Presentato in anteprima come evento speciale ad Alice nelle città, la sezione autonoma della Festa del Cinema di Roma, Una notte da dottore di Guido Chiesa (Ti presento Sofia) propone una nuova accoppiata comica tutt’altro che scontata - al solito Abatantuono sempre tagliente, Matano sempre assordante - basandosi sul solido concept della commedia francese Chiamate un dottore!, rivisitata all’italiana. Concept che è più un incipit dato che la versione nostrana si spinge un po’ oltre esplorando il lato drammatico della vicenda, a cui l’originale solo ammiccava. Tra il dottore e il fattorino, infatti, c’è di mezzo una professione su strada fatta di notti in bianco, solitudine, disincanto e precariato. A cui si aggiungono travagliati rapporti familiari da ambe le parti, ma i due protagonisti molto umani insieme riusciranno addirittura a migliorarsi ritrovano l'uno un padre, l’altro un figlio.
A prima vista opposti per età, fisico e stile, vantano infatti una certa alchimia, un feeling genuino che traspare dai ricorrenti duetti comici: la verve di Abatantuono e l’ironia clownesca di Matano ben si compensano, limitandosi a vicenda.
Parlando di tempi e ambientazioni non è Natale come a Parigi, ma a Roma è sempre notte, la città è deserta (perché in lockdown) e non manca anche una certa malinconia nell’aria. Fuori dall’abitacolo dell’auto ammaccata, si alternano case popolari, loft e bei palazzi. Poi l’annosa questione, il racconto dev’essere post o pre pandemia? La scelta è ricaduta sulla seconda opzione, che consente anche una maggior libertà in termini di raffigurazione. Infatti, rider e soprattutto medici sono diventate figure chiave di questi tempi, da prendere con le pinze. Ma una volta svincolati dal tema covid si può anche tornare a pensare al medico imperfetto, a suo modo umano e perché no in alcuni casi anche poco attento. Senza smontare l’eroe in corsia.
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