Vita segreta di Maria Capasso, ora su Netflix, nella classifica dei dieci film più visti, è tratto da una storia vera?
Il personaggio di Maria, donna napoletana costretta a scelte estreme e illegali, all'inizio per sopravvivenza e, dopo, per avidità, si ispira a fatti realmente accaduti?
La verità è che il film, tratto dall’omonimo romanzo di Salvatore Piscicelli (anche regista dell’opera), non racconta una vicenda documentata, ma nasce da un intreccio di storie reali e immaginazione.
Piscicelli ha dichiarato di essersi ispirato alle tante "Maddalene contemporanee" che ha conosciuto nella sua Napoli, donne forti e disperate, divise tra legalità e sopravvivenza. Quindi no, non è una storia vera nel senso stretto, ma affonda le sue radici in una realtà molto concreta.
Prima di continuare nella lettura, guarda il trailer del film, uscito al cinema nel 2019, e ora rilasciato su Netflix:
Diretto da Salvatore Piscicelli e tratto dal suo stesso romanzo omonimo, il film si muove su un confine sottile tra finzione e realtà.
Maria Capasso è esistita davvero?
No, Maria Capasso non è esistita davvero. Non ci sono cronache o sentenze che raccontino la sua vita. Ma questo non significa che la sua storia sia interamente frutto di fantasia.
La storia, ambientata a Napoli, racconta la vita di una donna semplice (almeno all'inizio), madre e moglie, che dopo la morte del marito, a causa di un tumore incurabile allo stomaco, si ritrova travolta da problemi economici e da uno sfratto.
Con tre figli da crescere e spinta dalla necessità, inizia un percorso oscuro: scelte discutibili, legami pericolosi con pregiudicati legati alla camorra e compromessi morali che la portano a una graduale trasformazione.
In un’intervista, lo scrittore Piscicelli ha dichiarato di essersi ispirato a tante donne incontrate nel corso della sua vita e carriera, donne comuni che, davanti a un destino difficile, si sono trovate a compiere scelte drastiche.
Anche se Maria non è mai esistita, la sua vita è un mosaico umano costruito con realismo, empatia e uno sguardo attento sulla marginalità urbana.
Maria potrebbe esistere davvero e potrebbe essere qualsiasi donna che, di fronte a estreme necessità, decide di fare scelte altrettanto estreme.
La sua è una storia plausibile, verosimile, quotidiana, collettiva, e per questo tocca corde profonde.
A rendere il racconto ancora più efficace è il tono con cui è stato scritto e diretto. Vita segreta di Maria Capasso evita il melodramma, non giudica mai la protagonista, né la fa sentire sbagliata.
Si tratta semplicemente di un racconto indagatore, su come la povertà e l’assenza di alternative reali possano spingere verso scelte pericolose, soprattutto quando il contesto sociale è fragile e le reti di protezione sono deboli o assenti.
All'inizio la scelta di fare cose illegali non avviene per cinismo o ambizione, ma per sopravvivenza. Ed è proprio questa ambiguità morale a rendere il film credibile e disturbante. Soprattutto perché le scelte successive alla prima, non saranno più dettate dai bisogni impellenti, ma da avidità e voglia di avere di più.
Il racconto non assolve, ma nemmeno condanna: diciamo che comprende.
L’ambientazione gioca un ruolo centrale. La Napoli di Piscicelli è reale e lontana dagli stereotipi: non folcloristica, non pittoresca, ma viva e contraddittoria. Una città che osserva, che accoglie e respinge allo stesso tempo.
La città diventa specchio della protagonista: bella e segnata, forte e piena di crepe. Una presenza silenziosa che accompagna ogni scena, quasi a ricordare che ciò che accade a Maria potrebbe accadere – o è già accaduto – a molte altre, in qualsiasi altra città.
Il fatto che molti spettatori si chiedano se Vita segreta di Maria Capasso sia tratto da una storia vera è, paradossalmente, il miglior riconoscimento possibile per l’opera. Significa che ha funzionato. Che la scrittura ha colpito nel segno. Che la messa in scena ha restituito un’umanità riconoscibile, al di là del genere, della classe sociale o della provenienza.