Vista da fuori, la vita di un attore di Hollywood è il sogno di chiunque. Un lavoro affascinante e molto ben pagato, nessuna preoccupazione apparente e fama e successo incomparabili. Insomma, sempre meglio che andare in miniera, come si diceva una volta.
Eppure, anche questo stile di vita ha un prezzo. Le celebrità spesso non hanno tempo da dedicare ai loro interessi o alla costruzione di una famiglia, totalmente assorbiti da un lavoro che occupa la quasi totalità delle giornate per molti mesi all'anno. Una forma di stress che viene indicata da Renée Zellweger come motivo della pausa dalla recitazione presa alcuni anni fa.
Intervistata dal collega Hugh Grant, con cui condivide ormai da anni le avventure sullo schermo del personaggio di Bridget Jones, l'attrice rivela come la sua vita professionale fosse arrivata a un punto in cui la routine aveva preso il sopravvento e addirittura non riusciva più a sopportare il suono della sua voce.
La decisione di staccare da questa forma di stress emotivo provocato da un mestiere totalizzante come quello di attore è comune a molti colleghi dell'attrice. Tutti decisi, anche all'apice del successo, a lasciarsi quel mondo alle spalle per concentrarsi maggiormente sulla propria vita privata e su altri interessi altrimenti sacrificati.
Una chiacchierata a cuore aperto, piena di risate, tra ironia e autoironia e discorsi più o meno seri su argomenti come carriera e vecchiaia. Si ritrovano così, Hugh Grant e Renée Zelweger per un botta-e-risposta organizzato dall'edizione britannica della rivista Vogue.
Grant è l'incaricato delle domande, sebbene ben presto la distinzione tra intervistatore e intervistato perde qualsiasi significato nel clima colloquiale della chiacchierata. Un'atmosfera che permette all'interprete di Daniel Cleaver nella saga cinematografica di Bridget Jones, tratta dai libri di Helen Fielding, di porre all'amica e collega anche domande indiscrete e molto personali.
È così che Grant chiede a Zelweger le ragioni dietro il suo lungo abbandono delle scene all'inizio degli anni Dieci del Nuovo Millennio, quando era una delle attrici più richieste dello showbusiness, già vincitrice di un Oscar come Non protagonista per "Ritorno a Cold Mountain".
Una pausa che l'attrice spiega, in pratica, con la routine in cui si era trasformata la sua vita professionale, nel ripetersi incessante di quello che definisce "il rigurgito delle stesse esperienze emotive".
Sei anni lontana dalle scene, dal 2010 al 2016, nei quali però non è rimasta con le proverbiali mani in mano, anzi. Oltre ad aver dedicato più tempo alla sua famiglia ed essersi "rimessa in salute", l'attrice ha confermato la propria fama di persona sempre attiva e determinata aprendo una casa di produzione, scrivendo musica e, addirittura, studiando diritto internazionale.
Il caso dell'attrice non è, però, isolato.
La storia del cinema è piena di star che abbandonano tutto nel pieno del successo. Scelte dovute a motivi anche molto diversi tra loro ma che in comune hanno il peso della carriera sulla vita quotidiana.
Il caso più eclatante degli ultimi anni è quello di Cameron Diaz. Anche lei uno dei volti di maggior successo a Hollywood tra la fine degli anni '90 e i primi anni Duemila, con commedie campioni d'incasso come "The Mask" (1994), "Tutti pazzi per Mary" (1998) e pellicole d'autore come "Ogni maledetta domenica" (1999) di Oliver Stone e "Gangs of New York" (2005) di Martin Scorsese.
Diaz annuncia il suo ritiro nel 2018 e, come da lei stessa confessato al Fortune’s Most Powerful Women Summit dell'ottobre 2024, sottolinea come la decisione fosse per lei necessaria per "riprendere in mano la mia vita". Nel suo intervento, l'attrice spiega che nulla, "né il successo né le offerte che potevano arrivare" potevano spingerla a ripensarci di fronte alla sua volontà di "costruire la mia famiglia".
