21 Sep, 2025 - 13:21

Origini e patrimonio di Roberto Russo: addio al marito di Monica Vitti

Origini e patrimonio di Roberto Russo: addio al marito di Monica Vitti

È scomparso a Roma Roberto Russo, regista, sceneggiatore e fotografo noto anche per essere stato il compagno e poi marito dell’attrice Monica Vitti. La notizia della morte - comunicata questa mattina, 21 settembre 2025 - chiude un capitolo che ha legato due figure importanti del cinema italiano, e riapre la memoria su un percorso artistico spesso tenuto nello sfondo della grande diva.

Russo si è spento all’età di 77 anni dopo una malattia che lo aveva costretto alla degenza in una residenza sanitaria assistenziale della capitale. I funerali sono stati fissati per martedì 23 settembre nella Chiesa degli Artisti.

Gli inizi: età, origini e carriera di Roberto Russo

Nato a Roma il 28 settembre 1947, Roberto Russo (78 anni in una settimana) ha iniziato la propria carriera come fotografo di scena - mestiere che lo ha messo in contatto diretto con il set e con le dinamiche intime del lavoro d’autore.

Dal backstage alla macchina da presa il passaggio non è stato improvviso: la sensibilità per l’immagine e il rapporto con gli attori lo hanno portato a tentare la strada della regia, ottenendo un riconoscimento importante fin dal suo esordio.

Nel 1983 Russo, infatti, ha firmato "Flirt", film che lo ha imposto all’attenzione critica e che lo ha visto lavorare proprio con Monica Vitti come interprete principale. L’anno successivo il regista è stato premiato con il David di Donatello come miglior regista esordiente, un sigillo che certificava una voce nuova nel panorama italiano di quegli anni.

La fotografia, infine, il tratto intimista nelle inquadrature e un’attenzione a tematiche relazionali ricorrevano nella sua poetica registica.

Il rapporto con Monica Vitti: tra vita privata e lavoro

La storia personale di Russo è indissolubilmente legata a quella di Monica Vitti. I due si sono conosciuti sul set e, dopo un lungo fidanzamento, si sono sposati ufficialmente il 28 settembre 2000 in Campidoglio.

Un’unione che era però il coronamento formale di un legame già molto lungo e complesso, fatto di collaborazioni artistiche e di cura reciproca negli anni della malattia di Vitti. Attrice, icona del cinema italiano e interprete cardine per registi come Michelangelo Antonioni, visse gli ultimi anni della propria vita lontana dai riflettori: Russo rimase al suo fianco fino alla morte dell’attrice, avvenuta il 2 febbraio 2022.

La loro collaborazione sul lavoro è stata imprescindibile: "Flirt" e "Francesca è mia" (1986) sono due titoli che segnano la fase registica di Russo e al contempo definiscono una parte della carriera matura della celebre attrice, che ha scelto per quegli anni un percorso meno mainstream ma più personale, affidandosi anche alla sensibilità del compagno.

I due hanno condiviso autorialità, scelte musicali e un comune rispetto per il mestiere cinematografico.

Il patrimonio economico: tra stime e riservatezza

Uno degli aspetti che desta sempre curiosità quando si parla di personaggi legati al mondo del cinema riguarda il patrimonio economico. Nel caso di Roberto Russo, tuttavia, non esistono fonti ufficiali né dati pubblici che quantifichino con certezza l’ammontare dei suoi beni.

La riservatezza che da sempre ha contraddistinto la sua vita privata si riflette anche su questo aspetto: nessuna dichiarazione, nessun documento pubblico o indiscrezione confermata ha mai reso noto il valore del suo patrimonio.

È possibile però avanzare alcune considerazioni basate sul contesto. Russo ha diretto film premiati, ha lavorato come fotografo e sceneggiatore, ed è stato accanto a Monica Vitti, attrice di fama internazionale.

Questi elementi lasciano supporre che il regista abbia potuto beneficiare di un tenore di vita agiato, sostenuto anche dal successo economico e immobiliare della moglie. Alcune stime giornalistiche non ufficiali parlano di un patrimonio che potrebbe collocarsi nell’ordine di qualche milione di euro, considerando i diritti d’autore, i proventi cinematografici e le proprietà immobiliari tra Roma e altre località frequentate dalla coppia.

Si tratta, va sottolineato, di semplici supposizioni: l’esatta entità delle ricchezze di Roberto Russo non è mai stata resa nota né confermata. Ciò che resta, al di là dei numeri, è la sua eredità culturale e affettiva, molto più rilevante di qualsiasi stima patrimoniale.

L’eredità artistica: film, premi e memoria

Sul piano professionale, Russo ha lasciato un’eredità che - pur non vasta come quella di registi più conosciuti - contiene momenti significativi per il cinema italiano degli anni Ottanta. Il David di Donatello per "Flirt" resta il riconoscimento più evidente, ma la sua cifra artistica va cercata nei dettagli: l’uso della fotografia scenica, la cura del volto e della luce, l’interesse per le dinamiche di coppia viste con attenzione quasi documentaristica.

Negli anni successivi Russo si è tenuto legato al mondo dell’immagine, alternando progetti di regia a lavori grafici e fotografici. Per il grande pubblico il suo nome resterà spesso associato a quello di Monica Vitti - non solo per la relazione personale, ma perché è attraverso quei film che molti hanno conosciuto il suo sguardo.

Critici e colleghi ne ricordano la discrezione: un regista che non cercava la ribalta dello star system, ma che lavorava per costruire quadri narrativi intensi e misurati.

L’addio e il cordoglio: cosa ci lascia la notizia

La morte di Roberto Russo è arrivata come un fulmine a ciel sereno. I messaggi e i necrologi dei principali giornali sottolineano il lato privato e umano del regista: l’uomo che ha scelto la cura (e il ritiro) accanto a una delle più grandi attrici italiane, e che ha portato avanti una produzione artistica fatta di misura e rispetto per gli interpreti.

I funerali nella Chiesa degli Artisti offriranno un ultimo omaggio pubblico a una figura che molti ricordano per discrezione e dedizione.

Per il pubblico di oggi, abituato a un racconto mediatico più veloce e superficialmente celebrativo, la storia di Russo può essere letta come esempio di un altro modo di fare cinema: meno rumoroso, più concentrato sulla relazione tra regia e interprete, sulla fotografia come scrittura visiva.

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