Lea Massari, pseudonimo di Anna Maria Massetani, è stata una delle figure più affascinanti e riservate del cinema italiano e internazionale. La sua scomparsa, avvenuta il 23 giugno 2025 nella sua casa di Roma all’età di 91 anni, segna la fine di un’epoca per il mondo dello spettacolo, lasciando un ricordo indelebile di un’antidiva che ha saputo conquistare pubblico e critica con talento, discrezione e una profonda coerenza personale.
Lea Massari è morta lunedì 23 giugno nella sua abitazione romana, assistita da tempo dopo una brutta caduta domestica che aveva compromesso ulteriormente le sue già fragili condizioni di salute. Nessuna malattia lunga o dichiarazioni ufficiali sulla causa della morte.
Lea Massari è morta “in silenzio”, come ha vissuto gran parte della sua esistenza, lontana dai riflettori e dalle mondanità. La notizia della sua scomparsa è stata diffusa solo a funerali avvenuti, celebrati in forma strettamente privata nella cattedrale di Sutri, in provincia di Viterbo, seguiti dalla sepoltura nella cappella di famiglia nel cimitero comunale.
Un ultimo atto di riservatezza per una donna che aveva scelto, ormai da oltre trent’anni, di ritirarsi dalla scena pubblica, prima in Sardegna e poi nella sua amata Roma, dedicandosi alle sue passioni lontano dalle telecamere.
La vita privata di Lea Massari è stata segnata da grandi amori e da una profonda coerenza con i propri valori. Nel 1963 sposò Carlo Bianchini, ex comandante pilota di Alitalia, con cui condivise molti anni in Sardegna prima della separazione avvenuta nel 2004. La coppia non ebbe figli, scelta che Massari non ha mai sentito il bisogno di giustificare pubblicamente, in linea con il suo carattere schivo e la sua visione anticonvenzionale della vita.
Prima di Bianchini, la vita sentimentale dell’attrice era stata segnata da una tragedia: il fidanzato Leo, cui deve il suo nome d’arte, morì improvvisamente in un incidente stradale pochi giorni prima delle nozze, lasciando un segno indelebile nella sua esistenza.
Nata a Roma il 30 giugno 1933, Lea Massari cresce tra Italia, Svizzera, Francia e Spagna, seguendo il padre ingegnere. Dopo aver studiato architettura, si avvicina al cinema grazie all’amico di famiglia Piero Gherardi e debutta nel 1954 con Proibito di Mario Monicelli. Da subito si distingue per la sua bellezza non ostentata, la voce roca e un fascino magnetico, ma soprattutto per un temperamento che rifugge il divismo: amante della caccia da giovane, abbandona questa passione dopo un episodio traumatico e diventa convinta animalista e vegetariana.
Nel corso di una carriera trentennale, Massari lavora con i più grandi registi italiani e francesi: Sergio Leone la dirige ne Il colosso di Rodi, Dino Risi in Una vita difficile, Michelangelo Antonioni la sceglie per il ruolo di Anna ne L’avventura, film che la consacra a livello internazionale. In Francia recita accanto a Jean Paul Belmondo, Yves Montand, Jean Louis Trintignant e Michel Piccoli, diventando una delle attrici italiane più apprezzate all’estero.
Lea Massari non si limita al cinema: è protagonista di sceneggiati RAI di grande successo come I promessi sposi, I fratelli Karamazov e Anna Karenina, e si distingue anche in teatro, dove debutta con Due sull’altalena e ottiene grande successo con Rugantino. Il suo talento viene riconosciuto con numerosi premi, tra cui un David di Donatello e due Nastri d’Argento.
Negli anni Ottanta, dopo aver raggiunto l’apice del successo, Massari sceglie di ritirarsi dalla vita pubblica, trasferendosi in Sardegna con il marito e dedicandosi alla difesa degli animali. Attivista contro la caccia e la vivisezione, sostiene canili e associazioni animaliste, dimostrando ancora una volta una coerenza rara nel mondo dello spettacolo.
Lea Massari è stata un’antidiva per eccellenza: elegante, riservata, lontana dalle tentazioni del divismo e fedele a se stessa fino all’ultimo giorno. Non ha mai rincorso la popolarità, preferendo il silenzio e la discrezione, qualità che hanno reso la sua figura ancora più affascinante e ammirata. La sua scomparsa lascia un vuoto nel cinema italiano, ma il suo esempio resta vivo: quello di una donna libera, autentica e profondamente umana.