Il capogruppo della Lega al senato Massimiliano Romeo ha detto che la manovra finanziaria è passata di “corto muso”, un’espressione in uso nell’ippica, per indicare una vittoria di misura minima. È stata poi importata nell’ambito calcistico perché usata dall’allora allenatore della Juventus Massimiliano Allegri per affermare che, a prescindere dalla qualità del gioco che una squadra esprime in campo, l’importante è vincere, anche se in maniera risicata. “Sei intenditore di ippica? Nelle corse dei cavalli, basta mettere il musetto davanti. Non c’è bisogno di vincere di cento: musetto davanti. Il muso. Fotografia: corto muso. Semplice” disse Allegri allo sbigottito giornalista.
Veicolato e imposto dalla forza dei mass media, il linguaggio sportivo è entrato nell’uso quotidiano. Ecco alcuni esempi di passaggio dalla sport alla lingua comune (colpo basso «azione scorretta»; seguire a ruota «dappresso, subito dietro»; in zona Cesarini «all’ultimo momento»); dallo sport ad altri linguaggi settoriali, in particolare giornalismo e politica (passare la palla «cedere l’iniziativa»; (essere) la maglia nera «l’ultimo»; (essere) di serie A, B «di categoria o livello superiore, inferiore»); dalla lingua comune alle cronache sportive (addomesticare (la palla), imbastire (un’azione), imbeccare, incornare, insaccare, macinare (gioco), ragnatela (a centro campo), sganciarsi, spazzare (l’area), suggerire); dai linguaggi tecnico-scientifici ai resoconti sportivi (filtrare, fluidificare, intercettare) e dal linguaggio letterario o aulico, di norma con enfatizzazioni epicizzanti (compagine «squadra»; espugnare; svariare; violare). E ora va di moda corto muso. Addirittura il modo di dire è arrivato al senato della Repubblica.
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