19 Oct, 2025 - 15:57

Robin Hood - l'origine della leggenda, ora su Netflix; ecco la recensione

Robin Hood - l'origine della leggenda, ora su Netflix; ecco la recensione

Dimenticate le calzamaglie verdi, la serena spensieratezza della Foresta di Sherwood e le ballate cantate attorno al fuoco.

 Il "Robin Hood" diretto da Otto Bathurst nel 2018 e ora su Netflix, è un'operazione audace e volutamente anacronistica, un film che prende la leggenda più amata d'Inghilterra, la spoglia delle sue vesti classiche e la riveste con l'estetica frenetica di un blockbuster contemporaneo.

Se siete puristi legati all'iconografia classica, specialmente a quella immortale incarnata da Errol Flynn nel 1938, questo film potrebbe apparirvi come un'eresia.

Ma se siete disposti ad accettare la premessa di una rilettura radicale, potreste scoprire un action-thriller divertente, cinetico e sorprendentemente efficace nel catturare uno spirito di ribellione che altre versioni, più compassate, avevano smarrito.

Robin-Hood l'origine della leggenda, recensione

Il film, fin dalle sue fondamenta, si imposta come una storia delle origini, ma non una qualunque. Questo è Robin Hood reimmaginato come un Cavaliere Oscuro del XIV secolo. Non c'è traccia di Sherwood; l'intera vicenda si svolge tra i corridoi del potere e le strade oppresse di Nottingham, una metropoli medievale che assomiglia più a una distopia per ragazzi che a un villaggio storico.

Robin di Loxley, interpretato da un Taron Egerton fresco del successo di "Kingsman", è un aristocratico che, tornato dalle Crociate in Arabia, scopre di aver perso tutto: la sua tenuta, confiscata dal vile Sceriffo di Nottingham, e il suo amore, Marian, convinta della sua morte.

La sua trasformazione in "The Hood", un vendicatore mascherato che colpisce i ricchi con una precisione letale, segue un arco narrativo che deve più a Bruce Wayne che alla tradizione folkloristica.

Ecco il trailer:

Le scene di battaglia sono immersive e coreografate

La regia di Bathurst, proveniente dal mondo televisivo, sposa appieno questa visione. Le scene di battaglia sono coreografate come scontri a fuoco, dove le frecce non sono semplici proiettili di legno, ma armi esplosive che impattano con la forza di proiettili, scatenando il caos.

L'estetica generale, a tratti, sembra voler evocare un "Robin Hood secondo Baz Luhrmann", con un montaggio serrato e una stilizzazione che privilegia l'impatto visivo sulla fedeltà storica.

È una scelta rischiosa, che allontana il film da qualsiasi pretesa di realismo, ma che gli conferisce un'energia e un ritmo che mancano alle versioni più recenti, come quella malinconica di Kevin Costner (1991) o quella cupa e greve di Russell Crowe (2010).

Un cast spettacolare 

Il cast è un altro elemento chiave di questa modernizzazione. Taron Egerton offre un Robin Hood più scanzonato e agile che tormentato, un eroe da "boy band" la cui astuzia si manifesta soprattutto nei duelli psicologici con il suo antagonista.

Eve Hewson (figlia di Bono) è una Marian vibrante e volitiva, una leader della resistenza che non accetta ordini da nessuno e la cui presenza scenica è una delle vere rivelazioni del film.

Hewson possiede uno sguardo e un carisma che bucano lo schermo, suggerendo un potenziale da grande star. Persino Jamie Dornan, l'icona di "Cinquanta sfumature", viene relegato al ruolo del pretendente più serioso e meno affascinante, a testimonianza del livello di "bellezza" che il film mette in campo.

Ma il ruolo migliore in assoluto è quello del cattivo. Ben Mendelsohn offre un'interpretazione sensazionale dello Sceriffo di Nottingham, e viene trasformato in una figura complessa e terrificante.

Il suo look è audacemente fuori tempo, lunghi cappotti di pelle, un taglio di capelli quasi anni '80, e il suo modo di parlare, un misto di rabbia repressa e logica spietata, lo rende un fascista sorprendentemente moderno.

Mendelsohn riesce a trasmettere la psicologia di un uomo il cui dolore infantile si è trasformato in un sadismo adulto, rendendolo un avversario glaciale e imprevedibile. Ogni sua scena è un piccolo capolavoro di tensione.

Anche i personaggi di contorno sono riletti in chiave moderna. Fra Tuck (Tim Minchin) è un timido millennial insicuro, mentre Jamie Foxx infonde una furia magnetica in John, il mentore arabo di Robin, un uomo che cerca vendetta e trova uno scopo.

La sua energia cruda e la sua chimica con Egerton forniscono al film alcuni dei suoi momenti migliori.

Robin Hood l'origine della legenda è da vedere?

Sì, secondo me sì. Non è un capolavoro senza difetti, e certamente non è il film che i tradizionalisti si aspettavano. È un prodotto del suo tempo, un blockbuster che saccheggia l'immaginario dei supereroi e dei film d'azione per dare nuova linfa a una storia centenaria.

Eppure, nella sua sfacciata modernità, riesce a catturare l'essenza della leggenda, l'audacia di un fuorilegge che combatte per il popolo e l'elettrizzante duello di ingegno con un tiranno, in modo più vivace e divertente di quanto non facessero i suoi predecessori più recenti.

E la performance di attori come Hewson e Mendelsohn è un motivo più che valido per voler vedere dove questo audace film.

LEGGI ANCHE