Dopo quindici anni, sei stagioni televisive e due film, il sipario sta per calare definitivamente su una delle saghe più amate della televisione.
"Downton Abbey: The Grand Finale" è uscito ieri nei cinema, promettendo un ultimo, sontuoso viaggio tra i corridoi della tenuta più famosa d'Inghilterra.
L'attesa dei fan è palpabile, ma le prime recensioni della critica internazionale dipingono un quadro complesso e polarizzato.
Da un lato c'è chi lo celebra come un "bellissimo addio", un caldo abbraccio finale per chi ha seguito le vicende della famiglia Crawley per anni. Dall'altro, c'è chi lo liquida come un capitolo stanco e non all'altezza del suo titolo altisonante. Un epilogo che, ancora prima di arrivare al pubblico, ha già acceso il dibattito.
Ecco il trailer ufficiale:
Il verdetto della critica su "Downton Abbey: The Grand Finale" sembra dipendere interamente dalla prospettiva con cui ci si siede in sala.
Per chi cerca il conforto di un mondo familiare, fatto di eleganza, drammi sussurrati e l'inconfondibile umorismo britannico, il film sembra centrare perfettamente l'obiettivo. Non è un caso che su Rotten Tomatoes, il film abbia ottenuto un lusinghiero 88% di recensioni positive dalla critica e un plebiscito del 98% dal pubblico.
Il consenso generale è chiaro: l'ultimo capitolo è "lenitivo come una tazza di tè e soddisfacente nel fornire una conclusione".
Molti critici hanno lodato la capacità del creatore Julian Fellowes di regalare ai fan esattamente ciò che desiderano. Brian Viner del Daily Mail, assegnando quattro stelle, lo descrive come un'esperienza avvolgente: "È banale e stereotipato, a volte persino assurdo, ma due ore immersi in Downton sono come crogiolarsi in un bagno caldo. Mi mancherà parecchio".
Sulla stessa linea è Nicky Morris di Hello! Magazine, che lo definisce un "brillante e splendido addio all'amatissima saga", capace di offrire "un mix di umorismo, dramma e un pizzico di tristezza".
Tuttavia, non tutti sono rimasti incantati dal fascino aristocratico dei Crawley. Per alcuni critici, la formula inizia a mostrare la corda, trasformando quello che un tempo era un racconto avvincente in una stanca autocelebrazione.
Tara Brady dell'Irish Times è stata la più severa, liquidando il film con sole due stelle e una critica tagliente: "Un tempo Downton possedeva il fascino di trasformare un ribelle in un signore. Il suo fascino in calo potrebbe ora trasformare un ardente monarchico in un fan dei Kneecap". Un'accusa pesante di aver perso la propria magia e la propria rilevanza.
A metà strada si collocano le recensioni più moderate, come quella di James Dyer di Empire, che assegna tre stelle. Pur riconoscendone il valore come "solido addio per l'intera saga", con ogni personaggio che ottiene il suo momento di gloria, lancia un monito che molti condividono.
"Per quanto divertente sia, speriamo che questo ultimo finale resti tale. Qualsiasi altra cosa non sarebbe corretta". Un sentimento diffuso anche tra i fan più fedeli: l'amore per Downton è grande, ma il rischio di rovinare il ricordo con sequel non necessari è un timore concreto.
Un elemento unisce tutte le recensioni: la commozione per la dedica finale a Dame Maggie Smith. La sua Violet Crawley, la Contessa Madre, è stata l'anima e la lingua più tagliente della serie.
La sua scomparsa nel film precedente e la recente, reale scomparsa dell'attrice rendono questo ultimo capitolo un tributo tanto doveroso quanto toccante.
Insomma, "Downton Abbey: The Grand Finale" sembra essere un film scritto con un unico destinatario in mente: i suoi fan. Per loro, sarà un addio emozionante, confortante e soddisfacente.
Per tutti gli altri, potrebbe apparire come un'elegante ma superflua passerella finale. La vera domanda, ora, è se i produttori ascolteranno il consiglio della critica e lasceranno che questo sia, davvero, il gran finale.