Il caso dell’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, avvenuto nell’agosto 2007, è tornato prepotentemente sotto i riflettori grazie a nuove indagini e a una serie di elementi che potrebbero riscrivere la scena del delitto.
Le ultime analisi scientifiche e investigative hanno infatti portato alla luce dettagli inediti, aprendo scenari che fino a poco tempo fa sembravano ormai chiusi.
Uno degli elementi più rilevanti emersi di recente riguarda una traccia di sangue rinvenuta sotto la cornetta del telefono fisso nella villetta di via Pascoli, già repertata nel 2007 ma mai approfondita realmente.
Oggi quella piccola macchia assume un significato nuovo e potenzialmente decisivo: secondo gli investigatori, l’inclinazione della goccia – circa 19 gradi – suggerisce che la cornetta fosse sollevata nel momento in cui il sangue è caduto.
Questo dettaglio fa ipotizzare che Chiara Poggi abbia tentato di chiedere aiuto proprio durante l’aggressione, venendo colpita mentre cercava disperatamente di telefonare. L’assassino avrebbe poi rimesso la cornetta al suo posto, lasciando una traccia che solo ora viene reinterpretata alla luce delle nuove analisi.
Il consulente della famiglia Poggi, Marzio Capra, ha sottolineato come all’epoca l’oggetto fosse stato analizzato in modo superficiale, forse anche a causa di una possibile contaminazione esterna. Ora, però, la rilevanza di quella traccia appare evidente e potrebbe ribaltare le ipotesi finora accettate sulla dinamica del delitto.
Un altro elemento dirompente riguarda la scoperta di un profilo genetico maschile ignoto isolato nel tampone orofaringeo della vittima.
Questa traccia, emersa grazie a nuove tecniche di analisi su un campione raccolto nel 2007 ma mai esaminato fino a poco tempo fa, potrebbe essere il risultato di un contatto diretto e violento: Chiara avrebbe morso il suo aggressore nel tentativo di difendersi.
Secondo le prime valutazioni, non si tratterebbe di una contaminazione accidentale, ma resta comunque da escludere in modo definitivo che il materiale genetico non provenga da soccorritori o tecnici intervenuti sulla scena del crimine.
Le nuove indagini suggeriscono una dinamica a più fasi, con la possibilità che Chiara Poggi sia stata aggredita da due persone.
Già in passato si era ipotizzato l’uso di due armi – una da taglio e una contundente – ma la mancanza di tracce specifiche aveva portato a scartare questa teoria.
Oggi, invece, la presenza di un secondo profilo genetico riapre la possibilità di un’aggressione a opera di due individui. La traccia di Dna trovata sulla lingua della vittima potrebbe appartenere a un uomo diverso da Andrea Sempio, già indagato per omicidio in concorso.
Alcune impronte, come la cosiddetta “impronta 33” sulla parete della scala, tornano così al centro dell’attenzione investigativa.
Tuttavia, molte delle prove raccolte nelle indagini originarie risultano oggi inutilizzabili: l’impronta sul dispenser del sapone, ad esempio, è stata contaminata, mentre le tracce di sangue lungo le scale e sul tappetino del bagno appartengono solo alla vittima.
Nonostante queste novità, la criminologa Sara Bolzan invita alla prudenza: la goccia di sangue sotto la cornetta potrebbe avere diverse spiegazioni e non si può escludere che fosse presente fin dall’inizio, venendo solo ora reinterpretata grazie alle nuove tecniche investigative.
Restano inoltre dubbi su molti dettagli tecnici, e le impronte parziali su oggetti e pareti non hanno fornito risultati utili.
Gli investigatori, però, non escludono la presenza di un secondo uomo e stanno esaminando le vecchie frequentazioni di Sempio. Tra i nomi riemersi nei verbali c’è quello di Michele Bertani, amico d’infanzia di Sempio e suicidatosi anni dopo, ma al momento non ci sono riscontri oggettivi sul suo coinvolgimento.