All’inizio degli anni Duemila, nei forum e nelle prime community online, comparve un nome destinato a diventare leggenda: John Titor.
Presentatosi come un viaggiatore nel tempo proveniente dall’anno 2036, l'uomo condivise racconti, “prove” e previsioni che affascinarono e divisero il pubblico.
C’era chi lo considerava un visionario, chi un abile mistificatore, ma tutti concordavano su una cosa: la sua storia era irresistibile e incredibile.
A distanza di oltre vent’anni, il caso John Titor continua a essere discusso e analizzato, e stasera se ne parlerà anche a Freedom, con Roberto Giacobbo.
Da quando H.G. Wells ci ha insegnato a sognare una macchina del tempo, l'idea di viaggiare tra le epoche ha tormentato la nostra immaginazione.
Tra le migliaia di sedicenti viaggiatori nel tempo apparsi nel corso dei decenni, nessuno ha lasciato un'impronta così profonda e duratura nel folklore digitale come John Titor.
La sua storia non è solo un racconto di fantascienza, ma un manuale perfetto su come creare un mito nell'era di internet: un soldato proveniente da un futuro distopico, in missione per salvare il mondo con un computer degli anni '70. Ma era tutto vero o si è trattato della più geniale bufala mai orchestrata online?
Tutto iniziò nel novembre del 2000. Su un forum dedicato ai viaggi nel tempo, un utente con il nickname "TimeTravel_0" si presentò.
Disse di essere un soldato americano del 2036, di stanza a Tampa, in Florida. La sua missione? Tornare indietro nel tempo fino al 1975 per recuperare un computer. Non un supercomputer avveniristico, ma un pezzo da museo: un IBM 5100.
La ragione, spiegò, era incredibilmente specifica e tecnicamente plausibile. Quel vecchio computer possedeva una caratteristica segreta e non documentata che permetteva di eseguire il debug di vecchi linguaggi di programmazione.
Una funzione vitale nel suo tempo per risolvere un imminente bug informatico, il cosiddetto "problema dell'anno 2038" del sistema Unix.
Per rendere il tutto più credibile, Titor fornì dettagli minuziosi sulla sua macchina del tempo, un'unità di distorsione gravitazionale installata, con pragmatismo tutto militare, nel telaio di una Chevrolet.
Aggiunse anche un tocco personale: era stato scelto per la missione perché suo nonno era stato uno degli ingegneri IBM che avevano lavorato a quel computer, un dettaglio che aggiungeva un'aura di veridicità e un legame umano alla sua storia.
Ma l'aspetto più interessante della sua leggenda risiedeva nelle sue profezie. Titor dipinse un futuro cupo per la nostra linea temporale: una seconda guerra civile americana sarebbe scoppiata nel 2005 a causa di disordini politici, e avrebbe diviso la nazione in cinque regioni.
Questo conflitto sarebbe culminato nel 2015 in una breve ma devastante guerra nucleare globale, con milioni di morti e il trasferimento della capitale degli Stati Uniti a Omaha, in Nebraska.
Naturalmente, nessuna di queste catastrofi si è verificata. E qui sta il colpo di genio di John Titor. Per giustificare le profezie mancate, introdusse il suo asso nella manica, la sua geniale via di fuga logica: l'Interpretazione a Molti Mondi della fisica quantistica.
Secondo questa teoria, ogni scelta crea un nuovo universo parallelo. Quindi, spiegò, gli eventi che aveva descritto erano accaduti nel suo universo, ma il suo stesso viaggio nel tempo avrebbe potuto creare una divergenza, portando il nostro mondo su un sentiero diverso. In questo modo, poteva avere ragione e torto allo stesso tempo.
Nel marzo del 2001, dopo quattro mesi di intense discussioni online, John Titor scomparve con la stessa rapidità con cui era apparso, lasciando un ultimo, criptico messaggio.
Da allora, l'indagine sulla sua vera identità non si è mai fermata. La teoria più accreditata punta a due fratelli della Florida: un avvocato specializzato in spettacolo e suo fratello, un informatico.
Una combinazione di competenze perfetta per orchestrare una narrazione così complessa. Loro, tuttavia, non hanno mai confermato né smentito.
Che fosse un soldato, un artista della performance digitale o un geniale programmatore con la passione per la narrazione, John Titor ha creato più di una semplice storia.
Ha lanciato un esperimento sociale che ha catturato l'immaginazione di un'intera generazione, dimostrando quanto il confine tra realtà e finzione possa diventare labile, soprattutto online. La sua leggenda non sopravvive perché la gente creda che fosse reale, ma perché rappresenta il potere di una storia ben raccontata.