In una rara e candida riflessione, la stilista e imprenditrice Victoria Beckham svela il vero motivo dietro la rimozione delle sue protesi al seno.
Una decisione che non fu meramente estetica, ma il simbolo di una profonda evoluzione personale e professionale, guidata da un mentore d'eccezione: lo stilista Roland Mouret.
Per anni, sono stati un tratto distintivo della sua immagine pubblica, un simbolo dell'era "Posh Spice" e della successiva, esuberante fase da "WAG".
Ma oggi, Victoria Beckham parla delle sue protesi al seno come di un capitolo chiuso, un ricordo sbiadito di una persona che non sente più sua.
In una recente e rivelatrice intervista con il quotidiano britannico The Sun, e attraverso la sua nuova docuserie su Netflix, la stilista ha finalmente fatto luce su una delle trasformazioni fisiche più discusse dello showbiz, spiegando che la rimozione degli impianti non fu un capriccio, ma un passo fondamentale nel suo viaggio verso l'autenticità.
"Non so dove siano finiti quei seni, ma sono finiti", ha dichiarato con disarmante franchezza.
La decisione, spiega, fu presa da un incontro cruciale per la sua carriera: quello con il celebre stilista francese Roland Mouret, che Beckham considera il suo mentore e senza il quale, ammette, "non avrei avuto una carriera" nella moda.
Secondo il suo racconto, fu Mouret a incoraggiarla a intraprendere un percorso di "makeunder", spingendola a spogliarsi degli eccessi che avevano caratterizzato la sua immagine per quasi un decennio.
"È nato dal bisogno di essere presa più sul serio e dal fatto che non sapevo chi fossi", ha confessato Beckham. "Penso che sia stato Roland a incoraggiarmi a essere semplicemente me stessa, a non sentirmi obbligata a essere quella persona. A moderarmi".
Queste parole non si riferivano solo a un cambiamento estetico, ma a un riallineamento interiore.
Mouret, come emerge anche nella sua docuserie, fu brutalmente onesto con lei, offrendole una prospettiva critica ma costruttiva. "Roland ha visto qualcosa, non so cosa, ma abbiamo trovato un legame e ha creduto in me", racconta. "È stato molto, molto onesto... Non gli importava se mi piacesse o no quello che diceva; lo diceva e basta".
Questa guida è stata la chiave che ha permesso a Victoria di liberarsi dell'armatura che si era costruita.
La rimozione delle protesi è diventata così l'atto fisico più evidente di questa trasformazione, un modo per allineare il suo aspetto esteriore con la nuova identità che stava forgiando: quella di una stilista credibile e rispettata, il cui lavoro doveva parlare più forte della sua immagine. Questo le ha permesso, come dice lei stessa, di "mostrarsi attraverso le sue collezioni di moda".
Per comprendere la portata di questo cambiamento, è necessario contestualizzarlo nel percorso di Victoria Beckham.
Dopo lo scioglimento delle Spice Girls, ha attraversato un periodo di profonda incertezza. "Ho passato così tanto tempo dopo le Spice Girls a cercare il mio scopo, e non sapevo quale fosse", ammette. "Quindi, suppongo sia per questo che mi vestivo in quel modo".
Quello stile era un manifesto visivo: extension voluminose, top attillatissimi, abbronzatura artificiale e, naturalmente, un décolleté prorompente. Era un modo per rimanere sotto i riflettori, per conservare uno status in un momento in cui la sua identità professionale era in piena crisi.
Un esempio lampante di questo periodo è l'era delle "WAGs" (mogli e fidanzate dei calciatori) durante i Mondiali del 2006 in Germania. Con tutti gli occhi puntati su di lei, Beckham e le altre consorti dei calciatori inglesi divennero protagoniste di un circo mediatico fatto di shopping sfrenato e look appariscenti. "Avevo un seno grande. Avevo dei capelli folti. Noi donne facevamo shopping e lo facevamo con tutte le nostre forze", ricorda nella docuserie.
Con la maturità di oggi, rilegge quel periodo con lucidità, riconoscendo che quell'esibizionismo era un sintomo di insoddisfazione. "È successo in un periodo in cui non mi sentivo realizzata a livello creativo, quindi è così che sono rimasta in gioco", aggiunge.
La fondazione del suo marchio di moda omonimo nel 2008 ha segnato l'inizio della fine di quell'era.
La sua evoluzione stilistica è andata di pari passo con la crescita del suo brand: via gli eccessi, dentro l'eleganza sobria, i tagli sartoriali e una sofisticatezza minimalista che sono oggi la sua firma.
La rimozione delle protesi al seno non è stata la causa di questo cambiamento, ma la sua logica e inevitabile conseguenza: la chiusura di un cerchio e l'affermazione definitiva di una donna che ha finalmente trovato il suo posto nel mondo, alle sue condizioni.