02 Jul, 2025 - 11:54

La vera storia dietro "Poop Cruise", la crociera della cacca, che ha ispirato il documentario Netflix

La vera storia dietro "Poop Cruise", la crociera della cacca, che ha ispirato il documentario Netflix

Nel febbraio 2013, quella che doveva essere una tranquilla vacanza ai Caraibi a bordo della splendida ed enorme nave Carnival Triumph, si trasformò in un incubo per oltre 4.000 passeggeri.

Un incendio in sala macchine causò un blackout totale che lasciò l’imbarcazione alla deriva per giorni, senza aria condizionata, con servizi igienici fuori uso e condizioni di vita al limite della sopravvivenza.

L’episodio, ribattezzato dai media americani come la “Poop Cruise”, ovvero la crociera della cacca, è oggi al centro di un documentario su Netflix che ricostruisce, attraverso le voci dei protagonisti, uno dei disastri più imbarazzanti e discussi della storia recente della navigazione turistica.

Tra disservizi, traumi, e una potente critica alla gestione delle emergenze nel turismo di massa, questo è un documentario imperdibile.

Qual è la vera storia dietro "Poop Cruise", la crociera della cacca

Guarda il trailer grazie al canale MovieDigger:

Doveva essere una vacanza da sogno, si trasformò in un incubo galleggiante. La vicenda della Carnival Triumph, passata alla storia come la "crociera degli escrementi", torna a far parlare di sé grazie a un nuovo documentario Netflix, "Trainwreck: Poop Cruise".

Ma per chi quell'inferno lo ha vissuto davvero, il racconto rischia di essere solo una spettacolarizzazione del trauma, un modo per lucrare su una sofferenza che non è mai passata.

A parlare è Tay Redford, all'epoca una ragazzina di appena 12 anni, oggi proprietaria di una pasticceria in Oklahoma. La sua testimonianza getta una luce inimmaginabile su quei quattro giorni di caos del febbraio 2013.

Un incendio nella sala macchine mise fuori uso i generatori della nave, lasciandola senza energia e senza propulsione. Per quattro interminabili giorni, oltre 4.000 persone rimasero alla deriva nel Golfo del Messico, costrette a vivere in condizioni disumane, tra il puzzo insopportabile dei bagni fuori uso e pozze di liquami che si allargavano sui ponti.

"Ho visto solo il trailer, ma non scalfisce nemmeno la superficie dell'orrore", racconta Tay, sentendosi "ferita" da un documentario che, a suo dire, dà voce soprattutto ai dipendenti della Carnival. "Vedere tutte queste persone fare soldi su questa storia è difficile. Per me, è come se stessero lucrando su qualcosa che mi ha profondamente traumatizzata".

Il ricordo di quei momenti è ancora vivido. La paura, il buio totale dopo il blackout, le urla. "Il mio primo pensiero fu: stiamo affondando. Piangevo istericamente, cercando di seguire i miei genitori nell'oscurità".

Quando riuscirono a raggiungere la loro cabina, la trovarono invasa da liquami e urina, con un'aria irrespirabile. Come molti altri, la famiglia di Tay fu costretta ad accamparsi sul ponte superiore, esposta agli elementi.

La situazione a bordo degenerò rapidamente. Con le scorte d'acqua che si esaurivano, l'equipaggio decise di aprire i bar. L'alcol, unito alla rabbia e alla scarsità di informazioni, divenne una miscela esplosiva: scoppiarono risse e la tensione divenne palpabile.

In quel caos, fu il fratello di Tay ad avere un'intuizione geniale: usare le lenzuola per costruire delle tende di fortuna, creando una "Città delle Tende" per ripararsi dal sole cocente.

Dopo giorni di agonia, la nave fu finalmente rimorchiata fino al porto di Mobile, in Alabama.

Con il mare agitato e le condizioni meteorologiche impreviste che rendevano i loro sforzi ancora più ardui, la posizione dei rimorchiatori fece sì che la nave venisse trascinata quasi su un fianco. Questo causò a fuoriuscita di escrementi umani acquosi: infiltrandosi lungo le pareti, riversandosi negli ascensori e ricoprendo indiscriminatamente i tappeti dei corridoi.

La Carnival offrì un risarcimento di soli 500 dollari a passeggero e il rimborso del viaggio, una cifra che Tay considera del tutto inadeguata a compensare il trauma subito.

Cos'ha dichiarato la compagnia di crociera

Dal canto suo, la compagnia di crociera ha dichiarato che l'incidente, avvenuto oltre 12 anni fa, è stato un "momento di insegnamento" per l'intero settore.

Un portavoce ha sottolineato gli oltre 500 milioni di dollari investiti da allora per migliorare i sistemi di sicurezza e prevenzione incendi, ribadendo l'impegno verso standard elevati e ricordando che, dal 2013, oltre 53 milioni di passeggeri hanno viaggiato in sicurezza.

Parole che, però, non bastano a lenire la ferita di chi, come Tay, ha giurato di non mettere mai più piede su una nave da crociera. Il suo racconto è il promemoria di come, dietro un evento diventato quasi una macabra barzelletta, si nasconda un trauma reale e profondo, che nessun documentario potrà mai catturare fino in fondo.

Trainwreck: Poop Cruise non è solo la storia di una nave alla deriva: è un monito su quanto velocemente il paradiso possa trasformarsi in panico quando l'illusione del controllo svanisce insieme al potere.

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