Una strana premessa per un film insolito, che riflette su grandi temi senza offrire risposte facili. Un uomo chiamato a essere cavaliere e compiere il proprio destino, in nome del coraggio, dell’onore, dell’integrità, dei più alti valori cavallereschi, si scontra con l’ostilità della natura, presentata nella sua accezione più romantica. In più, il perenne dualismo tra risvolti cristologici e mito pagano, che vuole la natura - e il verde - vittoriosa, in grado di donare pace seppur con la morte all’uomo bellicoso. Sir Gawain e il Cavaliere Verde è tutto questo: il viaggio spirituale e catartico del suo protagonista, eroe imperfetto e maledetto alle prese con incontri inquietanti e paesaggi mozzafiato, insieme a una grande cura visiva, uno stile sperimentale che sostituisce alla lirica gamme cromatiche coraggiose ed effetti speciali artigianali, quanto estremamente efficaci.Un piccolo capolavoro d’autore che vanta anche un cast di tutto rispetto (Joel Edgerton, Barry Keoghan). La struttura narrativa è a episodi, tutti evocativi e con chiaro valore allegorico - anche se non sempre facilmente decifrabile - scanditi da personaggi e luoghi tra l’esoterico e il surreale. Cupe atmosfere medievali, magiche apparizioni: il mendicante brigante, il fantasma della martire, il signore del castello stregato, la traversata dei giganti. Difficile dare un’interpretazione univoca alle singole scene, tantomeno al finale, onirico quanto enigmatico.
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