Ozzy Osbourne è diventato una leggenda del rock non solo per la sua musica, ma anche per gli eccessi che l'hanno reso uno dei personaggi più estremi - e sopravvissuti - nella storia dell’heavy metal.
E se ti stai chiedendo quali droghe abbia usato, quanto fosse grave la situazione e come (incredibilmente) sia ancora vivo, qui trovi tutte le risposte. Perché sì, il Principe delle Tenebre ha fatto di tutto... ma non ha mai smesso di raccontarlo.
Quando si parla di abusi nel rock, Ozzy Osbourne è il primo nome che viene in mente. Dalla fine degli anni '60 con i Black Sabbath fino ai primi 2000, la sua vita è stata un vortice di alcol, cocaina, LSD, eroina, metanfetamine e persino psicofarmaci e… qualsiasi altra cosa fosse disponibile.
Negli anni '70 e '80, l’uso di sostanze da parte di Ozzy era leggendario. In un'intervista, lo stesso cantante ha dichiarato di aver "preso così tanta cocaina da far sembrare Tony Montana un dilettante". Si racconta che durante i tour con i Sabbath, riuscisse a stare sveglio per giorni interi sotto effetto di speed e cocaina, alternati a litri di alcol.
L’LSD è stato un altro alleato fisso nei primi anni, al punto che Osbourne ha confessato di averlo assunto quotidianamente per circa un anno intero negli anni '70.
Non mancavano poi pillole di ogni tipo: da sedativi a benzodiazepine come Valium, spesso mischiate ad alcolici. Una miscela letale, ma che Ozzy affrontava con spavalderia, almeno fino a quando la realtà non ha iniziato a chiedere il conto.
Ozzy ha avuto più di una overdose, anche se la maggior parte non è mai finita sulle prime pagine dei giornali. Una delle più note è avvenuta nel 1989, quando è stato trovato privo di sensi nella sua casa di Londra dopo aver assunto un mix di alcol e sedativi. Ma ci sono state molte altre ricadute, spesso finite con ricoveri d'urgenza o periodi in riabilitazione.
Sharon Osbourne, moglie e manager, ha raccontato che il marito ha rischiato di morire almeno "sei o sette volte" per overdose o collassi. Eppure, incredibilmente, ne è sempre uscito vivo. I medici stessi l’hanno definito "un caso clinico unico", tanto che nel 2010 un team scientifico analizzò il suo DNA per capire come fosse ancora in vita. Il risultato? Ozzy ha delle mutazioni genetiche che lo rendono più resistente agli effetti di droghe e alcol rispetto alla media umana.
La sua sopravvivenza è diventata quasi una barzelletta, ma anche un simbolo della sua immortalità rock. Nel 2003, durante il reality "The Osbournes", i fan lo vedevano barcollare e biascicare: molti credevano fosse ancora sotto effetto di sostanze, ma si trattava dei danni neurologici lasciati da decenni di eccessi.
Ozzy Osbourne ha più volte dichiarato di voler uscire dal tunnel, ma solo dopo i 60 anni è riuscito davvero a imboccare la strada della sobrietà in modo duraturo. Dopo l’ultima ricaduta documentata nel 2013, ha cominciato un percorso più serio con l’aiuto di specialisti, supportato da Sharon e dai figli.
La sua autobiografia "I Am Ozzy" del 2010 è un resoconto crudo e sincero delle dipendenze che hanno segnato la sua vita. Oggi, Osbourne è molto più consapevole dei danni causati e cerca di tenere viva la memoria di quegli errori per evitare che altri li ripetano.
Tuttavia, non ha mai rinnegato il passato. Anzi, ne parla apertamente anche nelle interviste più recenti: "Sono stato un fottuto disastro, ma sono ancora qui. E se posso farcela io, può farcela chiunque". Il suo percorso verso la sobrietà è stato lungo, irregolare e pieno di inciampi, ma rappresenta un raro caso di "resurrezione rock".
Negli ultimi anni, Ozzy ha dovuto fare i conti anche con gravi problemi di salute - dal morbo di Parkinson a vari interventi chirurgici - che l’hanno costretto a rinunciare alle tournée. Ma se c’è una cosa che resta intatta è il suo spirito da sopravvissuto: il Principe delle Tenebre ha visto l’inferno… e ci ha fatto anche festa.