli, Giovanni de Angelis, a disporre la misura cautelare del carcere per i gestori della pizzeria, Massimiliano Di Caprio e Deborah Capasso, assieme a Vincenzo Capozzoli, considerato il titolare occulto del locale secondo la ricostruzione dei fatti.

Finiti agli arresti domiciliari, invece, un commercialista e persino un poliziotto coinvolti in prima linea nei fatti. Tutti fermati e sotto accusa per il trasferimento fraudolento di valori e l’autoriciclaggio con aggravante mafiosa.

L’accusa rivolta sarebbe quella di aver rilevato l’attività grazie ad un contributo economico da parte del clan Contini e ricambiato con una parte dei proventi della pizzeria. In questo scenario Vincenzo Capozzoli avrebbe fatto da tramite tra il clan camorristico e Di Caprio, mentre poliziotto e commercialista avrebbero facilitato l'ottenimento dei vari permessi che servono ad aprire le attività collaterali - tra i tanti un negozio per prodotti da forno.

Le indagini sono state svolte nei mesi precedenti, assieme a diverse intercettazioni che hanno incastrato tutti i maggiori indagati. Da queste sarebbe emerso che Massimiliano Di Caprio avrebbe approfittato delle difficoltà economiche in cui versava il precedente proprietario dell'attività per ottenere la licenza della pizzeria stessa. Inoltre, tutti i coinvolti avevano deciso di investire una cifra intorno ai 412.435mila euro per acquistare beni immobili di vario tipo.

Questi ultimi sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza che ha stimato un valore di 3,5 milioni di euro circa. Il fine ultimo delle indagini, ovviamente, sarà quello di comprendere l'origine primaria dei soldi riciclati.

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Chiara Villani
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