Si è conclusa la visita apostolica di Papa Francesco in Canada, il "pellegrinaggio spirituale". L’aereo con a bordo il Pontefice è atterrato all’Aeroporto Internazionale Leonardo da Vinci di Roma-Fiumicino alle ore 8:06. Camminare verso l'alto, venire alla luce e fare squadra. Questi i tre consigli che Papa Francesco, nell'ultimo giorno della sua visita, ha rivolto ai giovani Inuit a Iqaluit, capitale del territorio di Nunavut, a circa 300 chilometri dal circolo polare artico.
Il Pontefice ha ribadito il suo dolore, l’indignazione e la vergogna che lo "accompagnano da mesi" e ha rinnovato la sua richiesta di perdono "per il male commesso da non pochi cattolici che hanno contribuito alle politiche di assimilazione culturale e di affrancamento in quel sistema educativo distorto". Una delle pagine più drammatiche della storia che hanno vissuto i cittadini in Canada, uno "scandalo", come lui stesso ha ribadito.
Il Papa rispondendo a una domanda sul volo di ritorno dal Canada sul perché parlando durante il viaggio delle politiche contro i nativi non ha mai parlato di "genocidio"ha risposto:
"E' vero, non ho usato la parola genocidio perché non mi è venuta in mente, ma l'ho descritto. Ho chiesto scusa per loro, per questo lavoro, è genocida, per esempio, ho condannato questo: togliere i bambini, cambiare la cultura, cambiare la mente, cambiare le tradizioni, cambiare una razza, diciamo così, tutta una cultura. Sì è una parola tecnica genocidio - ha precisato -, ma io non l'ho usata perché non mi è venuta in mente".
"Anche questo viaggio è stato un po' il test. Ed è vero che non si può fare viaggi in questo stato. Devo forse cambiare un po' lo stile, diminuire, pagare i debiti dei viaggi che ancora devo fare. Risistemare. Ma sarà il Signore a dirlo, la porta è aperta, questo è vero".
Lo stato di salute del Pontefice incide sui viaggi in programma e per questa ragione spiega che dovrà limitarsi un po’ con gli sforzi.
Papa Francesco ritornato a Roma dal Canada ha inviato un telegramma al capo di Stato Sergio Mattarella.