Prima di diventare una delle interviste più iconiche (e discusse) della storia moderna, quella puntata di Panorama del 1995 è stata un gigantesco castello di carte costruito su bugie, documenti falsi e promesse avvelenate.
A quasi trent’anni di distanza, nuovi dettagli hanno rimesso in moto domande bollenti: Diana è stata manipolata? Chi l’ha tradita davvero? E quanto ha pesato tutto questo sul suo destino finale?
Le rivelazioni del giornalista investigativo Andy Webb e il dolore ancora vivo del fratello Charles Spencer hanno riacceso un faro su una vicenda che ha cambiato per sempre l’immagine della famiglia reale… e forse anche la vita della principessa più amata del pianeta.
Ecco cosa - forse - è successo davvero alla leggendaria Principessa Diana.
Il 5 novembre 1995, Diana ha fatto entrare in silenzio nel suo appartamento di Kensington Palace tre uomini con attrezzature nascoste in scatole di cartone. Nessun truccatore, nessuno dello staff, nessuna troupe ufficiale.
Una missione sotto copertura degna di una spy story, ma senza il tipico glamour: lei voleva parlare, voleva dire la sua verità. A posteriori, però, sappiamo che quella "verità" nasceva da un inganno.
L’indagine indipendente di Lord Dyson del 2021 ha ribaltato il tavolo: Martin Bashir aveva mostrato documenti falsi al fratello di Diana per convincerlo che il personale della principessa la stesse spiando per soldi.
Secondo il giornalista investigativo Andy Webb, Bashir non si è fermato qui: avrebbe anche alimentato sospetti infondati su relazioni segrete, aborti inventati e scenari da thriller, arrivando persino a insinuare che il principe Carlo volesse farla uccidere. Tutte menzogne.
Una strategia calibrata al millimetro per far leva su una Diana già provata dallo "Squidgygate", dalle continue invasioni della privacy e dalla sensazione di essere assediata. Come ha raccontato il suo ex segretario Patrick Jephson:
Così, quando Bashir si è presentato con la promessa di un’intervista "salvavita", Diana era talmente vulnerabile da credere a tutto. E il resto è storia.
Prima della famosa frase "Eravamo in tre in questo matrimonio", Diana e Bashir hanno passato 90 minuti chiusi in cucina, provando domande, risposte e segnando a matita il copione della conversazione che avrebbe fermato il mondo.
La principessa è apparsa sicura, fluida, intensa. Una performance che ha conquistato 200 milioni di spettatori e che ha fatto traballare gli equilibri di Buckingham Palace. Nessuno, nemmeno chi la conosceva meglio, immaginava cosa ci fosse dietro a quella calma composta.
L’effetto a catena è arrivato subito:
Webb, che ha passato quasi vent’anni a scavare nella vicenda, lo ha detto senza mezzi termini: "La sua vita è diventata instabile. È stato un periodo frenetico tra l’intervista e la sua morte".
Secondo i documenti ottenuti da Webb nel 2024 e dalle testimonianze raccolte negli anni, la BBC sapeva.
Già alla fine del 1995, un grafico aveva avvisato i dirigenti che i documenti bancari erano falsi. Bashir ha prima negato, poi ammesso, poi ritrattato.
E la BBC? Ha preferito credergli, chiudere un occhio e archiviare tutto come un malinteso. Una revisione interna del 1996, poi definita "purtroppo inefficace", ha di fatto seppellito quello che poteva essere un gigantesco campanello d’allarme per Diana stessa.
Webb lo dice chiaramente: "I dirigenti della BBC sapevano abbastanza da avvertirla che aveva a che fare con un truffatore". E qui arriviamo alla parte più dolorosa.
Se Diana avesse saputo la verità in tempo, la sua fiducia nei suoi collaboratori non sarebbe crollata. Non avrebbe allontanato chi la proteggeva. Non avrebbe rinunciato alla sicurezza ufficiale. E forse, come sostiene Webb: "Oggi sarebbe una nonna di 64 anni che si gode i suoi cinque nipoti".
Per Charles Spencer, tutto è collegato: l’inganno sulla famosa intervista ha scardinato i riferimenti della sorella e ha creato un effetto domino che l’ha portata a Parigi senza la protezione di esperti, affidandosi invece alla sicurezza improvvisata del team di Dodi Fayed.
La notte dell’incidente del 1997, Diana era in una situazione di vulnerabilità assoluta: un autista sotto effetto di sostanze, paparazzi all’inseguimento e nessun professionista qualificato a gestire un contesto tanto pericoloso.
Patrick Jephson lo ha sintetizzato in una frase che pesa come piombo: "Poiché era stata indotta a diffidare di ogni tipo di protezione ufficiale, si è ritrovata nelle mani di persone non competenti".
Nel 2021, anche William ha espresso la sua angoscia: "Se la BBC avesse indagato adeguatamente nel 1995, mia madre avrebbe saputo di essere stata ingannata". Un’ammissione tagliente, che lascia intravedere quanto questa storia continui a influenzare la famiglia reale ancora oggi.
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