Achille Costacurta ha raccontato in prima persona un passato pieno di scossoni, cambi di direzione, cadute e ripartenze in luoghi molto diversi tra loro.
Non ha mai nascosto nulla: infanzia milanese, caos adolescenziale, anni difficili, la cura lontano da casa… e poi la decisione più sorprendente, quella di trasferirsi proprio a Palermo.
Il risultato? Una vita che sembra una serie TV: cambi di città, svolte improvvise, "episodi speciali" e una stagione finale che profuma di mare. Ecco tutte le tappe dove Achille ha vissuto davvero, raccontate con tutti i dettagli che lui stesso ha reso pubblici.
Milano è stata la sua casa fin da bambino: quartiere elegante, scuole buone, genitori famosi e quella sensazione di essere "osservato" anche quando faceva semplicemente i compiti.
L’infanzia è stata vivace: sport, amici, mille attività, ma anche una certa pressione che Achille ha raccontato apertamente. Crescere come "figlio di" non è sempre un luna-park: si sa, Milano è una città veloce, competitiva, rumorosa. Se sei sensibile, ti travolge.
Durante l’adolescenza è arrivata la fase più complicata. Achille ha parlato pubblicamente delle sue difficoltà scolastiche, del sentirsi fuori posto, del suo ADHD non compreso a fondo, e dell’abitudine - iniziata giovanissimo - di fumare hashish tutti i giorni. Non ne ha mai fatto mistero.
Milano, insomma, è stata famiglia, radici… ma anche il luogo dove tutto è diventato ingestibile.
A 15 anni e mezzo la sua storia ha preso una svolta brusca: l’ingresso in un centro penale minorile a Parma. Lo ha raccontato lui stesso: un anno e sette mesi che sembrano la trama di un film duro, di quelli in cui il protagonista si perde per poi ritrovarsi.
La routine lì dentro non aveva niente di romantico: sveglia all’alba, regole severe, punizioni che segnavano la giornata. Achille ha ricordato anche episodi dolorosi, rapporti tesi con gli educatori e una sensazione costante di essere intrappolato.
È in questo periodo che ha vissuto il momento più drammatico della sua storia: un tentativo di suicidio, da lui descritto nei dettagli. Un punto di non ritorno che gli ha cambiato lo sguardo, la vita, la percezione di tutto.
Ed è proprio da lì che è iniziata la vera risalita.
Dopo la parentesi di Parma, Achille ha intrapreso una terapia strutturata in una clinica specializzata in Svizzera. Qui la sua vita è andata in "modalità reset": medici, psicologhi, un percorso serio e profondo che lui stesso ha definito salvifico.
In alcune interviste ha raccontato di aver trascorso anche periodi lontano dall’Italia per staccare dai luoghi del passato, respirare, ritrovare lucidità. Non si è mai dilungato troppo, ma ha ammesso che la distanza gli ha permesso di capire cosa voleva davvero: pace, normalità e un posto dove sentirsi finalmente libero.
Questa fase "in movimento", tra una cura e l’altra, ha segnato la vera transizione: da adolescente arrabbiato a giovane adulto che vuole riprendersi tutto.
Poi è arrivato il colpo di scena: Palermo. Non Roma, non Milano, non una capitale europea trendy. Palermo.
Achille ha dichiarato apertamente di aver scelto di trasferirsi a Mondello, la spiaggia più iconica della città, dopo averla scoperta e averci passato diverso tempo. Qui ha trovato quello che cercava: calma, sole, mare, gente semplice che non lo guarda come un cognome famoso ma come un ragazzo qualsiasi.
Le sue giornate "da ex milanese convertito alla sicilianità" le ha raccontate con una naturalezza sorprendente: passeggiate con vista, bagni fuori stagione, chiacchiere con i local che lo hanno adottato senza troppe domande, una vita più lenta e più gentile.
Ha descritto Palermo come un posto che non giudica, non pressa e non consuma. E a sentirlo parlare, sembra davvero che questa città sia diventata la sua nuova "casa emotiva", la prima che ha scelto lui, non le circostanze.
Metti insieme Milano, Parma, la Svizzera, qualche tappa all’estero e Palermo, e ottieni una vita che è tutt’altro che lineare. Ma Achille non l’ha mai voluta lineare: lui ha bisogno di spostarsi, scappare, ricominciare, respirare e poi ripartire da capo.
Ci sono stati momenti in cui viveva più negli zaini che nelle case. Altri in cui cercava un luogo da chiamare "suo". Altri ancora in cui voleva solo silenzio.
Il punto è che ogni città della sua storia ha lasciato un segno preciso:
Ed è questa combinazione che rende Achille quello che è oggi: un ragazzo che sta ricostruendo se stesso, pezzo dopo pezzo, città dopo città.
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