Palco, musica, montagne sullo sfondo e migliaia di persone sotto il cielo di luglio: il 26 luglio, ai Laghi di Fusine (Udine), Jovanotti è tornato a esibirsi per l’unico live dell’estate. Ma stavolta non è stata solo la musica a fare notizia.
A far discutere è stato il suo intervento sul conflitto in Medio Oriente. Un breve discorso, carico di emozione ma anche di prudenza - forse troppa per alcuni -, che ha scatenato reazioni molto diverse: c’è chi lo ha difeso e chi, come Selvaggia Lucarelli, lo ha criticato apertamente. Ecco cosa è successo e cosa ha detto Jova.
Per Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, è stato un concerto la pietra della discordia. Durante l’esibizione al "No Borders Festival", di fronte a circa 5mila persone, il cantante de "L'ombelico del mondo" ha scelto di dire qualche parola sulla guerra in corso a Gaza. Lo ha fatto dopo aver visto tra il pubblico una bandiera della Palestina sventolare.
Queste le sue "incriminate" parole:
Non si può davanti a una natura così bella che il pianeta ci dona, all'opportunità di essere vivi, all'opportunità di convivere in uno spazio, come si può far succedere quello che sta succedendo? Da entrambe le parti, non è una questione di tifoseria. [...] Non ho niente di intelligente da dire su quello che sta succedendo. E siccome non ho niente di intelligente da dire, non dico niente. Tifo solo per la pace e la tregua. È l’unica cosa che sono in grado di sostenere con il mio modo di intendere la vita
Il messaggio era chiaro: niente slogan, niente analisi geopolitiche, solo un invito alla pace. Un tono umile, meditato, che ha ricevuto molti applausi dal pubblico e altrettanti "fischi" digitali.
Certo, c’è stato chi ha apprezzato la scelta di non "mettersi in cattedra" su un tema così complesso. Secondo alcuni, Jovanotti ha scelto la via della responsabilità: ha evitato semplificazioni e ha richiamato tutti alla necessità di fermarsi, respirare e desiderare la fine della violenza.
Insomma, per i suoi sostenitori, non sempre serve prendere posizione per l’uno o per l’altro: a volte basta chiedere pace. Punto.
Ovviamente ed evidentemente, non per tutti è stato così.
Ma non tutti l’hanno presa così. Anzi. Tra le voci più critiche, quella di Selvaggia Lucarelli ha fatto rumore. La giornalista ha condiviso il video del discorso su Instagram, accompagnandolo con un commento diretto:
Secondo Lucarelli, il silenzio - o meglio, la "neutralità" - su un tema come Gaza non è accettabile. La frase "non ho niente di intelligente da dire" viene letta come una forma di fuga. "Intelligente com’è, potrebbe dire cose intelligenti", ha scritto, ricordando che Jovanotti ha mezzi, seguito e autorevolezza per farlo.
E ha aggiunto:
Lucarelli non si è fermata a Jovanotti. Nei suoi post e nelle storie su Instagram, ha allargato la critica a molti altri volti noti del mondo dello spettacolo e della cultura, accusati di "non esporsi abbastanza".
Tra questi, ha citato anche Roberto Saviano, reo - secondo lei - di non aver detto una parola pubblica sulla questione, ma di scrivere centinaia di articoli autoreferenziali.
Per Lucarelli, non basta appellarsi alla pace: oggi serve "essere pacifisti e anticoloniali". Insomma, serve - sempre secondo questa visione - prendere posizione chiara e netta.
Ricapitoliamo:
Il video del suo intervento inizia a girare sui social. Alcuni lo apprezzano per la misura e il senso di responsabilità. Altri lo attaccano, accusandolo di ambiguità, di silenzio colpevole, o - come scrive Lucarelli - di "pavidità".
In mezzo a tutto questo, resta una domanda: in tempi di guerra, una voce pubblica ha il dovere di esporsi? Oppure ha senso che ognuno scelga come e quando parlare, anche solo per invocare la tregua?
Una risposta definitiva non c’è. Ma una cosa è certa: quando una figura popolare dice qualcosa - o sceglie di non dirlo - le reazioni non tardano ad arrivare. Anche, e forse soprattutto, quando si tratta di parlare di pace.