Che fine ha fatto Yu Yu? E soprattutto, che malattia ha avuto la cantante che nei primi anni Duemila ci ha fatto ballare con "Mon petit garçon" e "Bonjour Bonjour"? Dietro il sorriso solare e i videoclip che giravano ovunque, Giuditta Guizzetti - questo il suo vero nome - ha vissuto un percorso durissimo: l'anoressia, la caduta libera nel silenzio, un tentato suicidio e infine la rinascita, fatta di terapia, scrittura e una nuova vita a Ibiza.
La sua vita non è stata facile, ma con tenacia (e un aiuto fondamentale) ha saputo rialzarsi, costruendosi la vita che ha sempre sognato. La sua non è la classica parabola "dalla fama al buio", ma una storia che racconta senza filtri quanto fragile possa essere l'equilibrio tra successo e abisso.
Oggi Yu Yu è pronta a risalire sul palco, e lo fa con un bagaglio di esperienza, consapevolezza e una forza che solo chi è passato dall’inferno può avere.
Quando "Mon petit garçon" esce nel 2002, Yu Yu non è una popstar costruita a tavolino. È una ragazza di Parigi, con le radici ben piantate a Bergamo - per parte di padre -, classe 1976 e che lavora come hostess per una compagnia aerea. Un giorno canta, il brano esplode e la sua vita cambia per sempre. Il pubblico la ama, i programmi televisivi la inseguono, la sua faccia è su tutte le riviste. I passeggeri degli aerei la riconoscono: "ma lei non era in tv ieri sera?". È la favola perfetta, quella che sembra scritta per un film.
Poi arriva "Bonjour Bonjour", altro tormentone, e tutti iniziano a pensare che Yu Yu sia destinata a una carriera lunga e brillante. Ma il mondo della musica pop è feroce: l'etichetta spinge su nuovi brani che non replicano lo stesso successo, e il pubblico si distrae. Nel giro di pochi anni il telefono smette di squillare, i finti amici spariscono e l'energia che l'aveva trascinata diventa silenzio. Una caduta tanto rapida quanto lo era stata l’ascesa, con un vuoto che inizia a scavare dentro.
Il silenzio dopo il successo diventa il terreno fertile di una malattia che colpisce invisibile: l'anoressia. Yu Yu racconta di aver cominciato a dimagrire senza accorgersene, a non voler mangiare in pubblico, a nascondere la sofferenza dietro un'apparenza fragile. Fino ad arrivare a 36 chili: "sparire per apparire", dice oggi, come se il corpo diventasse una richiesta di affetto non detta.
La situazione precipita nel 2005, quando decide di ingerire un mix di farmaci e alcol per lasciarsi andare. È la madre, con un presentimento, a salvarla: chiama i pompieri, sfonda la porta e la riporta alla vita. È il momento in cui Giuditta capisce che non può farcela da sola.
Maurizio Costanzo, che l'aveva accolta tante volte nel suo salotto televisivo, le indica un centro specializzato: il reparto per i disturbi alimentari di Todi, in Umbria, guidato dalla dottoressa Laura Dalla Ragione. Lì resta per quattro mesi, affrontando la malattia e imparando a riconoscerne le trappole. Da quell'esperienza nasce anche un libro, "Il cucchiaio è una culla" (2008), in cui mette su carta la sua lotta, senza edulcorare nulla. La scrittura diventa terapia e testimonianza: una mano tesa verso chi vive lo stesso inferno.
Dopo la terapia, Giuditta sente che per rinascere deve cambiare aria. Accetta un consiglio di Elio Fiorucci, suo grande amico, e vola a Ibiza. Quello che doveva essere un viaggio breve diventa una svolta di vita: sceglie di trasferirsi, inizia a lavorare come commessa, poi apre un ristorante con il compagno Piermario e costruisce una famiglia con due figli, Thomas (nato nel 2019) e Nina (nata nel 2013). Nell'isola trova un ritmo diverso, fatto di natura, turismo, yoga e ospitalità. Una quotidianità lontana dai palchi, che però la fa sentire di nuovo viva.
Per più di vent'anni non canta in pubblico, limitandosi a intonare canzoni per i suoi bambini. Ma la musica resta dentro e, quando arriva l'occasione giusta, Yu Yu accetta di tornare in studio, proprio a Milano, dove tutto era iniziato nel 2002. Non lo fa più per rincorrere le classifiche, ma per sé stessa:
La sua testimonianza è oggi un inno alla resilienza: dall'anoressia non si guarisce mai del tutto, spiega, ma si impara a conviverci e a riconoscerne i segnali. Per questo spesso riceve messaggi da genitori e ragazzi che affrontano lo stesso problema, e non nega mai ascolto o conforto. Oggi Yu Yu non è solo una cantante che torna: è una donna che ha imparato a rinascere, e la sua canzone più potente è la vita stessa.