Negli ultimi anni, sui social si sono diffuse voci allarmanti riguardo alla salute di Serena Dandini, nota conduttrice, scrittrice e pioniera della satira televisiva. La sua assenza dal piccolo schermo ha alimentato speculazioni e creato un terreno fertile per la diffusione di notizie false. Tuttavia, è importante fare chiarezza: Serena Dandini sta bene ed è attiva in diversi progetti
La disinformazione si propaga rapidamente online, soprattutto quando riguarda personaggi pubblici. La mancanza di notizie ufficiali e la tendenza a condividere informazioni non verificate contribuiscono a creare un clima di incertezza e paura. Nel caso di Serena Dandini, la sua temporanea assenza dalla televisione è stata interpretata da alcuni come un segno di malattia, dando il via a una serie di voci infondate.
Fortunatamente, le fake news sulla salute di Serena Dandini sono state smentite dai fatti. La conduttrice è impegnata in diverse attività, tra cui spettacoli teatrali e incontri con il pubblico. Recentemente, è stata protagonista di un evento al Teatro Verdi di Pordenone, dove ha dialogato con Marianna Aprile sul tema della giovinezza femminile. Inoltre, è intervenuta in diverse trasmissioni televisive, dimostrando di essere in ottima forma.
Serena Dandini ha affrontato pubblicamente le ragioni del suo allontanamento dalla televisione, sottolineando una certa "egemonia politica nella tv pubblica". Dandini ha espresso il desiderio di maggiore libertà e la volontà di seguire le proprie passioni, il che l'ha portata a scelte di carriera non convenzionali.
In un'intervista, ha spiegato di aver detto molti "no", non per una questione di principio, ma perché riteneva necessario fare ciò che sentiva. Questo includeva la scrittura, i monologhi teatrali contro il femminicidio, la satira e "La TV delle ragazze". Dandini ha aggiunto che è tutto molto coerente se lo si analizza attentamente.
Dandini ha anche accennato all'importanza di garantire pluralismo, ricchezza e diversità di opinioni all'interno della televisione pubblica. Ha descritto come un peccato l'assalto alla televisione pubblica solo per questioni di potere e politica, dato che dovrebbe essere un patrimonio di tutti.