Il nome registrato all’anagrafe del cantante, originario del quartiere Romagnolo, è Agostino Galluzzo. E' nato a Palermo nel 1995. E' sposato con una donna di nome Marika e ha un figlio. Alla consorte ha anche dedicato diverse canzoni, tra cui "Ho fatto pace con mia moglie".
L’etichetta discografica di riferimento per Daniele De Martino è la Seamusica, con sede a Catania, specializzata nella produzione di artisti neomelodici. Questo genere musicale ha origine nella tradizione della canzone napoletana ma, nel tempo, ha conquistato una vasta popolarità, non solo a Napoli e nelle città del Sud, ma anche in altre aree d’Italia.
De Martino appartiene alla nuova generazione di interpreti neomelodici. Sebbene il suo primo album risalga al 2008, i maggiori successi sono arrivati negli ultimi anni, grazie anche alla sua forte presenza sui social. Alcuni suoi brani hanno totalizzato milioni di visualizzazioni su YouTube: ad esempio, “Non raccontargli mai” del 2017 ha superato i 32 milioni di visualizzazioni. Il giornalista Salvo Palazzolo ha più volte trattato il suo caso sulle pagine di Repubblica, e articoli sul cantante sono apparsi anche su Domani.
Nell’ultimo articolo pubblicato, Palazzolo analizza il più recente brano di De Martino, intitolato “Stanotte”, che secondo il giornalista farebbe riferimento al 41-bis, il regime di detenzione noto come “carcere duro”, applicato soprattutto ai detenuti per reati di mafia al fine di impedirne i contatti con l’esterno. Chi è sottoposto a questo regime vive in isolamento, alloggia in una cella singola, ha un tempo ridotto per l’ora d’aria ed è sottoposto a limitazioni nei colloqui, che avvengono attraverso un vetro divisorio.
Nel videoclip della canzone, il cantante appare nei panni di un detenuto sottoposto a 41-bis. Viene mostrato mentre scrive una lettera alla sua compagna: «Cuoricino mio, come stai? Quanto mi manchi non puoi immaginarlo ma, sto da solo zitto a sopportare, non lo faccio mai capire dentro quanto ci sto male». Il video lo ritrae durante l’ora d’aria, mentre subisce una perquisizione da parte della polizia penitenziaria e in un colloquio con la ragazza separato dal vetro blindato: «L’unica cosa che mi fa male è questo vetro che ci separa e ci tiene lontano, ma non ti preoccupare». Il protagonista invia un messaggio al mondo esterno: «Non sono morto, sono vivo e sono qui, diglielo a chi fuori fa finta di dimenticarlo».
Alla fine della lettera si firma “Leone”, simbolo spesso associato agli ambienti della criminalità organizzata. Nella scena conclusiva del video, il protagonista esce dal carcere e riabbraccia la fidanzata.
De Martino ha già attirato polemiche in passato per i testi di alcune sue canzoni. Tra queste, “Si nu pentito” lanciava minacce contro i collaboratori di giustizia: «Sei un pentito, ci hai traditi, tu non vali niente, sei la vergogna della gente». E ancora: «Ora sei stipendiato senza fare reati, accendete le sirene che ci attende la galera». Il brano si conclude con un avvertimento minaccioso: «Non scordarti, pure tra cento anni ti posso trovare».
Un altro brano discusso, “Comando io”, racconta la storia di un giovane appena scarcerato che cerca vendetta per il padre assassinato dal nuovo boss: «La vendetta fa parte della mia dignità, riposa in pace papà».
Oltre ai testi, De Martino è finito al centro dell’attenzione anche per i suoi presunti legami con esponenti della criminalità organizzata. Ha pubblicato selfie in compagnia dei mafiosi Francolino e Nino Spadaro e, il 28 agosto scorso, ha cantato al matrimonio della figlia di un narcotrafficante legato alla ’ndrangheta, iniziando l’esibizione con un messaggio di auguri del padre detenuto. Durante l’evento, ha aggiunto: «Chi nasce libero non può morire prigioniero, ci vuole solo pazienza per affrontare tutto questo».
Il cantante ha inoltre reso omaggio a Emanuele Burgio, figlio del boss Filippo Burgio, ucciso a Palermo nel 2021 in seguito a una lite.
Nel 2021 il questore di Palermo, Leopoldo Laricchia, ha emesso nei confronti di De Martino un ammonimento, intimandogli di mantenere una condotta conforme alla legge. Il provvedimento evidenziava la sua vicinanza ad ambienti criminali e la diffusione, attraverso i suoi social, di messaggi in contrasto con i principi di legalità e di lotta alla mafia. A settembre dello stesso anno, gli è stato vietato di esibirsi a Palermo, e successivamente decisioni analoghe sono state adottate dalle autorità di Latina, Mondello e Catanzaro.
