Lui era "l'ultimo pittore del grande schermo." Un nome e letteralmente un manifesto per gli amanti del settore. È morto Renato Casaro, maestro dell'illustrazione cinematografica.
Nato a Treviso il 26 ottobre 1935, lo hanno conosciuto a livello internazionale per le sue locandine, i poster abbinati ai grandi cult usciti tra gli anni '60 e '90.
Ha firmato immagini che hanno fatto la storia e per registi iconici come Sergio Leone, Quentin Tarantino e Francis Ford Coppola.
Una delle sue specialità era l'illustrazione di locandine per film western. La sua arte, ai tempi, ha viaggiato da Cinecittà a Hollywood facendo breccia nel cuore di tutti gli spettatori e dei critici che ancora oggi lo ricordano come uno dei più grandi nel suo settore.
Il maestro delle illustrazioni da western e cinema d'avventura si è spento nella notte tra il 29 e il 30 settembre 2025 all'ospedale Ca' Foncello di Treviso, dove era ricoverato a causa di una broncopolmonite. Aveva 89 anni. Negli ultimi tempi, le sue condizioni di salute pare fossero peggiorate.
Renato Casaro non era solo. Lascia un vuoto nel cuore dei colleghi del mondo dello spettacolo, nell'arte, ma anche e soprattutto nella vita di coloro che gli sono sempre stati accanto. Era sposato e aveva tre figli.
Viveva nella campagna trevigiana e, nonostante il successo della sua arte e la possibilità sempre presente di poter girare il mondo e scegliere con libertà di stabilirsi in luoghi sempre differenti, Renato è rimasto vicino alla sua terra, legato a Treviso anche negli ultimi giorni della sua vita.
Casaro ha iniziato a lavorare fin da giovanissimo. La sua carriera prende piede a soli 17 anni, quando realizza le sue prime locandine per il cinema Garibaldi di Treviso.
A 18 anni si trasferisce a Roma, lavora come volontario nello Studio Favalli e pochi anni dopo apre il proprio studio a Cinecittà nel 1955, da cui partono manifesti immortali per film leggendari come “C'era una volta in America”, “Rambo II”, “Conan il barbaro”, “Balla coi lupi” e molti altri.
Ha realizzato in vita sua più di mille locandine e oggi viene riconosciuto come l'ultimo dei grandi cartellonisti. Viene omaggiato nei musei, elogiato dai critici italiani e all'estero e le sue opere vengono esposte in diverse mostre in tutto il mondo.
Le sue opere hanno il pregio di essere facilmente riconducibile alla tradizione pittorica italiana. È stata così amata la sua arte proprio per le immagini suggestive, evocative, ma soprattutto riconoscibili a livello internazionale. Proprio per queste caratteristiche, più volte lo hanno chiamato "il pittore del cinema."