12 Dec, 2025 - 11:52

Jason Collins, nuova battaglia dopo il coming out 2013: cosa è successo e come sta l’ex pivot dei Brooklyn Nets

Jason Collins, nuova battaglia dopo il coming out 2013: cosa è successo e come sta l’ex pivot dei Brooklyn Nets

Jason Collins, figura simbolo dello sport americano per il suo storico coming out nel 2013, torna oggi alla ribalta per un motivo molto diverso rispetto a quelli che gli hanno portato fama e rispetto in passato. L’ex pivot NBA ha infatti deciso di raccontare pubblicamente la sua situazione clinica, condividendo una notizia che ha colpito profondamente il mondo dello sport e non solo.

Un annuncio doloroso, ma affrontato con una lucidità e una forza che richiamano esattamente il carattere e il coraggio che Collins ha sempre mostrato sia dentro che fuori dal campo.

Cosa è successo a Jason Collins: la scoperta del tumore e l’annuncio pubblico

Collins ha rivelato di essere alle prese con un glioblastoma di grado 4, una delle forme più aggressive e difficili da trattare tra i tumori cerebrali. La diagnosi è arrivata improvvisamente, dopo una serie di episodi che avevano iniziato a insospettire i familiari: difficoltà nel compiere gesti quotidiani, problemi di memoria e un improvviso calo di lucidità.

Dopo accertamenti urgenti, i medici gli hanno comunicato che la massa non può essere rimossa chirurgicamente. La rivelazione, che inizialmente la famiglia aveva preferito mantenere in forma vaga, è stata poi condivisa dallo stesso Collins perché, come ha spiegato, “era il momento che le persone ascoltassero direttamente da lui cosa stava affrontando”.

Il mondo dello sport ha immediatamente reagito, ricordando quanto il suo coraggio abbia già segnato un cambiamento epocale quando, nel 2013, decise di dichiararsi pubblicamente, diventando il primo atleta apertamente gay in una delle quattro grandi leghe statunitensi.

Come sta oggi Collins: prognosi, cure e la volontà di aiutare gli altri

Nonostante la gravità della diagnosi, Collins ha scelto di affrontare il tumore con lo stesso spirito combattivo che lo ha accompagnato per tutta la carriera. Le terapie attuali prevedono trattamenti di mantenimento, con una prognosi media compresa tra 11 e 14 mesi, una realtà che lui stesso ha definito senza illusioni, ma nemmeno senza speranza.

L’ex pivot ha spiegato di voler dedicare il tempo che ha a disposizione alla partecipazione a studi clinici e terapie sperimentali, nella speranza che la sua scelta possa contribuire allo sviluppo di nuove soluzioni per i pazienti del futuro. Una decisione che unisce altruismo, consapevolezza e determinazione, riflettendo nuovamente la grandezza del personaggio oltre i confini del parquet.

Pur riconoscendo le difficoltà quotidiane e la sfida che lo attende, Collins ha ribadito di non voler restare passivo. L’obiettivo non è solo combattere la malattia, ma farlo in un modo che possa lasciare un’eredità utile agli altri, proprio come la sua battaglia per i diritti civili ha lasciato un segno nella storia dello sport.

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