Fantasma in guerra è il recente thriller spagnolo distribuito da Netflix, finito nella classifica dei film più visti.
Sebbene si presenti con le vesti del thriller politico, la sua vera natura è quella di un profondo dramma psicologico sull'identità, il sacrificio e le cicatrici indelebili lasciate da uno dei capitoli più bui della storia spagnola contemporanea: il conflitto nei Paesi Baschi.
Diretto da Koldo Serra, il film ci trasporta nella Spagna della transizione post-franchista, un periodo di caos politico e fermento sociale in cui il paese cercava faticosamente di ricostruirsi dopo decenni di dittatura.
In questo scenario, mentre il popolo basco lottava per recuperare la propria lingua, autonomia e memoria collettiva, l'organizzazione terroristica ETA insanguinava la nazione in nome dell'indipendenza.
Il film racconta del viaggio interiore di Amaia, una giovane agente della Guardia Civil che accetta una missione tanto pericolosa quanto totalizzante: infiltrarsi nell'ETA sotto una nuova, fittizia identità.
Il suo lavoro è un esercizio meticoloso di menzogna e mimetizzazione, un gioco letale in cui ogni passo falso può costarle la vita. Deve guadagnarsi la fiducia dei militanti, scalare le gerarchie e avvicinarsi al nucleo operativo senza mai destare sospetti.
La sua motivazione, come il film ci svela fin da subito, non è meramente professionale. Orfana e senza legami familiari stretti, Amaia vede in questa missione suicida un modo per dare un senso a un'esistenza altrimenti vuota.
Tuttavia, il dovere si trasforma presto in un fardello insostenibile. In una delle scene più potenti del film, Amaia, senza saperlo, consegna una chiave che si rivelerà fondamentale per l'assassinio di Gregorio Ordóñez, un noto leader politico del Partito Popolare (un tragico fatto di cronaca reale). Questo errore la segna in modo irreversibile.
Da quel momento, la sua lotta cessa di essere una strategia e diventa una crociata personale, alimentata da un senso di colpa divorante. La sua missione si trasforma in una disperata ricerca di redenzione, spingendola a esporsi sempre di più, a raccogliere prove e a intercettare messaggi nel tentativo di espiare la colpa per la vita che non è riuscita a salvare.
Uno dei maggiori pregi di "Fantasma in guerra" è la sua abilità nel tessere eventi storici reali all'interno della trama di finzione, creando un racconto di straordinaria verosimiglianza.
La missione di Amaia si intreccia con due momenti cruciali della lotta al terrorismo basco. Il primo è il suo contributo decisivo alla liberazione di José Antonio Ortega Lara, un funzionario carcerario tenuto prigioniero dall'ETA per quasi due anni in una minuscola cella sotterranea.
Grazie a frammenti di una scheda SIM che lei riesce a recuperare, le forze dell'ordine localizzano il nascondiglio. Questa operazione rappresenta la sua più grande vittoria, ma segna anche l'inizio della sua fine: il suo ruolo diventa troppo importante per non destare sospetti.
Il film concede ad Amaia brevi parentesi di umanità nei rari incontri con il suo fidanzato, momenti di tenerezza che ne espongono la fragilità e il desiderio di una vita normale.
Quando, esausta, decide di abbandonare la missione, la realtà la colpisce con una brutalità inaudita: l'omicidio di Miguel Ángel Blanco, un altro evento che scosse la Spagna, la riporta violentemente alla sua guerra interiore.
La sua scelta di tornare a infiltrarsi non è un gesto eroico da film d'azione, ma un atto disperato di rimorso. Riprende i contatti e si trasferisce in Francia per monitorare i vertici dell'organizzazione, ma ogni informazione che passa, ogni vita che salva, la avvicina inesorabilmente a essere scoperta.
In un mondo di ombre e lealtà tradite, il cerchio si stringe. Quando l'ETA inizia a sospettare la presenza di un infiltrato, la pressione su Amaia diventa asfissiante.
Il suo superiore, il colonnello Castro, le fornisce un segnale d'emergenza: se mai dovesse sentire alla radio la canzone "Parole, Parole", dovrà fuggire senza esitazione. Quel brano, con la sua ironica leggerezza, diventa il rintocco funebre che annuncia la fine della sua doppia vita.
Il momento in cui la canzone risuona e Amaia comprende di essere stata scoperta è un capolavoro di tensione. La sua fuga è disperata, una corsa affannosa attraverso i boschi mentre il suo mondo crolla.
Non c'è musica epica, non c'è una gloriosa redenzione; solo il suo respiro affannato e il suono lontano degli spari. Il finale conferma che Amaia sopravvive fisicamente, ma quella sopravvivenza non è sinonimo di pace.
La vediamo sul ciglio di una strada, lo sguardo perso all'orizzonte, consapevole che la guerra non è finita: se la sta portando dentro.