Quando nel 2025 Fabio Fognini ha annunciato il ritiro dal tennis professionistico, molti hanno pensato a infortuni o al declino naturale di un atleta "maturo" per chiudere un capitolo.
In realtà dietro la scelta c’è molto di più: non solo ossa e muscoli stanchi, ma anche una battaglia silenziosa con la mente. Tra attacchi di panico, ansia e fatica del corpo, Fogna ha capito che per continuare a stare bene doveva dire basta.
Scopriamo insieme cosa ha vissuto, cosa ha confessato pubblicamente e perché ha deciso che era tempo di appendere la racchetta… per ora.
Negli ultimi anni di carriera, Fognini ha avuto a che fare con una serie di problemi fisici che ne hanno appesantito il rendimento.
Il calo delle vittorie, la difficoltà a recuperare tra torneo e torneo e la consapevolezza che il corpo non rispondeva più come una volta lo hanno portato a riflettere seriamente sul suo futuro.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata durante il 2025: dopo un periodo di risultati deludenti e prestazioni altalenanti, Fabio ha capito che continuare significava lottare non più solo contro gli avversari… ma contro il proprio fisico.
L’ultimo match, contro Carlos Alcaraz a Wimbledon Championships, è diventato un addio: "Sono entrato in punta di piedi, esco a testa alta" ha detto, salutando il tennis con la sua solita sincerità.
Non è stata una decisione presa sull’onda dell’emozione: Fognini stesso ha spiegato che da tempo i dolori, la mancanza di risultati e un calo generale di motivazione gli facevano capire che non aveva più le energie per competere al massimo.
Ma la storia non finisce con muscoli e tendini: Fabio ha aperto il libro anche sul suo benessere mentale, rivelando che durante la carriera ha sofferto di attacchi di panico e ansia.
In un’intervista del 2023 con The Last Man, ha raccontato di una notte a Parigi in cui si è svegliato "quasi in lacrime", con tachicardia, sudorazione, formicolii e il terrore di avere un infarto: "Pensavo di morire", ha detto.
Quelle esperienze lo hanno segnato, cambiando la sua percezione del tennis, del successo, del sacrificio. Dopo il ritiro decine di commenti si sono rincorsi: c’è chi ha parlato di "coraggio" e chi ha finalmente capito che anche un campione può avere fragilità.
Per Fognini, quel "bambino ribelle" con la racchetta in mano, era arrivato il momento di dire basta prima che il corpo e la mente non potessero più reggere.
La scena finale è quella che non ti aspetti: non un trionfo, ma un addio dignitoso, con onore e con la consapevolezza di aver dato tutto.
Dopo il match contro Alcaraz, perso ma applaudito da pubblico e avversario, Fognini ha convocato una conferenza stampa a Wimbledon e ha annunciato ufficialmente il ritiro. "Questo è il modo migliore per dire addio”, ha dichiarato.
La sua incredibile franchezza e sincerità è la cosa che più di tutte ha colpito, durante il suo discorso d'addio:
Ha aggiunto di voler voltare pagina con serenità, per sé e per chi lo ama: "Ho vissuto per il tennis per vent’anni, adesso voglio vivere per la mia famiglia".
Diversi media lo hanno salutato con rispetto: un tennista controcorrente, talentuoso come pochi, ma anche vulnerabile, umano, sincero. Il suo ritiro chiude un’era: quella del "bad boy del tennis italiano" che ha imparato anche a prendersi cura di sé.
Nel 2025, Fognini non si ritira solo per appender la racchetta. La sua priorità è la salute mentale e fisica, la famiglia - moglie e figli - e forse un nuovo ruolo nel mondo del tennis, ma lontano dai riflettori assordanti.
Ha dichiarato che vuole dare tempo ai suoi bambini, stare con loro, prendersi cura di ogni giorno, senza fretta, senza pressioni. E poi c’è quella consapevolezza che non tutti riconoscono: che anche un campione può avere paura, che anche un eroe può tremare. E che dire basta non è una sconfitta, ma una scelta.
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