De Martino si è sempre difeso accusando i giornalisti di travisare i fatti. Ha spiegato che gli Spadaro sono suoi parenti, che scatta selfie con chiunque e che si limita a raccontare storie di vita quotidiana: «Oggi posso parlare d’amore, domani di tradimenti, un’altra volta di un avvocato o di un mafioso, ma l’ho fatto poche volte».
Alla domanda su cosa rappresenti la mafia a Palermo, ha risposto di non averla vissuta: «Sono nato nel 1995, sono anni lontani». Riguardo all’eventualità di essere stato contattato da boss per esibirsi, ha dichiarato: «Chi risponde al telefono è la mia agenzia. Io non so mai dove vado a cantare, lo scopro solo quando salgo sul furgone. Io canto per tutti. E siamo tutti figli di Dio, non spetta a me giudicare le persone».
Francesco Petruzzella, autore del libro La mafia che canta. I neomelodici, il loro popolo, le loro piazze, spiega che il mondo neomelodico è molto variegato: «Ci sono artisti affermati e dilettanti che si cimentano in un genere che tradizionalmente racconta storie di amore, nostalgia e malinconia». Tuttavia, aggiunge che una parte di questa musica ha assunto un carattere diverso: «Si tratta di un fenomeno vicino alla criminalità organizzata, che glorifica i boss e discredita collaboratori di giustizia, forze dell’ordine e magistrati».
Petruzzella evidenzia come questo fenomeno abbia suscitato preoccupazione anche tra gli stessi esponenti storici della musica neomelodica: «Nino D’Angelo ha definito certi brani come vere e proprie canzoni di malavita».
Molti giovani cantanti neomelodici sono stati destinatari di provvedimenti simili a quelli ricevuti da De Martino. I loro concerti sono stati cancellati in diverse città, e le loro frequentazioni con esponenti criminali sono finite al centro di indagini.
Petruzzella conclude sottolineando il potenziale impatto culturale di questa musica: «Questi brani vengono seguiti e cantati da migliaia di persone, diffondendo una subcultura che normalizza la criminalità. Il problema non è solo di ordine pubblico, ma anche culturale. Non possiamo permetterci di sottovalutarlo».
Per l’Agenzia delle Entrate risultava completamente inesistente, essendo ufficialmente nullatenente. Tuttavia, Daniele De Martino possedeva Rolex, gioielli di pregio e ingenti somme di denaro contante, per un valore complessivo di centinaia di migliaia di euro. A sostenerlo è la Guardia di Finanza di Palermo, che nelle ultime ore ha eseguito un’ordinanza di sequestro emessa dal Tribunale, disponendo il congelamento di beni per oltre 220mila euro nei confronti dell’artista.
Le verifiche fiscali condotte dal secondo Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Palermo hanno permesso di ricostruire i redditi percepiti dal cantante tra il 2016 e il 2022, anche attraverso l’analisi dei suoi profili social. Tra post pubblicitari di eventi, concerti in piazza e feste private, le Fiamme Gialle hanno stimato il volume d’affari del neomelodico, contestandogli l’omessa dichiarazione dei redditi per gli anni 2018, 2019 e 2021, dati gli ingenti guadagni accumulati.
"Attraverso i suoi profili social promuoveva centinaia di spettacoli e serate private, dimostrando una continuità lavorativa e una professionalità evidente, senza però aver mai aperto una partita IVA" spiegano gli inquirenti. Inoltre, sottolineano che negli anni De Martino è stato destinatario di misure di prevenzione personali, tra cui il divieto del questore di frequentare soggetti ritenuti socialmente pericolosi e di esibirsi in pubblico.
Attraverso siti web, applicazioni di settore e piattaforme social su cui aveva caricato album e videoclip musicali, gli investigatori hanno stimato che tra il 2016 e il 2022 l’artista abbia incassato quasi 850mila euro senza mai versare imposte.
Dalle stesse indagini è emerso anche che risultava disoccupato all’interno del nucleo familiare che tra il 2019 e il 2022 ha percepito il reddito di cittadinanza, ottenendo sussidi per un totale di circa 40mila euro. A seguito di ciò, anche il padre del cantante è stato denunciato e segnalato alla Procura di Palermo, con il conseguente sequestro delle somme indebitamente percepite.