Fare, per giunta, non significa essere e se non sei non resisti, ma il vero timore è che la società contemporanea abbia ridotto interesse verso la qualità delle cose, quindi verso l’essere, a favore di una parvenza di qualità destinata a durare niente.
Provate a fare mente locale, quando vi siete annoiati l’ultima volta, per quanto tempo e dove? Una volta ci si annoiava nella natura, ovvero nel migliore dei luoghi possibili, o al mare, sarebbe l’ideale. Successivamente, col passaggio alla vita in città, al massimo si potrebbe contemplare lo schermo di un pc, o il soffitto di casa, e se riuscissimo quotidianamente, seppure nella più triste delle condizioni, sarebbe una belle conquista.
Fermarsi a pensare è una sorta di autoterapia, una maniera per controllare il corpo e la mente, l’unico modo per riordinare i pensieri e ricominciare da sé: quante persone, intorno a voi, sono in grado di farlo?
Gli anziani ne sono abituati, i giovani un po’ meno. Il solo fatto di dover controllare continuamente internet è un modo per stare sempre allerta e attivi, e quindi stancarsi di più e perdere salute.
Noia: le severe restrizioni da Covid-19 hanno portato il mondo a fermarsi, a smettere di fare e di produrre e a favorire un tempo sospeso, completamente vuoto. Ecco perché, per chi è riuscito a resistere (economicamente e con la salute), è stata una benedizione.
Ne parliamo alle 17 a "Tutto in famiglia" su Radio Cusano Campus con il Dottor Adriano Formoso, psicoterapeuta e autore di "Nascere a tempo di rock".