28 Jun, 2025 - 12:15

“Palazzina Laf” è una storia vera? Un film di denuncia sociale: il significato del finale

“Palazzina Laf” è una storia vera? Un film di denuncia sociale: il significato del finale

Non tutti sanno che il film diretto da Michele Riondino e uscito nel 2023, Palazzina Laf, racconta una storia vera. La trama è ispirata all’omonimo reparto della gigantesca acciaieria di Taranto, presente all’interno della famosa fabbrica siderurgica Ilva. 

In quel settore, alla fine degli anni Novanta, venivano “esiliati” gli operai scomodi, quelli che attraverso scioperi e denunce facevano sentire la loro voce per chiedere maggiori diritti sulla sicurezza nel posto di lavoro e sulla salute pubblica. Un pezzo del puzzle della triste vicenda che tutti conosciamo: i fumi degli altiforni esponevano i lavoratori a diverse sostanze cancerogene tra cui ferro, arsenico, piombo, vanadio, nichel e cromo.

Prima di scoprire il finale e il significato del messaggio della pellicola che nel 2024 si è aggiudicata ben tre David di Donatello, ecco il trailer disponibile su YouTube per chi volesse recuperarla:

 

La storia vera che ha ispirato “Palazzina Laf”: l'Ilva di Taranto

Palazzina Laf non è un luogo di fantasia: il nome del film si ispira a una storia vera e tragica: quella dell’Ilva di Taranto. Il regista Michele Riondino ha scelto di raccontare i fatti realmente accaduti nella sua terra, la Puglia, legati proprio alle vite dei lavoratori e all’imponente impianto siderurgico, al tempo controllato dal gruppo Riva. 

La Palazzina LAF (acronimo di Laminatoio a Freddo) era il reparto in cui, alla fine degli anni Novanta, venivano mandati tutti gli operai che manifestavano per i diritti dei lavoratori, a suon di proteste e scioperi, denunciando tutto quel che avveniva nel complesso. La loro salute era in grave pericolo e a nessuno sembrava importare, anzi, tutti i vertici del sistema puntavano a insabbiare la vicenda e a tenere a bada l’opinione pubblica. 

Una sorta di lager, una terra d’esilio, dove gli uomini venivano isolati psicologicamente e professionalmente. Questo caso è stato uno dei primi di mobbing effettivamente riconosciuti in Italia. Ben 79 dipendenti furono mandati “al confino”, privati delle loro mansioni e anche costretti a dimettersi.

Il film si basa sui racconti narrati nel libro dello scrittore e giornalista Alessandro Leogrande, un reportage/documentario dettagliato e commovente dal titolo Fumo sulla città. L’opera, uscita postuma, è una dedica accorata alla condizione di lavoro malsana e inumana degli operai di Taranto e all’inquinamento che ha quasi distrutto la città e i suoi abitanti. 

Tra denuncia sociale e speranza: il significato di “Palazzina Laf”

Commentando il suo esordio alla regia e spiegando il motore che lo ha spinto a realizzare il film, Michele Riondino in un’intervista a Radio Dee Jay ha raccontato:

virgolette
È la prima volta che faccio il regista, e l’ho fatto con una storia che secondo me è importante raccontare, dopo tanti anni in cui mi sono dedicato all’argomento Taranto e alla questione Ilva. In tutti questi anni in cui ho messo la faccia ad eventi legati all’evento, ho raccolto il materiale per poter raccontare questa storia.

Palazzina Laf è molto più che un film: è una denuncia sociale, che riporta alla luce fatti gravissimi e realmente accaduti, ponendo la vita degli operai dell’Ilva e dell’assenza di sicurezza sul lavoro sotto i riflettori. Una tragedia dell’attualità, che ha interessato l’opinione pubblica e che ha fatto molto clamore a livello giudiziario, diventando il primo fenomeno di mobbing organizzato riconosciuto in Italia. 

Uno scopo che fa da fil rouge in tutta la pellicola, anche nel finale: il messaggio racchiuso nella storia del protagonista, l’operaio Caterino Lamanna (interpretato dallo stesso regista Michele Riondino) offre uno spunto di riflessione prezioso sull’importanza della sicurezza sul lavoro. 

È una sorta di inno alla speranza e di presa di coscienza civile per tutti i lavoratori che si trovano in condizioni difficili: la lotta per i diritti non deve mai essere abbandonata. Un monito di grande potenza per chi, ancora oggi, subisce forme di violenza e di sfruttamento sia a livello psicologico che economico.

Trama e cast del film di Michele Riondino

Taranto, 1997. Questa è l’ambientazione della trama di Palazzina Laf di Michele Riondino (premiato come miglior attore protagonista ai David di Donatello 2024), che veste i panni del protagonista di Palazzina Laf, l’operaio Caterino Lamanna. Tra turni massacranti e fumi tossici provenienti dagli altiforni dell’Ilva, il colosso siderurgico pugliese, sogna di trasferirsi in città e lasciare tutto, insieme alla sua fidanzata Anna (Eva Cela).

Tutto cambia però quando, in seguito alla morte sul lavoro di un operaio, le proteste e le tensioni sindacali crescono e si accendono sempre di più. Un dirigente spietato e senza cuore, Giancarlo Basile (interpretato da Elio Germano che ha vinto un David di Donatello come migliore attore non protagonista), offre a Caterino una promozione: gli promette che diventerà caposquadra e avrà anche una macchina aziendale se farà la spia tra i colleghi più attivi a livello politico.

Lamanna così viene inviato a Palazzina LAF e all’inizio cade nel tranello del dirigente. Poi però si rende conto che quel reparto non è altro che un lager, un posto di confino, dove vengono esiliati tutti gli operai scomodi. Demansionati, privi della loro dignità ed esposti a perenni umiliazioni sul lavoro, Caterino scoprirà che questi uomini sono vittime di un mobbing spietato che mira ad insabbiare la mancanza del rispetto dei diritti di sicurezza sul lavoro da parte dei piani alti.

Tra gli altri membri del cast ricordiamo: Vanessa Scalera, Domenico Fortunato, Gianni D’Addario, Michele Sinisi, Fulvio Pepe, Marina Limosani, Anna Ferruzzo e Paolo Pieroboni. Una menzione d’onore va alle musiche dal forte potere evocativo di Teho Teardo e al brano che accompagna il finale del film, La mia terra di Diodato (anche lui originario di Taranto), un pezzo struggente ed emozionante, che ha vinto il David per la miglior canzone originale. 

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