L'appuntamento è per domani, martedì 8 ottobre 2024, alle 12:30: alla Camera è previsto il voto per rinnovare la Corte Costituzionale e la maggioranza va alla ricerca del quorum di 363 voti (i tre quinti dell'emiciclo) per mettere a segno uno dei colpi che reputa più importanti per la sua stessa sopravvivenza: eleggere Francesco Saverio Marini e cominciare a portare la Consulta dalla sua parte in vista della partita dei referendum.
Perché le due cose si intrecciano? Il motivo è presto detto: perché prossimamente sarà proprio la Corte a dire l'ultima parola sulla loro ammissibilità. E se magari arrivasse un aiuto sul fronte dell'Autonomia differenziata, ad esempio, male non sarebbe per il centrodestra. Ma per fare questo, bisogna che si assicuri dei giudici politicamente vicini. E uno più vicino di Francesco Saverio Marini è davvero difficile trovarlo: ad oggi, infatti, ricopre l'incarico di consigliere giuridico di Palazzo Chigi. Inoltre, il papà, Annibale Marini, è stato una vita vicino alla destra di Gianfranco Fini. Insomma, su di lui, Giorgia Meloni può mettere le mani sul fuoco, oltre che sul cellulare avendo, nei giorni scorsi, precettato tutti i parlamentari di Fratelli d'Italia: domani, per loro, guai a mancare al momento del voto.
I giudici della Corte Costituzionale sono quindici. Cinque sono di nomina del Presidente della Repubblica. E sono Marco D'Alberti, Antonella Sciarrone Alibrandi, Francesco Viganò, Emanuela Navarretta e Giovanni Pitruzzella. Uno lo elegge la Corte dei Conti, ed è Angelo Buscema. Uno il Consiglio di Stato, Filippo Patroni Griffi. Tre dalla Cassazione, e sono Giovanni Amoroso, Maria Rosaria San Giorgio e Stefano Petitti.
Gli ultimi cinque sono di nomina parlamentare. E la partita politica, evidentemente, si gioca tutta su di loro: uno è Luca Antonini. Tre, compresi il presidente, andranno in scadenza il 21 dicembre (Augusto Barbera, Franco Modugno e Giulio Prosperetti). Un'altra è Silvana Sciarra, la quale ha concluso il mandato e aspetta di essere sostituita già da quasi un anno.
Dal punto di vista politico, evidentemente, si apre una prateria e il sogno di Giorgia Meloni è quello di piazzare tre dei suoi. Il primo, evidentemente, domani: Francesco Saverio Marini, il costituzionalista che ha scritto materialmente il progetto di riforma costituzionale del premierato, tanto per accennare un'altra battaglia referendaria capitale per la sopravvivenza politica dell'attuale maggioranza.
Nel frattempo, a lanciare il guanto della sfida al centrodestra, ai microfoni di Tag24.it, è stato Riccardo Magi di Più Europa: per lui, l'arrabbiatura di Giorgia Meloni per la fuga di notizie della chat con i suoi parlamentari, è dovuta proprio alla delicatezza della partita delle nomine per la Consulta:
Magi a questo punto è andato al nocciolo della questione politica: quella che si intreccia coi referendum
E comunque: Riccardo Magi con Più Europa non balla da solo. Le opposizioni sono in contatto tra loro per farsi trovare alle 12:30 di domani, 8 ottobre, compatte. Pd, M5s, Avs, Italia Viva, Azione e Più Europa stanno valutando una strategia comune per scongiurare quello che ritengono un possibile blitz della maggioranza. E' possibile anche che decidano di disertare l'aula, anche se i Cinque Stelle sono orientati ad entrare a Montecitorio senza ritirare la scheda elettorale.
E dalle parti della maggioranza, come si vive questa vigilia? Di corsa e a ridere come ha fatto simbolicamente il responsabile organizzazione di Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli davanti alle telecamere di Tag24.it?
risponde ironicamente il dirigente del partito di Giorgia Meloni evocando gli spettri di un Halloween un pò in anticipo sul calendario mentre è braccato dal nostro inviato Michele Lilla. Sarà: ma la partita della Consulta col quorum dei tre quinti è difficile anche per chi dice di non avere paura dei fantasmi.