Già dopo un primo teaser il Frankenstein di Guillermo del Toro era riuscito a costruire un'atmosfera gotica, immergendoci nel laboratorio febbrile di Victor Frankenstein (Oscar Isaac) e nell'eleganza inquieta della sua promessa sposa Elizabeth (Mia Goth).
Il nuovo trailer cambia radicalmente prospettiva. Mette da parte il creatore per dare finalmente voce alla sua creazione, e quella voce, profonda e risonante di tragedia, appartiene a Jacob Elordi.
Il filmato è un'immersione totale nella psiche del "mostro". Se il cinema ci ha abituati a interpretazioni iconiche ma spesso silenti o gutturali della Creatura, da Boris Karloff in poi, del Toro torna con prepotenza alla fonte letteraria di Mary Shelley.
Ecco il trailer ufficiale:
La sua creatura non è un automa senza intelletto; è un essere senziente, poetico, e soprattutto, disperatamente solo.
La scelta di Jacob Elordi, un attore che l'immaginario collettivo associa a ruoli di idolo adolescenziale e carisma magnetico, si rivela qui un colpo di genio sovversivo. Del Toro, nel descriverlo, ha parlato di una bellezza "sconvolgente", e il trailer ne offre un assaggio: non un collage grottesco di parti del corpo, ma una figura imponente, quasi angelica nella sua perfezione fisica, i cui occhi tradiscono un tormento che la sua estetica non può nascondere.
Questa bellezza esteriore rende la sua tragedia interiore ancora più straziante. "Se non mi darai amore, allora mi abbandonerò alla rabbia," minaccia la Creatura con la voce roca e ferita di Elordi. Non è il ruggito di un mostro, ma il ricatto emotivo di un figlio abbandonato. È una frase che racchiude l'intero nucleo tematico del romanzo di Shelley e, presumibilmente, del film di del Toro: la responsabilità del creatore verso la propria creazione e le conseguenze devastanti della negazione dell'affetto.
La Creatura, assemblata con i resti di soldati caduti e perseguitata dai loro ricordi, non nasce malvagia; la sua rabbia è una conseguenza diretta del rifiuto del suo "padre" narcisista.
Il trailer intreccia questa disperata richiesta d'amore con una sinfonia visiva che è puro del Toro. Le immagini di sfarzose feste dell'alta società, dove l'umanità celebra la propria superficialità, si scontrano violentemente con le scene di desolazione nel Circolo Polare Artico, il luogo della resa dei conti finale tra creatore e creatura.
Il fuoco, elemento di purificazione e distruzione, divampa in più sequenze, simbolo della passione bruciante e dell'ira che consuma entrambi i protagonisti.
Ogni signolo fotogramma è intriso di una bellezza macabra e di una profonda empatia per l'emarginato che sono la firma inconfondibile del regista messicano.
La decisione di dare alla Creatura una tale eloquenza la allontana drasticamente da molte delle sue incarnazioni passate, avvicinandosi forse solo alla versione tormentata di Robert De Niro nel film di Kenneth Branagh, ma con un'enfasi ancora maggiore sulla sua vulnerabilità emotiva.
Qui, la mostruosità non risiede nell'aspetto fisico, ma nell'orrore dell'abbandono e nella solitudine cosmica di un'anima che desidera solo una compagna, un essere simile a sé che possa comprendere il suo dolore.
Con un cast stellare che include anche Christoph Waltz, Charles Dance e Felix Kammerer, il Frankenstein di del Toro si preannuncia come un'opera corale di grandissimo spessore, un dramma gotico che trascende i confini del genere horror per diventare una riflessione filosofica sulla natura umana.
Non sarà una fiaba con un lieto fine; la storia originale non lo permette, e lo stile di del Toro raramente concede facili consolazioni. Sarà, piuttosto, un'esperienza cinematografica totalizzante, un viaggio nella bellezza e nell'orrore, che costringerà lo spettatore a guardare negli occhi il mostro e a riconoscervi un riflesso della propria, fragile umanità.
L'uscita è scaglionata, prima in sale selezionate il 17 ottobre e poi su Netflix il 7 novembre. Per Jacob Elordi, è l'occasione di dimostrare una profondità attoriale inedita, mentre per Guillermo del Toro è la chiusura di un cerchio, la realizzazione di un progetto che ha accarezzato per decenni.