“It felt like the right thing for me to reclaim my own life. And I just really didn’t care about anything else," actress Cameron Diaz said onstage at the #FortuneMPW Summit in Laguna Niguel. https://t.co/i7TB1hXKnU pic.twitter.com/uhBVpwz4mR
— FORTUNE (@FortuneMagazine) October 15, 2024
Da quel momento in poi, l'attrice sposa il musicista Benji Madden nel 2015, dal quale ha una figlia nel 2019, e decide di investire nella produzione vinicola. La pausa si interrompe lo scorso anno quando è protagonista della action comedy "Back in action", al fianco di Jamie Foxx.
Un motivo simile, ma per ragioni più tragiche, è quello che spinge Rick Moranis ad abbandonare le scene per stare di più con la sua famiglia.
Protagonista della commedia americana anni '80, al centro di successi come "Balle Spaziali" (1987), "Ghostbusters" (1984) e "Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi" (1989), l'attore lascia tutto a seguito della morte nel 1991 di sua moglie Ann Belsky per un tumore al seno. Una decisione per dedicarsi a tempo pieno ai suoi due figli.
Altrettanto drammatico quanto accaduto a Shelley Duvall, celebre per il ruolo di Wendy Torrance nell'horror "Shining" firmato da Stanley Kubrick.
L'attrice, deceduta nel luglio 2024, ammette nel 2016 di soffrire di problemi mentali nel corso del programma televisivo statunitense condotto dal dottor Phil McGraw. Un'apparizione pubblica molto contestata all'epoca, con il medico accusato di sfruttare la fama della donna e i problemi da lei avuti proprio sul set del film di Kubrick, nella quale fu sottoposta a uno stress emotivo che la portò addirittura a perdere i capelli.
Ansie e angosce legate anche al giudizio continuo cui i professionisti del mondo del cinema sono sottoposti e che, per alcuni di loro, possono essere difficili da sopportare.
Proprio il clamoroso insuccesso di un film di cui era protagonista ("Non tradirmi con me" del 1941), spinge una leggenda di Hollywood come Greta Garbo a ritirarsi.
L'attrice quattro volte nominata all'Oscar e vincitrice del premio alla carriera nel 1954 respinge al mittente tutte le proposte che arrivano da un'industria che l'avrebbe voluta ancora con sé. Troppo cocente e amara la delusione per quel clamoroso insuccesso.
Le ragioni per lasciarsi alle spalle il dorato mondo dello spettacolo possono, quindi, essere molteplici. La principale, però, sembra proprio essere la necessità di ritrovare il proprio equilibrio, sbilanciato dalle montagne russe emotive di una vita segnata da poca stabilità e ancor meno punti di riferimento.
La pausa volontaria dal set ha indubbiamente fatto bene a Renée Zellweger, il cui ritorno sulle scene l'ha vista riprendere il filo della sua carriera esattamente dove l'aveva lasciato, con il terzo capitolo delle avventure di Bridget Jones ("Bridget Jones's baby" del 2016) e poi con la straordinaria interpretazione in "Judy" nel biopic dedicato a Judy Garland che le fa guadagnare il secondo Oscar, stavolta come attrice protagonista.
Quest'anno, poi, ritroverà proprio il suo intervistatore improvvisato Hugh Grant per la nuova pellicola dedicata all'icona femminile creata nei romanzi di Helen Fielding, "Bridget Jones: Un amore di ragazzo", la cui uscita in Italia è prevista per il 13 febbraio 2025.
Questo quarto film della serie vede la protagonista di nuovo sola e con due figli da crescere. Le responsabilità verso la sua famiglia e il desiderio di rimetttersi in gioco in amore (anche attraverso le ormai molto diffuse app di incontri) entreranno in rotta di collisione, nel consueto caos che caratterizza l'esistenza del personaggio. E non mancherà, per rendere le cose più difficili (ed esilaranti per il pubblico) il ritorno del suo ex capo nonché amante Daniel Cleaver, interpretato proprio da Grant.