15 Sep, 2025 - 15:08

Perché David Bowie era chiamato il Duca Bianco

Perché David Bowie era chiamato il Duca Bianco

David Bowie è stato il camaleonte per eccellenza della cultura pop, un artista che non si è mai limitato a scrivere canzoni, ma ha creato interi universi abitati da alter ego indimenticabili.

Da un alieno androgino a un astronauta perduto nello spazio, ogni sua maschera era un capitolo di una narrazione più grande. Ma tra le paillettes e il glam rock, si nasconde un periodo oscuro, un capitolo controverso incarnato dal suo personaggio più spettrale e inquietante: il Duca Bianco.

Un aristocratico psicopatico nato da un abisso di dipendenza e paranoia, che portò Bowie a flirtare pericolosamente con l'immaginario fascista, lasciando una macchia indelebile e, allo stesso tempo, dando vita ad alcuni dei suoi più grandi capolavori.

Dall'alieno glam all'orlo del baratro

La carriera di Bowie è stata una parata di maschere. Il suo primo, vero trionfo arrivò con Ziggy Stardust, l'alieno messianico del glam rock che lo catapultò nell'olimpo delle superstar. Ziggy era eccesso, teatralità e ambiguità sessuale.

La sua evoluzione, Aladdin Sane (un gioco di parole per "A Lad Insane", un ragazzo pazzo), era una versione più oscura e frammentata dello stesso personaggio, segnata dalle pressioni della fama e da una crescente instabilità, riflesso della diagnosi di schizofrenia del fratello Terry.

Ma fu a metà degli anni '70 che Bowie, trasferitosi a Los Angeles, sprofondò in un abisso personale.

Alimentato da una dipendenza devastante dalla cocaina, paranoia e malnutrizione, iniziò a perdere il confine tra sé e i suoi personaggi.

È in questo contesto che emersero le sue dichiarazioni più scioccanti. In un'intervista a Playboy del 1974, definì Hitler "una delle prime rock star", ammirandone la teatralità.

L'anno successivo, le sue esternazioni si fecero più cupe, invocando una soluzione di estrema destra per la decadenza morale.

L'apice fu raggiunto nel 1976, quando fu fermato al confine tra Polonia e Russia in possesso di cimeli nazisti e, poco dopo, dichiarò: "Credo che la Gran Bretagna potrebbe trarre beneficio da un leader fascista".

La nascita del Duca Bianco

Queste parole controverse non erano isolate; erano la colonna sonora della nascita del suo alter ego più gelido: il Duca Bianco Magro (The Thin White Duke). Introdotto ufficialmente nell'album "Station to Station" (1976), il Duca era la personificazione fisica di quel periodo oscuro.

Con i capelli biondi tirati all'indietro, un abito impeccabile e un'espressione vacua, rmagrissimo, era l'antitesi totale di Ziggy. Bowie stesso lo descrisse come "un tipo molto ariano e fascista... un superuomo senza emozioni".

Il Duca era un aristocratico zombie, un "romantico senza sentimenti" che cantava d'amore ma non provava nulla. Era il prodotto diretto della cocaina, un personaggio così consumante che Bowie in seguito ammise di non ricordare quasi nulla delle registrazioni di "Station to Station", definendo quel periodo "i giorni più bui della mia vita" e l'album "l'opera di una persona completamente diversa".

La fuga a Berlino e la rinascita artistica

Fu l'amico Iggy Pop a scuoterlo, consigliandogli di disintossicarsi e di abbandonare quel personaggio mortifero. Bowie lo ascoltò. Lasciò il calderone tossico di Los Angeles e, dopo un breve periodo in Svizzera, si trasferì a Berlino Ovest, cercando l'anonimato e la sobrietà.

Lì, lontano dalla fama e dalle droghe, riuscì finalmente a uccidere il Duca Bianco.

Da quelle ceneri, però, nacque una delle fasi creative più importanti della sua carriera: la celebre "Trilogia di Berlino". Gli album Low, "Heroes" e Lodger, realizzati insieme a Brian Eno, furono opere sperimentali, introspettive e rivoluzionarie, il suono di un artista che si stava ricostruendo pezzo per pezzo.

Il Duca Bianco fu un personaggio tragico, un fantasma nato da un inferno personale che per poco non distrusse il suo creatore.

Ma, paradossalmente, fu proprio la fuga da quel baratro a regalare al mondo alcuni dei momenti più alti e puri della musica di David Bowie.

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