Dimenticate le calzamaglie verdi, la serena spensieratezza della Foresta di Sherwood e le ballate cantate attorno al fuoco.
Il "Robin Hood" diretto da Otto Bathurst nel 2018 e ora su Netflix, è un'operazione audace e volutamente anacronistica, un film che prende la leggenda più amata d'Inghilterra, la spoglia delle sue vesti classiche e la riveste con l'estetica frenetica di un blockbuster contemporaneo.
Se siete puristi legati all'iconografia classica, specialmente a quella immortale incarnata da Errol Flynn nel 1938, questo film potrebbe apparirvi come un'eresia.
Ma se siete disposti ad accettare la premessa di una rilettura radicale, potreste scoprire un action-thriller divertente, cinetico e sorprendentemente efficace nel catturare uno spirito di ribellione che altre versioni, più compassate, avevano smarrito.
Il film, fin dalle sue fondamenta, si imposta come una storia delle origini, ma non una qualunque. Questo è Robin Hood reimmaginato come un Cavaliere Oscuro del XIV secolo. Non c'è traccia di Sherwood; l'intera vicenda si svolge tra i corridoi del potere e le strade oppresse di Nottingham, una metropoli medievale che assomiglia più a una distopia per ragazzi che a un villaggio storico.
Robin di Loxley, interpretato da un Taron Egerton fresco del successo di "Kingsman", è un aristocratico che, tornato dalle Crociate in Arabia, scopre di aver perso tutto: la sua tenuta, confiscata dal vile Sceriffo di Nottingham, e il suo amore, Marian, convinta della sua morte.
La sua trasformazione in "The Hood", un vendicatore mascherato che colpisce i ricchi con una precisione letale, segue un arco narrativo che deve più a Bruce Wayne che alla tradizione folkloristica.
Ecco il trailer:
La regia di Bathurst, proveniente dal mondo televisivo, sposa appieno questa visione. Le scene di battaglia sono coreografate come scontri a fuoco, dove le frecce non sono semplici proiettili di legno, ma armi esplosive che impattano con la forza di proiettili, scatenando il caos.
L'estetica generale, a tratti, sembra voler evocare un "Robin Hood secondo Baz Luhrmann", con un montaggio serrato e una stilizzazione che privilegia l'impatto visivo sulla fedeltà storica.
È una scelta rischiosa, che allontana il film da qualsiasi pretesa di realismo, ma che gli conferisce un'energia e un ritmo che mancano alle versioni più recenti, come quella malinconica di Kevin Costner (1991) o quella cupa e greve di Russell Crowe (2010).
Il cast è un altro elemento chiave di questa modernizzazione. Taron Egerton offre un Robin Hood più scanzonato e agile che tormentato, un eroe da "boy band" la cui astuzia si manifesta soprattutto nei duelli psicologici con il suo antagonista.
Eve Hewson (figlia di Bono) è una Marian vibrante e volitiva, una leader della resistenza che non accetta ordini da nessuno e la cui presenza scenica è una delle vere rivelazioni del film.
Hewson possiede uno sguardo e un carisma che bucano lo schermo, suggerendo un potenziale da grande star. Persino Jamie Dornan, l'icona di "Cinquanta sfumature", viene relegato al ruolo del pretendente più serioso e meno affascinante, a testimonianza del livello di "bellezza" che il film mette in campo.
Ma il ruolo migliore in assoluto è quello del cattivo. Ben Mendelsohn offre un'interpretazione sensazionale dello Sceriffo di Nottingham, e viene trasformato in una figura complessa e terrificante.
Il suo look è audacemente fuori tempo, lunghi cappotti di pelle, un taglio di capelli quasi anni '80, e il suo modo di parlare, un misto di rabbia repressa e logica spietata, lo rende un fascista sorprendentemente moderno.
Mendelsohn riesce a trasmettere la psicologia di un uomo il cui dolore infantile si è trasformato in un sadismo adulto, rendendolo un avversario glaciale e imprevedibile. Ogni sua scena è un piccolo capolavoro di tensione.
Anche i personaggi di contorno sono riletti in chiave moderna. Fra Tuck (Tim Minchin) è un timido millennial insicuro, mentre Jamie Foxx infonde una furia magnetica in John, il mentore arabo di Robin, un uomo che cerca vendetta e trova uno scopo.
La sua energia cruda e la sua chimica con Egerton forniscono al film alcuni dei suoi momenti migliori.
Sì, secondo me sì. Non è un capolavoro senza difetti, e certamente non è il film che i tradizionalisti si aspettavano. È un prodotto del suo tempo, un blockbuster che saccheggia l'immaginario dei supereroi e dei film d'azione per dare nuova linfa a una storia centenaria.
Eppure, nella sua sfacciata modernità, riesce a catturare l'essenza della leggenda, l'audacia di un fuorilegge che combatte per il popolo e l'elettrizzante duello di ingegno con un tiranno, in modo più vivace e divertente di quanto non facessero i suoi predecessori più recenti.
E la performance di attori come Hewson e Mendelsohn è un motivo più che valido per voler vedere dove questo audace film.