26 Jul, 2025 - 15:53

"Papillon" è una storia vera? Cosa sapere sul film con Steve McQueen e Dustin Hoffman

"Papillon" è una storia vera? Cosa sapere sul film con Steve McQueen e Dustin Hoffman

Chiunque abbia visto "Papillon", il film del 1973 con Steve McQueen e Dustin Hoffman, si sarà fatto la domanda: "Ma è tutto vero?" E la risposta è: quasi tutto, ma non proprio. Il film è ispirato all’autobiografia (e best seller mondiale) di Henri Charrière, detto "Papillon" per via di una farfalla tatuata sul petto.

Ecco cosa sappiamo del leggendario fuggitivo che ha ispirato Franklin J. Schaffner!

"Papillon", la storia vera dietro la finzione

Un nome che è diventato sinonimo di fuga impossibile, resilienza disumana e anche... un pizzico di leggenda romanzata.

Charrière è stato condannato nel 1931 per l’omicidio del protettore Roland Legrand. Secondo lui, però, si è trattato di uno scambio di persona: l’unico indizio era il soprannome "Papillon", usato da chi ha sparato. Un classico caso da "colpevole per coincidenza", diremmo oggi.

Charrière è stato spedito nella famigerata colonia penale della Caienna, nella Guyana francese, dove ha passato tredici anni cercando di scappare. E non per modo di dire: ha tentato la fuga nove volte, spesso sfidando la natura, i secondini e le leggi della fisica.

Steve McQueen: salti veri, rivali amici e furti

Il film diretto da Franklin J. Schaffner ha immortalato questa odissea carceraria trasformandola in un kolossal epico. Ma anche il set di "Papillon" ha avuto il suo bel da fare. Le riprese, fatte tra Giamaica, Spagna e Hawaii, sono state costellate da piccoli furti, scambi di battute piccanti e una quantità non indifferente di marijuana.

Pare che Steve McQueen abbia insistito per fare personalmente il celebre salto dalla scogliera, senza controfigura. "Una delle esperienze più esaltanti della mia vita", ha detto dopo. E se lo dice McQueen, non si discute.

Il rapporto con Dustin Hoffman? Altro che bromance da copertina. I due erano cordialmente freddi: una rivalità amichevole, con McQueen tutto muscoli e istinto, e Hoffman più cerebral-chic.

Ah, e durante le riprese in Giamaica, si narra che abbiano beccato Paul McCartney in vacanza. Ne è uscita addirittura una canzone: "Picasso’s Last Words (Drink to Me)", nata da una sfida lanciata da Hoffman. Altro che karaoke improvvisato.

Ma Papillon ha detto la verità? Ni.

L’autobiografia di Henri Charrière ha venduto oltre 10 milioni di copie, ma non è tutta verità pura. Come lui stesso ammise, solo il 75% del libro è realmente accaduto. Il restante? Una miscela ben frullata di aneddoti sentiti in cella, esperienze di altri detenuti, e un po’ di quel "savoir-faire narrativo" francese.

Lo stesso editore, Robert Laffont, ha commissionato un’indagine sulla veridicità del racconto. E diversi biografi hanno confermato che Charrière ha preso a prestito episodi da altri galeotti per colorare il suo racconto. Un po’ come se avesse detto: "La mia storia non è epica abbastanza, prendiamone un po' anche dagli altri!".

Ma alla fine, chi può biasimarlo? Dopo tredici anni di inferno carcerario, anche un po’ di fiction è perdonabile.

Dalla Guyana al Venezuela: l'ultima fuga

Dopo l'ultima evasione nel 1941, Henri è riuscito a fuggire dalla temutissima Isola del Diavolo, grazie a una zattera improvvisata fatta con noci di cocco. Ha attraversato le acque infestate da squali e guardie incazzate, ed è sbarcato in Venezuela, dove ha vissuto finalmente da uomo libero.

Arrestato per l’ultima volta, ha scontato solo un anno, ma con un trattamento ben diverso rispetto alle prigioni francesi. Il Venezuela, privo di accordi di estradizione con Parigi, è diventato il suo rifugio definitivo.

Nel 1956 ha ottenuto la cittadinanza venezuelana e ha aperto un night club a Caracas. Poi il terremoto del 1967 lo ha mandato in bancarotta. È stato allora che ha iniziato a scrivere. Il libro "Papillon" è uscito nel 1969 e boom! È diventato un fenomeno mondiale.

Charrière è morto nel 1973, pochi mesi prima di vedere il film sul grande schermo. Ma ha lasciato in eredità una delle storie di prigionia e evasione più famose della cultura pop.

Domande che (forse) ti stavi facendo:

  • Il film è completamente fedele al libro?

No. Alcuni personaggi, come Louis Dega, sono stati ampliati o modificati per esigenze narrative.

  • L’Isola del Diavolo esiste davvero?

Sì. Ed è tristemente nota per le sue condizioni disumane. Ma il set del film è stato ricostruito in Giamaica.

  • Perché si chiama "Papillon"?

Perché Henri aveva una farfalla tatuata sul petto. "Papillon" in francese vuol dire proprio "farfalla".

  • E il remake del 2017?

Nel 2017 è uscito un remake con Charlie Hunnam e Rami Malek. Più cupo, più moderno, ma forse meno iconico. Il confronto con McQueen e Hoffman è difficile da reggere.

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