17 Sep, 2025 - 10:45

Terza guerra mondiale, l'opinione di Marco Travaglio sulla Nato che inventa minacce

Terza guerra mondiale, l'opinione di Marco Travaglio sulla Nato che inventa minacce

Nell’editoriale di Marco Travaglio emerge con chiarezza un concetto centrale: la narrazione dominante sulla guerra in Ucraina e sui rapporti fra Russia e NATO si regge sempre più sulla costruzione di presunte “minacce russe”, spesso smentite dai fatti o talmente forzate da ribaltare la realtà. L’attacco mai avvenuto all’aereo della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presunto attentato a un leader ucraino attribuito a Mosca ma compiuto da un cittadino ucraino e l’episodio dei droni caduti in Polonia e Bielorussia dimostrano, secondo Travaglio, come ogni episodio venga piegato per alimentare l’idea di un’aggressione russa imminente.

Questo meccanismo, scrive il direttore de il Fatto Quotidiano, ha un obiettivo preciso: convincere opinioni pubbliche sempre più scettiche a sostenere senza esitazione una guerra preventiva “contro la Russia”, anche a costo di inventare incidenti o gonfiare dichiarazioni di routine.

La “minaccia russa” che non c’è: il racconto capovolto dei media occidentali

Il caso più recente riguarda le parole di Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino. Quest’ultimo ha affermato che “la NATO è in guerra con la Russia per il suo sostegno all’Ucraina”. Si tratta, sottolinea Travaglio, di una constatazione ovvia: da anni infatti l’Alleanza atlantica addestra, finanzia e arma l’esercito ucraino, prima contro i separatisti filorussi del Donbass, poi contro Mosca dopo l’invasione del 2022. Una realtà talmente lampante che la stessa NATO non ha mai negato di supportare militarmente Kiev.

Eppure, continua Travaglio, quella che dovrebbe essere una banale presa d’atto è stata trasformata in una minaccia bellicosa. Giornali e leader occidentali hanno interpretato l’uscita di Peskov come se fosse stata una dichiarazione di guerra russa alla NATO. La premier estone Kaja Kallas ha parlato di “escalation voluta da Putin”, e anche il ministro italiano Guido Crosetto ha paventato la possibilità di attacchi russi al nostro Paese, pur senza spiegare quale reale interesse Mosca avrebbe ad aprire un fronte con l’Italia.

La responsabilità della NATO e i silenzi europei

L’editoriale non si limita a denunciare il ribaltamento mediatico. Travaglio sottolinea anche le contraddizioni dell’Occidente. Se la NATO ha deciso di entrare in maniera diretta in un conflitto che, almeno formalmente, non la riguardava, armando e sostenendo massicciamente un Paese non membro come l’Ucraina, non può sorprendersi se la Russia lo ricorda pubblicamente. Inoltre, quando l’esplosione dei gasdotti Nord Stream tagliò i collegamenti energetici tra Mosca ed Europa, Bruxelles ha taciuto sul coinvolgimento di Kiev preferendo invece continuare ad accusare la Russia di aggressioni inesistenti, come nel caso dei droni senza vittime né danni.

Secondo Travaglio, la sproporzione è evidente: da un lato ci sono attacchi diretti contro infrastrutture critiche, dall’altro episodi secondari e privi di conseguenze drammatizzate a dismisura per alimentare la paura di Mosca.

Il ruolo della propaganda e l’opinione pubblica

Il punto più delicato dell’analisi riguarda il rapporto tra propaganda e consenso. I cosiddetti “guerrapiattisti” – politici e commentatori schierati a favore della prosecuzione indefinita del conflitto – sono consapevoli che i sondaggi mostrano una crescente stanchezza tra i cittadini europei. Molti iniziano a notare le contraddizioni della narrazione ufficiale: da una parte si accusa la Russia di voler invadere l’Europa, dall’altra il presidente Putin ribadisce che non ha alcuna intenzione di farlo ed invita persino osservatori statunitensi alle esercitazioni militari in Bielorussia.

Per questa ragione, ogni giorno sembra necessario costruire un nuovo allarme russo. Non conta tanto la veridicità degli episodi, quanto l’urgenza di alimentare la percezione di minaccia. I media mainstream svolgono in questo una funzione decisiva, amplificando dichiarazioni o reinterpretando frasi fino a stravolgerne il significato.

La stampa e la libertà “rovesciata”

L’ultima parte dell’editoriale è un j’accuse contro la stampa italiana ed europea. Quotidiani di ogni orientamento – dal Corriere della Sera a La Repubblica, dalla Stampa al Messaggero, fino a testate come Il Giornale e Libero – hanno titolato sul presunto “affondo” o sulla “minaccia” di Peskov. Un coro unanime che, secondo Travaglio, dà la misura di quanto il dibattito pubblico sia ormai prigioniero di una narrazione bellica precostituita.

Il paradosso è che la Russia viene dipinta come un Paese privo di libertà di stampa, ma in questo caso – osserva polemicamente il giornalista – è in Occidente che sembra prevalere una linea unica, dove la manipolazione dell’informazione diventa strumento politico quotidiano.

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