Alain Delon in uniforme garibaldina, sguardo magnetico e un sorriso che conquista: basta una scena de "Il Gattopardo" per capire perché Tancredi Falconeri sia entrato nell’immaginario collettivo come uno dei personaggi più affascinanti del cinema italiano.
Ma viene spontaneo chiedersi: Tancredi è esistito davvero? Oppure è frutto della fantasia di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore del romanzo da cui Luchino Visconti ha tratto il suo kolossal? La risposta è più intrigante di quanto sembri, perché dietro al giovane nipote del Principe di Salina si nasconde un mix di storia, invenzione letteraria e suggestioni autobiografiche.
Cominciamo dalla domanda che tutti si pongono: Tancredi Falconeri non è mai esistito nella realtà. Non ci sono documenti storici, cronache o genealogie che attestino l’esistenza di un "nipote del Principe di Salina" con quel nome.
Giuseppe Tomasi di Lampedusa, aristocratico palermitano e ultimo discendente di una famiglia nobile, inventò il personaggio per esigenze narrative. Tancredi rappresenta l’archetipo del giovane ambizioso, capace di adattarsi ai tempi e di sopravvivere a ogni cambiamento politico. La sua celebre frase, "Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi", racchiude la sua filosofia opportunista e lo rende il simbolo stesso del trasformismo politico italiano.
Se il Principe di Salina (Don Fabrizio) incarna la vecchia nobiltà in declino, Tancredi è il volto del nuovo mondo: bello, scaltro e pronto a cavalcare l’onda del progresso, anche a costo di tradire ideali e sentimenti.
Anche se Tancredi non è esistito come individuo, non significa che sia nato dal nulla. Gli studiosi hanno più volte ipotizzato che Tomasi di Lampedusa si sia ispirato a più figure reali per costruirne il carattere:
Insomma, Tancredi non aveva un certificato di nascita, ma era il frutto di osservazioni acute, memorie familiari e un pizzico di letteratura francese.
Se il romanzo aveva già reso celebre Tancredi, è stato il film di Luchino Visconti a trasformarlo in una vera icona. E gran parte del merito va ad Alain Delon.
L’attore francese, già sulla strada per diventare sex symbol internazionale, interpretò Tancredi con una dose di fascino, leggerezza e ambiguità che lo hanno reso indimenticabile. Con il suo sguardo azzurro e l’uniforme garibaldina, Delon ha dato volto e corpo a un personaggio che oggi molti identificano più con lui che con la pagina scritta.
Non è un caso che il Tancredi di Visconti sia ricordato anche da chi non ha mai letto il romanzo. Luchino Visconti, aristocratico come Tomasi di Lampedusa, aveva intuito che il giovane Delon incarnava perfettamente la duplice natura di Tancredi: irresistibile seduttore ma anche opportunista calcolatore. Un personaggio che conquista e irrita allo stesso tempo.
La vicenda sentimentale di Tancredi è un altro tassello che ha contribuito alla sua fama. Da un lato c’è Concetta, la figlia del Principe, innamorata del cugino con la speranza ingenua di diventare sua moglie. Dall’altro c’è Angelica, la bellissima figlia del sindaco Don Calogero, interpretata da Claudia Cardinale.
Tancredi sceglie Angelica, non tanto per amore quanto per convenienza: l’unione gli garantisce prestigio e denaro, mentre la povera Concetta resta con il cuore infranto. Questo intreccio amoroso, tra ragione e sentimento, ha alimentato decenni di discussioni e analisi, perché mostra in maniera brutale quanto spesso le scelte personali siano guidate più dal calcolo che dal sentimento.
Al di là del fascino estetico e delle vicende amorose, Tancredi Falconeri è diventato un vero simbolo politico e sociale. Il suo trasformismo, cioè la capacità di adattarsi a ogni regime pur di mantenere il potere, è stato letto come una metafora dell’Italia stessa.
Non a caso, ancora oggi, quando si parla di politici che cambiano casacca, si cita spesso la frase di Tancredi. In poche parole, Giuseppe Tomasi di Lampedusa ha creato un personaggio che, pur non essendo mai esistito, sembra descrivere perfettamente dinamiche ancora attualissime.