13 Jan, 2025 - 18:24

Accadde oggi: Michael Jordan diceva addio all'Nba

Accadde oggi: Michael Jordan diceva addio all'Nba

Era il 13 gennaio del 1999: il dio del basket Michael Jordan dava il suo addio al campionato di basket più importante del mondo. E non era neppure il primo addio, perché MJ aveva già deciso di farla finita con lo sport. La sua decisione era arrivata, tra l'altro, poco tempo dopo l'ottima vittoria nella finale tra i Chicago Bulls e gli Utah Jazz, l'ennesimo successo professionale di Jordan.

Il mondo del basket si preparava a dire ufficialmente addio a un giocatore che questo sport lo aveva cambiato, in tutto e per tutto, ma nessuno sapeva che MJ sarebbe tornato, dopo un breve periodo sabbatico, a calcare ancora il parquet dei campi statunitensi.

L'addio di Michael Jordan al basket: corre l'anniversario

Se gli altri sport "mainstream" come il calcio o il tennis creano infiniti dibattiti su chi possa essere il giocatore più forte della storia, con il basket questo concetto non può essere applicato. Maradona, Pelé, Messi o Cristiano Ronaldo per il football, Federer, Djokovic, Nadal per il tennis. Nonostante le prestazioni incredibili degli ultimi anni di LeBron James, il carisma di Stephen Curry o la classe di Kobe Bryant, MJ è il primo giocatore che torna alla mente di chi, magari, il basket non l'ha neppure vissuto.

Jordan aveva tutto: talento, forza fisica, precisione, mentalità. Il contesto del ritiro implicava numerosi fattori: al termine della stagione NBA 1997-1998, i Chicago Bulls vissero una metamorfosi, cambiando la maggior parte dei giocatori. L'allenatore Phil Jackson aveva dato le dimissioni, e anche altri giocatori chiave come Scottie Pippen e Dennis Rodman lasciarono la squadra. La scelta del talento di Brooklyn fu saggia: le sue dichiarazioni furono dure e coerenti. "Non voglio continuare a giocare per un'altra squadra o con una squadra completamente differente", aveva detto.

Questo secondo ritiro, dunque, sembrava definitivo, e Jordan pronunciò un discorso commovente: il basket gli aveva dato tutto e lui era riconoscente. Ci vollero tre anni per far tornare MJ a giocare: nel 2001, Jordan tornò per un terzo capitolo della sua carriera, questa volta con i Washington Wizards, dimostrando che, nonostante l'età, il talento c'era ancora e il campione aveva ancora tanto da dare a quello sport.

Jordan: non solo sport, ma un impero

Quello che lo shooting guard aveva dato al basket era inquantificabile: 6 campionati NBA con i Chicago Bulls, in tutte e sei le finali nominato come MVP del match; per dieci volte nominato miglior giocatore NBA, per una anche miglior difensore. Uomo di grande carisma e maturità dentro e fuori dal campo. Dispensatore di frasi che sono divenute celebri sull'autostima e sulla determinazione.

Insomma, MJ ha creato un anno zero per quello sport: c'è solo un prima e un dopo Michael Jordan. Ma quelli sul campo non sono stati gli unici risultati della talentuosa guardia, perché già nel 1984 gli avevano presentato l'occasione di diventare molto ricco, e Michael non se l'è lasciata scappare.

Quando Jordan era solo un giovane rookie appena uscito dall'università, Nike, allora nota soprattutto per le scarpe da corsa, gli offrì un contratto di sponsorizzazione nel 1984, proponendogli un accordo innovativo e personalizzato. Sul piatto c'era una scarpa dal design innovativo: la Air Jordan 1.

Nel 2025, dopo ben 40 anni, tutti conoscono l'epilogo di quella storia: la scarpa del talento americano è diventata in poco tempo una delle più vendute al mondo, lanciando una moda durata nei decenni. Questo fa di MJ un caso unico nel suo genere, perché è riuscito a combinare numerosi aspetti della sua vita e di tutti questi ne ha fatto un successo.

Un giocatore eterno, Magic Mike, che difficilmente verrà dimenticato nelle generazioni a venire.

 

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Luca Liaci
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