Il report 2024 sugli obiettivi Onu di sostenibilità delinea un quadro preoccupante in merito al raggiungimento degli SDGs. Il Sustainable development report 2024, pubblicato nei giorni scorsi, rileva il ritardo nel sistema di riforma dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu), con solo il 16 per cento degli obiettivi di sostenibilità in corsa per arrivare al traguardo nel 2030.
Si rilevano progressi dei Paesi Brics (economie emergenti quali Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), mentre restano indietro gli altri Paesi americani, asiatici e africani. Tutte le prime posizioni della classifica generale per punteggi nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibili sono occupate dai Paesi Nordici. L'Italia è più indietro al 23esimo posto.
Preoccupa l'avanzamento dei lavori nel raggiungimento dei target degli Obiettivi di sviluppo sostenibili (SDGs) entro il 2030. La nona edizione del rapporto Sustainable development solutions network (Sdsn) delinea un andamento ormai stagnante per vari SDGs. Ciò significa che la maggior parte degli obiettivi sostenibili (l'84%) rischia di non essere raggiunto.
A livello mondiale, la situazione di stagnazione nell'avanzamento degli obiettivi si registra nel Goal numero 2 "Sconfiggere la fame", nel Goal numero 11 "Città e comunità sostenibili", nel Goal numero 14 "Vita sott'acqua", nel Goal numero 15 "Vita sulla terraferma" e nel Goal numero 16 "Pace, giustizia e istituzioni solide".
Tra i migliori risultati elencati nel rapporto Sustainable development solutions network (Sdsn) si sottolineano i progressi dei Paesi Brics e dell'Est e del Sud Asia. In queste zone, passi in avanti sono stati fatti nel Goal 1 "Sconfiggere la povertà" e nel Goal 9 "Imprese, innovazione e infrastrutture". Gli altri passi in avanti negli obiettivi di sostenibilità sono sporadici e limitati a singole zone mondiali. Si citano:
I target all'interno dei Goal degli obiettivi di sostenibilità particolarmente indietro sono quelli legati alle condizioni alimentari. In particolare, il mancato raggiungimento dei target della fame nel mondo, di questo passo, saranno la causa di 600 milioni di persone che soffriranno ancora la malnutrizione nel 2030.
Sono in aumento l'obesità, quale target alimentare, e le emissioni di gas serra nelle produzioni agricole, in silvicoltura e negli altri utilizzi del suolo. Dal settore agricolo continuerà a provenire circa un quarto delle emissioni di CO2 a livello mondiale. Va meglio sulle emissioni legate agli altri obiettivi di sostenibilità. Riduzione di emissioni si registrano, in particolare, nel Goal 9 "Industria, innovazione e infrastrutture".
La classifica degli obiettivi di sostenibilità delinea, dunque, un quadro a livello mondiale dove ai primi posti in assoluto figurano i Paesi del Nord Europa. Sul podio si trovano la Finlandia, prima e con un punteggio di sostenibilità di 86,4, la Svezia (seconda con 85,7 punti) e la Danimarca (terza, con 85 punti). A seguire, la Germania (83,4), la Francia (82,8), l'Austria (82,5), la Norvegia, la Croazia e il Regno Unito (82,2) e la Polonia (81,7).
L'Italia è al 23esimo posto con un punteggio di 79,3. Il primo Paese non europeo è il Giappone (al 18esimo posto con un ranking di 79,9), davanti al Canada (25esimo posto con punteggio di 78,8) e al Cile (32esimo posto con 77,8 punti).
Gli Stati Uniti sono solo al 46esimo posto (74,4), il Brasile al 52 esimo posto (73,8), mentre la Federazione Russa occupa la 56esima posizione con punteggio di 73,1 (insieme alla Repubblica Dominicana e al Montenegro).
La Cina è al 68esimo posto con punteggio di 70,9. Gli ultimi tre posti sono occupati dal Ciad (165esimo posto con punteggio di 45,1), dalla Repubblica del Centro Africa (166esimo posto con 44,2) e dal Sudan del Sud (167esimo posto con 40,1).