03 Oct, 2025 - 12:40

Pupo tornerà a suonare in Russia: "Se me lo impediranno, chiederò la cittadinanza"

Pupo tornerà a suonare in Russia: "Se me lo impediranno, chiederò la cittadinanza"

Non è più solo una questione di note e melodie. Per Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, il legame con la Russia ha trasceso da tempo i confini della musica per diventare una presa di posizione politica e culturale sempre più netta e controversa.

La sua ultima dichiarazione, rilasciata al quotidiano russo Izvestia, assume i toni di una vera e propria sfida: se l'Italia dovesse imporre un divieto sui viaggi di lavoro verso Mosca, lui non esiterebbe a chiedere la cittadinanza russa.

Un gesto estremo, una provocazione che cementa la sua immagine di ponte culturale con Mosca, ma che allo stesso tempo lo isola ulteriormente dal sentire comune di gran parte dell'Occidente. Ecco cosa ha detto il cantante.

Pupo e il suo forte legame con la Russia

Per comprendere la portata di queste parole, è necessario fare un passo indietro. L'amore tra Pupo e la Russia non è un flirt recente, ma una relazione consolidata che affonda le sue radici negli anni Ottanta, quando le sue canzoni divennero colonna sonora per un'intera generazione al di là della Cortina di Ferro.

Questa popolarità non è mai scemata e, a differenza di molti altri artisti internazionali, Al Bano e Iva Zanicchi per citarne alcuni, Ghinazzi ha scelto di non interrompere i suoi rapporti professionali e personali con il Paese neanche dopo l'inizio del conflitto su larga scala in Ucraina nel 2022.

Questa continuità ha avuto un prezzo. Un concerto tenuto al Cremlino nel 2024 ha innescato una reazione a catena, portando alla cancellazione delle sue esibizioni in Lituania e Belgio. Per Pupo, non si è trattato di una legittima conseguenza delle sue scelte, ma di "un'inaccettabile dimostrazione di arroganza".

Il cantante rivela di aver ricevuto pressioni per rilasciare dichiarazioni allineate alla diplomazia occidentale, un'imposizione che ha respinto con veemenza: "Non prendo ordini da nessuno, ho detto semplicemente loro di andare all'inferno".

Pupo contro la Cancel Culture

La controversia si allarga poi al campo culturale, con Ghinazzi che definisce "una vergogna" la cancellazione del concerto del celebre direttore d’orchestra Valery Gergiev alla Reggia di Caserta.

In questo, il cantante si erge a portavoce di una presunta maggioranza silenziosa: "Ci sono milioni di italiani che la pensano come me, i quali pensano che nessuna forma di arte, cultura o sport debba essere soggetta a sanzioni e divieti". È la sua personale crociata contro quella che percepisce come una forma di cancel culture applicata indiscriminatamente all'intera nazione russa, una logica che rifiuta di accettare.

Il ragionamento di Ghinazzi traccia una netta separazione tra il popolo e il governo italiano. Mentre esprime gratitudine verso la Russia per l'operazione "Dalla Russia con amore", l'invio di squadre mediche durante la fase più acuta della pandemia di Covid-19, addita la politica come il vero ostacolo al rapporto tra i due popoli.

"Il problema non sono gli italiani. Essi apprezzano e amano i russi, come i russi amano gli italiani. Il vero problema è il governo", afferma, posizionandosi come un ambasciatore non ufficiale di un sentimento popolare che, a suo dire, la linea ufficiale di Roma tradirebbe.

La possibilità di chiedere la cittadinanza russa

La sua imminente esibizione a Mosca, alla Live Arena, è concepita come una celebrazione di questo legame indissolubile. Il concerto, dedicato "all'amore tra la Russia e l'Italia", non includerà solo i suoi successi storici, ma anche omaggi diretti alla cultura locale come la celebre canzone "Kalinka".

In un gesto che aggiunge un ulteriore strato di complessità, ha annunciato che eseguirà anche "Bella Ciao", l'inno universale della resistenza partigiana. Una scelta che, nel contesto attuale, si presta a molteplici e contrastanti interpretazioni: un ingenuo richiamo a un ideale di libertà decontestualizzato o un messaggio più sottile e ambiguo?

La posizione di Pupo lo colloca in un territorio scomodo e isolato. Mentre molti artisti hanno preso le distanze da Mosca, lui sceglie non solo di restare, ma di rilanciare, offrendo una sponda a una narrazione che vede la Russia amata dal popolo italiano ma osteggiata dalle sue élite politiche. La minaccia di chiedere la cittadinanza russa è l'apice di questo percorso: non più solo un cantante, ma un simbolo, suo malgrado o per scelta, di una frattura culturale e politica che attraversa l'Europa

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