Sedici anni fa, un semplice bussare alla porta in piena notte ha ridefinito i contorni del terrore domestico e dell'horror.
The Strangers di Bryan Bertino (2008) non era un horror soprannaturale né un racconto di mostri; era un'immersione agghiacciante nel caos della violenza immotivata, un incubo reso terrificante dal fatto che potrebbe accadere a ognuno di noi, nella realtà.
Ora, con The Strangers: Capitolo 1, il regista Renny Harlin non si limita a un semplice reboot, ma pone la prima, sanguinosa pietra di un'ambiziosa trilogia che promette di espandere questo universo di terrore.
Il finale del film, sembra una conclusione, ma in realtà è un prologo che lascia la sua protagonista in un limbo di sopravvivenza e trauma e getta le basi per un viaggio molto più oscuro.
Il film ci presenta Maya (Madelaine Petsch) e Ryan (Froy Gutierrez), una giovane coppia in viaggio verso Portland.
Un guasto all'auto li costringe a una sosta forzata in una sperduta e inospitale cittadina dell'Oregon, Venus. L'atmosfera è immediatamente ostile: gli sguardi dei locali sono freddi, lo sceriffo (un minaccioso Richard Brake) è tutt'altro che rassicurante e l'unica gentilezza ricevuta è quella che li indirizza verso un isolato Airbnb nel bosco.
È un copione che gli amanti dell'horror conoscono bene, una trappola che scatta lentamente, inesorabilmente e che non può lasciare indifferenti.
Harlin gioca con intelligenza con l'eredità del film originale. Ritorna la domanda agghiacciante: "C'è Tamara?". Risuona la stessa, inquietante melodia dal giradischi.
Ma questa volta, il pericolo non è solo confinato tra le mura di una casa; l'intera cittadina di Venus sembra avvolta in un velo di omertà e complicità, e questo rende tutto ancora più claustrofobico.
L'orrore non è negli attacchi diretti, ma nelle apparizioni fugaci, nelle ombre che si muovono ai margini dell'inquadratura, nel silenzio innaturale della foresta che avvolge la casa.
Ecco il terribile trailer:
Quando il terzetto di assassini mascherati, Dollface, Pin-Up Girl e lo Spaventapasseri, decide di passare all'azione, il film esplode in una violenza cruda e senza fronzoli. La lotta per la sopravvivenza di Maya e Ryan è disperata e futile.
Ogni tentativo di fuga, ogni fragile speranza viene sistematicamente smantellata dalla logica spietata e incomprensibile degli aggressori.
Il culmine della violenza è tanto rapido quanto spietato: Ryan viene pugnalato a morte sotto lo sguardo impotente di Maya, dopo un ultimo, straziante momento in cui le chiede di sposarlo.
È qui che il film ripropone la domanda che ha reso il franchise così iconico. Quando Maya, in lacrime, chiede il perché di tanta brutalità, la risposta di Dollface è la stessa, gelida e nichilista, di sedici anni fa: "Perché sei qui".
Non c'è un movente, non c'è una spiegazione logica. La banalità del male. L'orrore scaturisce dall'assoluta casualità, dall'idea terrificante che chiunque, in qualsiasi momento, possa diventare una vittima senza alcuna ragione.
Ma a differenza di Kristen (Liv Tyler) nel film originale, il cui destino era più ambiguo, il finale di Capitolo 1 è esplicito sulla sorte di Maya. Ferita gravemente ma ancora viva, viene salvata dall'arrivo della polizia, allertata da una sua precedente chiamata.
L'ultima scena la mostra in un letto d'ospedale, traumatizzata ma viva. La scritta "Continua" che appare sullo schermo non è un semplice cliffhanger, ma una promessa.
Il finale di Capitolo 1 trasforma Maya da vittima a potenziale protagonista di una narrazione molto più ampia. Il regista Renny Harlin ha descritto la trilogia come un unico film di quattro ore e mezza, di cui questo primo capitolo rappresenta solo l'atto introduttivo
Harlin ha anticipato che si indagherà sul "chi, come e perché" degli Strangers: chi sono queste persone? Da dove vengono? E soprattutto, qual è la loro logica? Questa è una scommessa rischiosa.
Spiegare le loro origini potrebbe privarli della loro aura enigmatica. Tuttavia, seguire il viaggio di Maya ci farà scoprire il futulo di una "final girl" la cui battaglia è tutt'altro che conclusa.