11 Aug, 2025 - 12:46

Come finisce "Fuori in 60 secondi" con Nicholas Cage e Angelina Jolie

Come finisce "Fuori in 60 secondi" con Nicholas Cage e Angelina Jolie

Ventiquattro ore per rubare cinquanta auto di lusso: è questa la sfida impossibile che Fuori in 60 secondi mette nelle mani di Randall “Memphis” Raines, interpretato da Nicolas Cage, impegnato in un’operazione disperata per salvare la vita del fratello.

Accanto a lui, una squadra di vecchi complici e la magnetica Sway, alias Angelina Jolie, in un action movie tra i più famosi degli anni 2000.

Ripercorriamo gli ultimi minuti del film, tra l’ultima corsa e il momento in cui ogni tassello trova il suo posto.

Come finisce Fuori in 60 secondi

Prima di continuare nella lettura, guarda il trailer ufficiale, grazie a Home Cinema Trailer:

Un timer che scorre, una lista di 50 auto da sogno e una notte per rubarle tutte. Fuori in 60 secondi è la quintessenza del cinema d'azione targato Jerry Bruckheimer: rombante, adrenalinico e con un cuore che batte sotto il cofano. Ma oltre gli inseguimenti mozzafiato e le supercar, cosa significa l'epilogo?

Dopo un inseguimento leggendario per le strade di Long Beach al volante di "Eleanor", la mitica Shelby Mustang, Memphis Raines (Cage) riesce a consegnare le auto al gangster Calitri. Ma il boss, prevedibilmente, lo tradisce.

Nella resa dei conti finale, mentre la polizia fa irruzione, Calitri sta per uccidere il detective Castlebeck (Delroy Lindo), l'uomo che gli ha dato la caccia per tutto il film. In una frazione di secondo, Memphis sceglie: invece di fuggire, salva il suo nemico, spingendo Calitri giù da una ringhiera e mettendo fine alla minaccia.

È un momento catartico. Castlebeck capisce che Memphis, nonostante sia un ladro geniale, è prima di tutto un uomo che ha rischiato tutto per salvare suo fratello.

Riconoscendo il suo codice d'onore e la sua redenzione, il detective chiude un occhio e non procede all'arresto. 

"L'amore di un fratello è l'amore di un fratello", mormora, lasciandolo andare. Memphis, ormai sulla retta via, gli rivela dove trovare le auto rubate, chiudendo per sempre con il suo passato.

Perché non c'è mai stato un sequel?

Per un franchise così iconico, una domanda sorge spontanea: perché non c'è mai stato un sequel? La risposta è una storia complicata, che affonda le radici nel film originale del 1974 e nella tragica fine del suo creatore.

Per capire il sequel che non ha visto mai la luce, bisogna conoscere H.B. "Toby" Halicki. Non era un semplice regista: era uno stuntman, un attore, uno sceneggiatore, un pioniere totale, un uomo-orchestra ossessionato dalle auto e dalla lamiera contorta.

Il suo Fuori in 60 secondi originale era un film grezzo, quasi un documentario, famoso per una sequenza di inseguimento di 40 minuti in cui vennero distrutte 93 auto. Halicki era il centro di tutto il progetto.

Nel 1989, decise di superare se stesso con Fuori in 60 secondi 2. Aveva già acquistato 400 veicoli da demolire in una singola, epica scena. Ma il sogno si trasformò in un incubo sul set a Tonawanda, New York.

Durante la preparazione di una complessa acrobazia che prevedeva il crollo di una torre idrica, qualcosa andò storto. La struttura cedette prematuramente, abbattendo un palo del telefono.

Il destino, con una crudeltà beffarda, volle che proprio il "Re degli Incidenti Stradali" perdesse la vita in un incidente sul set, a soli 48 anni. E così la produzione fu interrotta per sempre.

Oggi, il sequel di Fuori in 60 secondi esiste e non esiste allo stesso tempo. È un fantasma di un film. La vedova di Halicki, Denice, ha raccolto il girato esistente e lo ha reso disponibile come contenuto extra in un DVD.

Si tratta di poco più di mezz'ora di materiale, un montaggio febbrile che offre uno sguardo su ciò che sarebbe potuto essere: un'altra impresa folle e magnetica.

Così, mentre il film con Nicolas Cage del 2000 è tecnicamente un reboot, l'unico vero "seguito" rimane quel frammento incompiuto, testamento tragico della passione di un uomo che ha dato letteralmente la vita per il suo cinema.

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