Un dramma all'italiana uscito a ottobre 2022 e diretto da Francesca Archibugi. Potremmo definire così Il colibrì: un film intenso, un racconto dove vediamo continuamente alternarsi passato e presente, sfide di ogni giorno e complessi che riguardano l'amore.
Nel film prodotto da Domenico Procacci per Fandango, insime a Anne-Dominique Toussaint per Les Films des Tournelles e Orange Studio, realizzato in collaborazione con Rai Cinema, recitano nel cast principale Pierfrancesco Favino, Kasia Smutniak e Bérénice Bejo.
Entriamo subito nell'atmosfera di questo film drammatico ed esistenziale dando un'occhiata al trailer ufficiale del film:
Al centro della vicenda c'è il nostro colibrì (questo il suo soprannome) Marco Carrera. Viene chiamato così da ragazzino per via delle sue caratteristiche fisiche: è leggero, minuto, delicato.
Durante la narrazione, assistiamo alla proiezione di ricordi della sua vita, momenti che appartengono al passato, a cominciare dagli anni '70, e che proseguono fino al futuro più vicino.
Il protagonista è cresciuto in una famiglia burrascosa, con i genitori sempre pronti a litigare e tra amori ma completamente consumati, seppur intensi. La prima storia, quella con Luisa, non l'ha mai dimenticata ed è solo una parte di ciò che viene raccontato nel film.
Vedremo il suo percorso di vita snodarsi sullo schermo. Con la fidanzata Marina avrà la figlia Adele, ma niente si dimostrerà lieto o completamente soddisfacente: la compagna soffre di disturbi a livello psicologico e la figlia dovrà affrontare diverse difficoltà, alcune più dolorose anche e soprattutto per Marco. A dargli conforto, sarà una figura essenziale del film, Daniele, uno psicoterapeuta.
Tratto dal trailer ufficiale pubblicato da Fandango
Il film "Il colibrì" non ha un finale felice. Il nostro protagonista, Marco, arriva a essere anziano e si ammala gravemente: non può più salvarsi. La malattia lo logora, è stanco di assistere ai suoi effetti, non vuole soffrire dopo la chemioterapia, rifiuta di proseguire con le cure, quindi decide di ricorrere all'eutanasia: una scelta ponderata in un momento difficile, in cui però si sente sereno e sicuro della decisione.
Capisce di doverlo fare mentre riflette davanti al mare, nella villa di famiglia e davanti ai parenti: ci sono tutti eccetto la figlia, appunto, che anni prima è morta a causa di un incidente. Marco ha più paura della vita che della morte: un messaggio che si legge un po' per tutto il corso del film.
Il film è stato girato principalmente in Toscana, la regione nella quale sono state effettuate le riprese più importanti. Tra le località più gettonate abbiamo: Monte Argentario, Orbetello e Capalbio, località costiere in provincia di Grosseto.
E poi ancora:
Il protagonista per buona parte del film prova sensazioni negative come il senso di colpa e attiva spesso meccanismi di difesa davanti al dolore e all'imprevedibilità della vita. Il finale ci fa riflettere su quanto abbracciare l'esistenza con i suoi paradossi, le prove ardue e le sue contraddizioni sia tremendo. Arrivati alla conclusione però, per quanto altrettanto inquietante sia la scelta, ci colpisce una svolta importante, quella del carattere di Marco.
L'atto finale, infatti, non simboleggia una resa alla morte, quanto una sorta di presa di posizione consapevole sull'esistenza, sul destino, dopo tanti amori infelici, dolorosi lutti e perdite, difficoltà, ci si smuove e ci si ferma.
Marco decide di morire in modo dignitoso e cosciente, abbracciando ciò che gli resta. Anche quando tutto sembra voler sopraffare l'esistenza del protagonista, lotta per mantenersi saldo e decide ciò che è più giusto fare secondo lui.