02 Dec, 2025 - 20:20

Com'è finito lo scandalo "Freak Off": cosa ha deciso il giudice e la condanna di Diddy

Com'è finito lo scandalo "Freak Off": cosa ha deciso il giudice e la condanna di Diddy

Quando si parla di "Freak Off", scandali, accuse pesantissime e un nome enorme come Diddy, il mondo trattiene il fiato. E nel 2025 la verità - o almeno quella che un tribunale ha ritenuto tale - è esplosa in tutta la sua drammaticità.

Dopo settimane di testimonianze shock, "feste dell’orrore", accuse di prostituzione coatta, violenze e una giuria sotto pressione, l’uomo che per decenni ha dominato l’hip‑hop e il pop è diventato un condannato.

Cos’è successo esattamente? Quali capi d’accusa sono caduti? Quali invece hanno retto? E soprattutto: che significa davvero la sentenza per "Il Re dello showbiz"?

Il processo e le accuse: "freak‑offs" e storie da film nero

Il fascicolo si è aperto ufficialmente nel 2025 dopo l’esposto della sua ex compagna Cassie Ventura e altre denunce da parte di presunte vittime.

I pubblici ministeri contestavano a Combs - insieme ad alcuni collaboratori - di aver gestito una vera e propria rete criminale: reclutamento e trasporto di persone attraverso stato, uso di droghe per abbassare le difese, organizzazione di feste a base di sesso, droga e coercizione: i famigerati "Freak Off". 

Nel corso del processo sono stati ascoltati 34 testimoni: ex fidanzate, escort, collaboratori, addetti di hotel, ex dipendenti e agenti federali.

Tra i racconti più agghiaccianti quello di Cassie Ventura, che ha descritto abusi fisici e psicologici, ricatti, uso di sostanze, minacce con registrazioni private e pressioni continue: "Mi sentivo un oggetto, umiliata, usata", ha detto. 

Un video del 2016 mostrato in aula - con immagini di presunti abusi su Ventura in un hotel - è diventato prova chiave, insieme a chat, conti correnti per escort, registrazioni e testimonianze sotto giuramento.

L’accusa non chiedeva solo condanne isolate, ma la rottura del mito: l’accusa parlava di un’organizzazione criminale - prostituzione forzata, traffico, coercizione, uso di droghe, pressioni psicologiche, silenzi comprati con denaro. 

Il verdetto della giuria: cadute e condanne parziali

Il 2 luglio 2025 la giuria ha emesso il verdetto. Crollano le accuse più pesanti: l’accusa di associazione a delinquere organizzata e quella di traffico di esseri umani per fini di sfruttamento sessuale non reggono.

Il presunto sistema criminale stabile che gli inquirenti avevano descritto non ha retto all’onere della prova, né è emersa la prova che Combs fosse a capo di un’organizzazione criminale continuativa nel tempo.

Tuttavia, la giuria ha giudicato Sean "Diddy" Combs colpevole per i reati di prostituzione nei confronti di Cassie Ventura e di una donna anonima, indicata come "Jane".

In pratica, Combs non è stato ritenuto responsabile di aver organizzato un sistema criminale stabile né di aver costretto le vittime al traffico sessuale, ma è stato riconosciuto colpevole di aver facilitato il trasporto delle due donne affinché potessero essere coinvolte in attività di prostituzione.

In termini pratici, le cinque accuse federali erano così suddivise:

  1. Associazione a delinquere - assolto
  2. Traffico sessuale di Cassie Ventura - assolto
  3. Prostituzione di Cassie e di altre escort - colpevole
  4. Traffico sessuale di Jane - assolto
  5. Prostituzione di "Jane" e di altre escort - colpevole

Dopo 13 ore di delibera, la decisione ha generato tanto scalpore quanto sollievo per alcuni: evita la condanna a vita o decenni in carcere, ma è comunque una macchia pesante su una carriera leggendaria.

La condanna e la pena: 50 mesi, niente cauzione

Il 3 ottobre 2025 il giudice Arun Subramanian ha letto la sentenza: 50 mesi di carcere federale (circa 4 anni e 2 mesi), con l’obbligo di scontare almeno l’85% della pena. Oltre a questo, multa per i costi di detenzione, alcune penali "speciali" e la confisca di beni legati all’illegalità accertata. 

La richiesta di libertà su cauzione è stata rigettata: il giudice ha motivato la decisione parlando di "passato di violenza, pericolosità e rischio di reiterazione". Combs dovrà dunque restare in carcere fino al termine della pena o fino a un possibile ricorso. 

Il mondo reagisce: da una parte fan increduli, dall’altra sopravvissute che vedono in questa sentenza un riconoscimento della loro verità. In aula, Combs si è inginocchiato per un attimo, poi ha detto rivolto all'aula e alla famiglia: "Tornerò presto a casa. Vi amo. Grazie".

Ma per ambiente legale e vittime la parola "presto" suona come una beffa.

Cosa resta: accuse cadute, prescrizioni, reputazione

Il grosso colpo lo hanno preso le accuse più gravi - traffico di esseri umani e racket - che cadono. Per il tribunale non c’erano prove sufficienti per stabilire un sistema criminale organizzato e stabile. Questo evita a Combs la possibile condanna a vita o decenni di carcere. 

La difesa ha puntato tutto su un concetto: sessualità consensuale, lifestyle alternativo, scambismo. Messaggi, chat, situazioni descritte come consensuali.

Per molti questi argomenti rappresentano la dimostrazione che il sistema giudiziario ha fallito nel riconoscere la coercizione, per altri rappresentano la fine della fase d’indagine: "non c’erano prove oltre il ragionevole dubbio per il traffico sessuale".

La condanna per "trasporto finalizzato alla prostituzione" resta: anche senza traffico aggravato, lo spostamento attraverso confini per attività sessuali retribuite è proibito, e la legge ha deciso che doveva pagare.

Dal punto di vista mediatico, Combs perde lo status di "mogul" invincibile. Il suo impero vacilla: affari, licenze, contratti rischiano di saltare. Gli scettici dicono che la giustizia ha punito "solo un pezzo del male", le vittime sperano che questo serva da deterrente per chi pensa che i soldi e la fama bastino a proteggere.

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