Se ti va di approfondire un'inchiesta giornalistica che ha scosso il mondo dello spettacolo e dato il via al movimento #MeToo, su Netflix trovi 'Anche io', titolo originale "She said", Lei ha detto.
Il film che ripercorre la storia delle giornaliste del New York Times che hanno svelato gli abusi di Harvey Weinstein.
Un'indagine coraggiosa che ha rotto il muro di omertà e ha dato voce a tutte le vittime di molestie.
Preparati a vivere un thriller giornalistico avvincente e scopri come due giornaliste del New York Times hanno sfidato il potere di Hollywood per smascherare un produttore tanto potente quanto abusante.
Nel panorama cinematografico, spesso abituato a ritrarre l'eroe come un individuo dotato di poteri straordinari, "She Said" "Anche io", ci offre una prospettiva radicalmente diversa. Il film, ispirato alla vera storia dell'inchiesta giornalistica che ha portato alla luce gli abusi di Harvey Weinstein (ricoverato poche ore fa in ospedale per Covid) ci presenta due eroine inaspettate: due giornaliste del New York Times, Jodi Kantor e Megan Twohey, interpretate rispettivamente da Zoe Kazan e Carey Mulligan.
Loro non volano né combattono mostri, ma impugnano bloc-notes e registratori. Il loro superpotere è la determinazione, la capacità di ascoltare storie dolorose e di dare voce a chi, per troppo tempo, è rimasto in silenzio.
"Anche io" non è solo un thriller giornalistico, ma un profondo ritratto del coraggio femminile. Un coraggio che non si manifesta in gesti eclatanti, ma nella scelta quotidiana di affrontare la verità, anche quando questa è scomoda e dolorosa.
Carey Mulligan, nel ruolo di Megan Twohey, sottolinea giustamente come lo schermo sia spesso popolato da figure femminili stereotipate, supereroine che salvano il mondo. Tuttavia, la realtà è ben diversa. Le donne che incontriamo ogni giorno sono donne ordinarie, con le loro fragilità e le loro paure, ma che, al contempo, dimostrano una forza e una resilienza straordinarie.
A volte, basta un semplice atto di empatia, una domanda posta nel momento giusto, per dare il via a un cambiamento. Il film di Maria Schrader, in questo senso, è un inno al potere delle parole, un monito a non sottovalutare l'importanza del giornalismo investigativo e, più in generale, del racconto delle storie.
"She Said" è un film basato sul libro del 2019 scritto da Jodi Kantor e Megan Twohey, che documenta la loro indagine sulle accuse di molestie sessuali contro il produttore cinematografico Harvey Weinstein. Il film include apparizioni di alcune delle accusatrici di Weinstein, come le attrici Ashley Judd, Katherine Kendall e Sarah Ann Masse, che interpretano loro stesse o altri personaggi.
Carey Mulligan, che interpreta Megan Twohey, è stata attratta dalla sceneggiatura perché pone i sopravvissuti al centro della storia senza mostrare scene di violenza. La regista Maria Schrader ha scelto di non rappresentare graficamente le aggressioni, preferendo narrare gli eventi attraverso immagini di ambienti vuoti come stanze d'albergo e corridoi. Inoltre, la presenza di Weinstein è limitata e appare solo attraverso alcune telefonate o riprese di spalle.
Carey Mulligan e Zoe Kazan, che interpretano rispettivamente Megan Twohey e Jodi Kantor, hanno una lunga amicizia che risale al 2008, quando lavorarono insieme nel revival di Broadway di "The Seagull". Le loro esperienze personali come madri lavoratrici hanno creato un forte legame, simile a quello delle giornaliste che interpretano. Mulligan ha due figli con il marito Marcus Mumford, mentre Kazan ha due bambini con il compagno Paul Dano.
Mulligan si è identificata con le lotte di Twohey contro la depressione post-partum, una tematica affrontata nel film, avendo avuto un'esperienza simile dopo la nascita del suo primo figlio. Tornare al lavoro l'ha aiutata a superare questa fase, un'esperienza che Twohey ha descritto in modo analogo.
L'indagine condotta da Twohey e Kantor ha avuto un ruolo fondamentale nel movimento #MeToo, incoraggiando molte altre persone a condividere le loro storie di molestie sessuali. Nel 2020, Weinstein è stato condannato a New York per stupro e atti sessuali criminali, ricevendo una pena di 23 anni di carcere. Attualmente è sotto processo a Los Angeles per ulteriori accuse di stupro e violenza sessuale.
L'effetto dei loro reportage si è esteso oltre Hollywood, con cambiamenti significativi in molti altri settori. Molti set cinematografici e televisivi ora includono coordinatori dell'intimità e linee di supporto anonime per garantire la sicurezza del cast e della troupe. Durante la produzione di "She Said" era persino presente un terapeuta per supportare eventuali difficoltà emotive del cast o dei sopravvissuti.