Dietro la personalità schietta e diretta di Lucrezia Lante della Rovere si nasconde un’infanzia segnata dalla presenza ingombrante e spettacolare di sua madre, Marina Ripa di Meana, una delle figure più iconiche e controverse della mondanità italiana.
Stilista, scrittrice, attivista, personaggio televisivo: Marina è stata tutto questo e molto di più, lasciando un segno indelebile non solo nella cultura pop italiana ma anche nella vita della figlia, attrice affermata del panorama televisivo e teatrale.
Nata nel 1941 a Reggio Calabria con il nome di Maria Elide Punturieri, Marina Ripa di Meana ha attraversato la società italiana dagli anni Sessanta fino alla sua scomparsa nel 2018 con uno stile provocatorio, spesso sopra le righe. Una donna libera, carismatica e ribelle, che ha fatto della provocazione una forma d’arte e della propria vita uno spettacolo pubblico.
Ma com’era il rapporto tra Marina e Lucrezia? Quali segreti nasconde questa relazione madre-figlia così discussa? E che eredità emotiva ha lasciato Marina alla figlia?
Marina Ripa di Meana ha rappresentato un simbolo della Roma mondana e intellettuale del dopoguerra. Dopo aver aperto un atelier di moda in Piazza di Spagna insieme a Paola Ruffo di Calabria (futura regina del Belgio), ha sposato il duca Alessandro Lante della Rovere nel 1964, entrando ufficialmente nel mondo aristocratico romano. Dalla loro unione, due anni dopo, nacque Lucrezia.
Il matrimonio non durò a lungo. Negli anni Settanta, Marina intraprese una relazione con il pittore Franco Angeli, artista appartenente alla Scuola di Piazza del Popolo. In quel periodo, tra eccessi e passioni, la sua vita divenne sempre più turbolenta e intensa. Dopo il divorzio, si legò al marchese Carlo Ripa di Meana, con cui condivise battaglie civili e politiche, restando insieme fino alla sua morte. Solo anni dopo il matrimonio adottò pubblicamente il cognome del secondo marito.
Attivista instancabile, Marina si è spesa per cause animaliste, ambientaliste e per il diritto all’eutanasia. Il suo coraggio l’ha portata a raccontare in modo diretto e senza filtri anche la sua malattia, affrontando il tumore con ironia e forza, fino alla registrazione di un video-testamento per l’Associazione Luca Coscioni, poche ore prima di morire.
Non è stato semplice per Lucrezia Lante della Rovere crescere all’ombra di una madre così fuori dagli schemi. L’attrice lo ha raccontato più volte, definendo Marina “una donna unica, spregiudicata, affascinante, ma anche possessiva”. In diverse interviste, ha descritto la madre come una persona che “voleva una copia di sé” e tentava di manipolarla per renderla simile a lei.
Lucrezia, fin da giovane, mostrava invece un’indole più riservata, più incline alla sobrietà che allo scandalo.
Le loro divergenze esplodevano spesso, come raccontato dall’attrice in occasione della celebre prima alla Scala, quando Marina la convinse a partecipare per poi metterla in mezzo a una clamorosa protesta animalista contro l’uso delle pellicce… con la figlia ignara dentro il teatro, avvolta proprio in un cappotto di visone.
Episodi che oggi Lucrezia ricorda con affetto e ironia, ma che allora segnavano fratture profonde nel loro rapporto. “Non ci siamo parlate per un anno”, ha raccontato.
Nonostante gli scontri, gli eccessi e i momenti difficili, Lucrezia Lante della Rovere ha sempre riconosciuto il valore umano e civile della madre. “Ha fatto battaglie importanti, ha aiutato tante persone. Anche nel dolore è rimasta fedele a sé stessa, sempre provocatoria, mai scontata”, ha detto.
Marina è stata una figura polarizzante: per alcuni una narcisista in cerca di visibilità, per altri una pioniera del pensiero libero e del diritto all’autodeterminazione. Per Lucrezia è stata entrambe le cose: una madre complicata, difficile da gestire, ma che ha saputo trasmetterle una forza interiore che oggi l’attrice riconosce e custodisce.